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Dazi EU: le Harley-Davidson per l'Europa non saranno più "americane"

Le contromisure europee lanciate in risposta ai dazi di Washington spingeranno Harley-Davidson a spostare la produzione fuori dagli USA. Nel giro di pochi mesi, le moto destinate ai mercati europei arriveranno dagli stabilimenti H-D in Australia, Brasile, India e Thailandia. Il presidente Trump si dice "sorpreso", ma sembra che...
Made by H-D... come tutti
Le Harley-Davidson destinate al Vecchio Continente non saranno più "proudly made in the USA", cioè costruite con orgoglio negli Stati Uniti d'America: arriveranno dagli stabilimenti di Australia, Brasile, India e Thailandia. L'annuncio-choc della casa americana sarebbe l'unico modo per ridurre gli effetti negativi delle contromisure di Bruxelles in risposta ai dazi su acciaio e alluminio voluti da Washington, entrate in vigore lo scorso 22 giugno. Contromisure che, portando i dazi dal 6 al 13%, costeranno all’azienda americana una cifra compresa tra i 90 e i 100 milioni di dollari: in pratica, un sovrapprezzo per moto vicino ai 2.200 dollari. Non sono pochi soldi, soprattutto considerando che l’Europa rappresenta attualmente il secondo mercato per fatturato alle spalle degli USA (dove comunque le vendite sono in calo) e che l'anno scorso ha registrato la vendita di 40.000 moto della casa di Milwaukee. Trasferire all’estero la produzione delle moto destinate all’Europa è dunque per Harley  - che ha però sottolineato l’intenzione di non voler scaricare su propri clienti l’aumento dei costi - una scelta obbligata: “Aumentare la produzione internazionale per alleviare l'effetto dei dazi Ue - ha spiegato con una nota ufficiale -  non è la soluzione preferita dalla società, ma rappresenta l'unica opzione sostenibile per rendere le moto accessibili ai consumatori in UE e mantenere la posizione sul mercato”. Per la manovra di trasferimento sembra che saranno necessari dai 9 ai 18 mesi: in questo lasso di tempo, i prezzi delle moto non cambieranno. Harley ha assicurato infatti che si farà interamente carico dell’aumento dei costi, preventivando una perdita vicina ai 30 o 40 milioni di dollari: una perdita che non c'è ancora stata, ma si è già tradotta in un -1,75% sui titoli in Borsa.
Con lo slogan make America Great again, il presidente Trump aveva garantito in campagna elettorale che la formula dei dazi avrebbe rilanciato l’occupazione statunitense: esattamente il contrario di quello che accadrà negli stabilimenti americani di H-D. Trump si è detto “sorpreso” che tra tutte le società, sia stata proprio Harley-Davidson "la prima ad alzare bandiera bianca” e ha aggiunto su Twitter: “ho lottato duramente per loro e alla fine non pagheranno le tariffe vendendo nell'Ue, che ci ha colpiti duramente sul commercio”. A onor del vero, sembra che già in passato H-D avesse preso in considerazione la possibilità di "delocalizzare" alcune produzioni (in particolare quelle destinate ai mercati esteri) per ridurre i costi e massimizzare i profitti, come del resto già fanno (ma non sempre dichiarano) molte case. E così alla fine i dazi imposti da Trump potrebbero rappresentare un "assist strategico" perfetto per la casa di Milwaukee.  
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