Crisi Ucraina: ecco le case che hanno interrotto le vendite in Russia
Dal Sony Music Group a Mc Donald’s sono numerosi i marchi e le aziende che, schieratisi dalla parte Ucraina, hanno annunciato lo stop delle attività su suolo russo. Per quanto riguarda le due ruote ricordiamo Harley-Davidson, Polaris, Honda, Ducati, MV Agusta e BMW
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Industria e finanza
Embargo a due ruote
Alle sanzioni economiche già adottate dai paesi occidentali, si aggiunge il “boicottaggio” operato in Russia da un numero sempre crescente di aziende e marchi di consumo che, schieratisi dalla parte Ucraina, hanno fermato i loro rapporti commerciali in Russia. Dal Sony Music Group a Mc Donald’s, passando per Spotify, Netflix e Disney, l’elenco è assai variegato e comprensivo, non da meno, di importanti marchi del settore automotive. Tra i primi a fermare ogni attività su suolo russo è stata in tal senso Harley-Davidson, che pochi giorni fa ha con apposita nota annunciato lo stop alle attività: “alla luce della crisi in Ucraina - si leggeva nella nota - Harley-Davidson ha sospeso le sue attività in Russia e tutte le spedizioni delle sue moto nel Paese. I nostri pensieri vanno per la sicurezza del popolo ucraino e di coloro che sono stati colpiti dalla crisi”. Un annuncio seguito a strettissimo giro da quello della compatriota Polaris, proprietaria del marchio Indian Motorcycle, e di Honda, che ha ugualmente confermato l’intenzione di sospendere ogni tipo di interesse economico nel paese guidato da Putin. Dello stesso avviso anche Ducati, in linea con le decisioni della casa madre Audi, che a sua volta condivide la politica con il più ampio Gruppo Volkswagen AG. Particolarmente infuocati i toni utilizzati dal CEO di MV Agusta Timur Sardarov che, con un post su Instagram ha anche chiarito la sua posizione sul conflitto in Ucraina. La sospensione più “pesante” per i motociclistici russi è però quella decisa da BMW, che proprio in Russia vende più moto di qualsiasi altra Casa. Con la situazione ancora in stallo e, a quanto pare, ben lontana dal potersi risolvere nel giro di poco tempo, è a questo punto assai probabile che al giù lungo elenco si aggiungano presto altre aziende e altri marchi.
Alle sanzioni economiche già adottate dai paesi occidentali, si aggiunge il “boicottaggio” operato in Russia da un numero sempre crescente di aziende e marchi di consumo che, schieratisi dalla parte Ucraina, hanno fermato i loro rapporti commerciali in Russia. Dal Sony Music Group a Mc Donald’s, passando per Spotify, Netflix e Disney, l’elenco è assai variegato e comprensivo, non da meno, di importanti marchi del settore automotive. Tra i primi a fermare ogni attività su suolo russo è stata in tal senso Harley-Davidson, che pochi giorni fa ha con apposita nota annunciato lo stop alle attività: “alla luce della crisi in Ucraina - si leggeva nella nota - Harley-Davidson ha sospeso le sue attività in Russia e tutte le spedizioni delle sue moto nel Paese. I nostri pensieri vanno per la sicurezza del popolo ucraino e di coloro che sono stati colpiti dalla crisi”. Un annuncio seguito a strettissimo giro da quello della compatriota Polaris, proprietaria del marchio Indian Motorcycle, e di Honda, che ha ugualmente confermato l’intenzione di sospendere ogni tipo di interesse economico nel paese guidato da Putin. Dello stesso avviso anche Ducati, in linea con le decisioni della casa madre Audi, che a sua volta condivide la politica con il più ampio Gruppo Volkswagen AG. Particolarmente infuocati i toni utilizzati dal CEO di MV Agusta Timur Sardarov che, con un post su Instagram ha anche chiarito la sua posizione sul conflitto in Ucraina. La sospensione più “pesante” per i motociclistici russi è però quella decisa da BMW, che proprio in Russia vende più moto di qualsiasi altra Casa. Con la situazione ancora in stallo e, a quanto pare, ben lontana dal potersi risolvere nel giro di poco tempo, è a questo punto assai probabile che al giù lungo elenco si aggiungano presto altre aziende e altri marchi.
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