Carburanti, l'Opec+ taglia la produzione di 2 milioni di barili al giorno: prezzo del greggio in rialzo
Riunitisi lo scorso 5 ottobre, i membri dell’Opec+ hanno deciso un taglio alla produzione di petrolio da due milioni di barili al giorno. L’evidente ed immediata conseguenza sarà un aumento dei costi che, inevitabilmente, si ripercuoterà sui prezzi di diesel e benzina
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Politica e trasporti
Aumento prezzi carburanti
Brutte notizie, come se già non bastassero quelle avute finora, per quanto riguarda il prezzo dei carburanti. Con l'obiettivo di “frenare il crollo dei prezzi” dell'oro nero (a crollo, per inciso, causato dai timori di un calo della domanda dovuto alla recessione), l’Opec ha infatti deciso per un maxi taglio della produzione di petrolio, con conseguente aumento della richiesta e, quindi, dei prezzi. L'Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio ha infatti annunciato un taglio alla produzione di petrolio per 2 milioni di barili al giorno a partire dal mese di novembre. "Alla luce dell’incertezza che circonda le prospettive economiche e del mercato petrolifero globale e della necessità di migliorare la guidance a lungo termine per il mercato petrolifero, e in linea con l'approccio vincente di essere proattivi e preventivi - si legge nella nota diffusa dall’Opac - i paesi partecipanti hanno deciso di adeguare al ribasso la produzione”. Tradotto: si tratta di un taglio che non si vedeva dall'emergenza Covid e che, è evidente, avrà forti conseguenze sull'economia globale, specialmente se sommato agli aumenti dei prezzi del gas naturale. “Un rialzo dei prezzi energetici contribuirà a far galoppare i prezzi, a far contrarre la domanda, con pesanti effetti sulla crescita mondiale, aumentando il rischio di fare entrare tutti in recessione", ha a tal proposito spiegato il presidente dell'Unione Nazionale Consumatori Massimiliano Dona. "Probabilmente non sarebbe cambiato nulla, ma dobbiamo registrare l'assenza di una qualunque pressione politica da parte dell'Ue nei confronti dei Paesi Opec”, ha aggiunto Dona, concludendo che “se tutti avessero fatto come Biden, magari il taglio sarebbe stato meno consistente”.
Brutte notizie, come se già non bastassero quelle avute finora, per quanto riguarda il prezzo dei carburanti. Con l'obiettivo di “frenare il crollo dei prezzi” dell'oro nero (a crollo, per inciso, causato dai timori di un calo della domanda dovuto alla recessione), l’Opec ha infatti deciso per un maxi taglio della produzione di petrolio, con conseguente aumento della richiesta e, quindi, dei prezzi. L'Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio ha infatti annunciato un taglio alla produzione di petrolio per 2 milioni di barili al giorno a partire dal mese di novembre. "Alla luce dell’incertezza che circonda le prospettive economiche e del mercato petrolifero globale e della necessità di migliorare la guidance a lungo termine per il mercato petrolifero, e in linea con l'approccio vincente di essere proattivi e preventivi - si legge nella nota diffusa dall’Opac - i paesi partecipanti hanno deciso di adeguare al ribasso la produzione”. Tradotto: si tratta di un taglio che non si vedeva dall'emergenza Covid e che, è evidente, avrà forti conseguenze sull'economia globale, specialmente se sommato agli aumenti dei prezzi del gas naturale. “Un rialzo dei prezzi energetici contribuirà a far galoppare i prezzi, a far contrarre la domanda, con pesanti effetti sulla crescita mondiale, aumentando il rischio di fare entrare tutti in recessione", ha a tal proposito spiegato il presidente dell'Unione Nazionale Consumatori Massimiliano Dona. "Probabilmente non sarebbe cambiato nulla, ma dobbiamo registrare l'assenza di una qualunque pressione politica da parte dell'Ue nei confronti dei Paesi Opec”, ha aggiunto Dona, concludendo che “se tutti avessero fatto come Biden, magari il taglio sarebbe stato meno consistente”.
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