Dakar 2015, Castera: “Freddo e pioggia non possono fermare la gara”
Dakar news – Dopo l'incredibile ottava tappa, con moto e piloti "annegati" nel sale del lago di Uyuni, tutti i protagonisti hanno preso di mira direzione di gara che ha dato l'ok per la partenza. Il direttore David Castera ha rispedito al mittente le accuse, sottolineando che le condizioni di sicurezza per i piloti erano garantite
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"L'essenziale è la sicurezza"
Nella Dakar 2015 l'ottava tappa sarà ricordata in modo particolare perché ha compromesso la corsa per molti piloti. In questa prova infatti piogge e l'acqua salina del lago di Uyuni hanno danneggiato seriamente alcune moto, portando quattordici concorrenti al ritiro, tra cui il nostro Alessandro Botturi e, tra gli altri, fermando Barreda che è arrivato sul traguardo con un ora e mezza di ritardo. Molti piloti, prima di iniziare la tappa, avevano chiesto all'organizzazione di non partire viste le dure condizioni che secondo loro non garantivano la sicurezza. Il direttore tecnico David Castera ha negato l'esistenza di veri problemi, rispondendo polemicamente così a quanti l'accusano di leggerezza: “Prima di tutto non c'era tantissima acqua sul lago, ce n'era un po' verso la fine e alcune zone si sono venute via via formando, ma in realtà non era un mare come affermato. Però il fatto è un altro. C'è stato per caso un solo pilota, uno solo che abbia detto che il problema dell'acqua e del sale avrebbe potuto causare la rottura delle moto? No, l'unica cosa che i piloti hanno detto e rimarcato, prima del via, è stata la questione della sicurezza. Hanno detto è pericoloso, andiamo ad ammazzarci sull'acqua, solo questo, tutti hanno ripetuto che era una questione di sicurezza, ma nessuno ha sottolineato, diciamo così, il problema tecnico. Noi abbiamo analizzato la situazione ed è vero purtroppo che 14 piloti hanno abbandonato la gara perché hanno rotto il proprio mezzo, ma abbiamo rilevato che la sicurezza c'era, tutto era stato organizzato nel miglior modo possibile e non c'era motivo per non far partire la speciale. È vero purtroppo che il sale ha rovinato le moto ma questo è un altro problema. Lo stesso accade con la sabbia, con i sassi, con il calore, con l'acqua". Per rispondere a chi ha sostenuto che la tappa è stata fatta partire per poter fare le riprese, o perché era presente il presidente della Bolivia, Castera ha affermato: “Le immagini le avevamo già girate il giorno prima, non erano per forza necessarie. Ma i piloti non possono pensare che adesso, ogni volta che piove, o che c'è vento, o che fa freddo, noi fermiamo la Dakar. È esattamente questo che hanno detto i piloti alla mattina prima della partenza da Uyuni: fa freddo e piove. Non ce n'è stato neanche uno che abbia detto 'così roviniamo la moto', nessuno. Non uno ha alzato la mano dicendo stiamo facendo una pazzia perché rovineremo i nostri mezzi". Per apparire più convincente, il francese ha dato una visione più generale della tappa: “Oggi tutti dicono una cosa diversa, ma la dicono perché hanno visto le conseguenze, tutti le abbiamo viste, sinceramente neanche io pensavo che fossero così e che sarebbe successo tutto questo...però è vero che poi ognuno ha gestito la cosa a modo suo. Chi si è fermato a pulire la moto, chi l'ha lavata, chi ha deciso di perdere tempo per pulirla e chi invece è andato veloce e ha rotto. Però questa è la Dakar, effettivamente in termini di sicurezza non c'era nulla che poteva impedire la partenza della corsa, e questo per noi è l'elemento numero uno". David Castera, quindi, tuttora non vede un motivo valido per cui la corsa si sarebbe dovuta fermare: “Se qualcuno ha rotto tutti gli altri sono arrivati al traguardo. Per noi l'essenziale è la sicurezza e quella c'era". Ogni accusa è stata rispedita al mittente.
Nella Dakar 2015 l'ottava tappa sarà ricordata in modo particolare perché ha compromesso la corsa per molti piloti. In questa prova infatti piogge e l'acqua salina del lago di Uyuni hanno danneggiato seriamente alcune moto, portando quattordici concorrenti al ritiro, tra cui il nostro Alessandro Botturi e, tra gli altri, fermando Barreda che è arrivato sul traguardo con un ora e mezza di ritardo. Molti piloti, prima di iniziare la tappa, avevano chiesto all'organizzazione di non partire viste le dure condizioni che secondo loro non garantivano la sicurezza. Il direttore tecnico David Castera ha negato l'esistenza di veri problemi, rispondendo polemicamente così a quanti l'accusano di leggerezza: “Prima di tutto non c'era tantissima acqua sul lago, ce n'era un po' verso la fine e alcune zone si sono venute via via formando, ma in realtà non era un mare come affermato. Però il fatto è un altro. C'è stato per caso un solo pilota, uno solo che abbia detto che il problema dell'acqua e del sale avrebbe potuto causare la rottura delle moto? No, l'unica cosa che i piloti hanno detto e rimarcato, prima del via, è stata la questione della sicurezza. Hanno detto è pericoloso, andiamo ad ammazzarci sull'acqua, solo questo, tutti hanno ripetuto che era una questione di sicurezza, ma nessuno ha sottolineato, diciamo così, il problema tecnico. Noi abbiamo analizzato la situazione ed è vero purtroppo che 14 piloti hanno abbandonato la gara perché hanno rotto il proprio mezzo, ma abbiamo rilevato che la sicurezza c'era, tutto era stato organizzato nel miglior modo possibile e non c'era motivo per non far partire la speciale. È vero purtroppo che il sale ha rovinato le moto ma questo è un altro problema. Lo stesso accade con la sabbia, con i sassi, con il calore, con l'acqua". Per rispondere a chi ha sostenuto che la tappa è stata fatta partire per poter fare le riprese, o perché era presente il presidente della Bolivia, Castera ha affermato: “Le immagini le avevamo già girate il giorno prima, non erano per forza necessarie. Ma i piloti non possono pensare che adesso, ogni volta che piove, o che c'è vento, o che fa freddo, noi fermiamo la Dakar. È esattamente questo che hanno detto i piloti alla mattina prima della partenza da Uyuni: fa freddo e piove. Non ce n'è stato neanche uno che abbia detto 'così roviniamo la moto', nessuno. Non uno ha alzato la mano dicendo stiamo facendo una pazzia perché rovineremo i nostri mezzi". Per apparire più convincente, il francese ha dato una visione più generale della tappa: “Oggi tutti dicono una cosa diversa, ma la dicono perché hanno visto le conseguenze, tutti le abbiamo viste, sinceramente neanche io pensavo che fossero così e che sarebbe successo tutto questo...però è vero che poi ognuno ha gestito la cosa a modo suo. Chi si è fermato a pulire la moto, chi l'ha lavata, chi ha deciso di perdere tempo per pulirla e chi invece è andato veloce e ha rotto. Però questa è la Dakar, effettivamente in termini di sicurezza non c'era nulla che poteva impedire la partenza della corsa, e questo per noi è l'elemento numero uno". David Castera, quindi, tuttora non vede un motivo valido per cui la corsa si sarebbe dovuta fermare: “Se qualcuno ha rotto tutti gli altri sono arrivati al traguardo. Per noi l'essenziale è la sicurezza e quella c'era". Ogni accusa è stata rispedita al mittente.
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