Auto a guida autonoma, via libera dal 14 luglio ma vedono le moto?
Le modifiche alla Convenzione di Vienna sulla circolazione aprono la strada alle automobili con guida (quasi) autonoma. Potranno circolare “in automatico” solo su strade a carreggiate separate, senza pedoni né ciclisti. Una “cautela” che, specialmente a noi motociclisti, fa nascere parecchie preoccupazioni
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Politica e trasporti
Alla fine il momento è arrivato: le auto a guida autonoma si preparano ad “invadere” le nostre strade, con tutto ciò che ne deriverà. Le modifiche alla Convenzione di Vienna sulla circolazione e traffico dovrebbero entrare in vigore a partire dal prossimo 14 luglio, aprendo così la strada alla circolazione di veicoli (si parla di automobili e non moto) dotati di Adas di livello 3, cioè di quei sistemi che consentono al guidatore - che pur dev’essere pronto ad intervenire in caso di avviso - di “distrarsi” e non tenere sempre le mani sul volante, perché queste auto sono in grado di mantenersi da sole all’interno della corsia di marcia.
La circolazione “in automatico” di questi veicoli però sarà consentita solo su strade a carreggiate separate, senza pedoni né ciclisti e senza superare i 60 km/h. In pratica, saranno i dati memorizzati nelle mappe dei navigatori a “sbloccare” il sistema, solo qualora la vettura dovesse trovarsi su di un tratto e a una velocità consentiti.
Questione sicurezza
Tutte queste “cautele” anzichè tranquillizzarci sollevano qualche lecita preoccupazione: il fatto che a queste auto sia vietata la circolazione con guida autonoma in presenza di ciclisti e pedoni non nasconde ed anzi evidenzia la fallibilità dei sistemi che, come più volte vi abbiamo raccontato, risultano ad oggi tutt’altro che perfetti, specialmente nel rilevare i veicoli più piccoli come, appunto, le moto.
Altri problemi da affrontare saranno poi quelli riguardanti l’aspetto assicurativo sulla responsabilità in caso d’incidente, per i quali (è lo stesso ministero delle Infrastrutture a sottolinearlo) si renderà necessaria una profonda revisione del Codice della Strada. A tal proposito, l’Etsc (cioè l’organizzazione europea per la sicurezza stradale) ha già evidenziato il bisogno di istituire un’apposita autorità indipendente per indagare sugli incidenti con guida automatica.
In Italia
Insomma, di problemi ce ne sono parecchi e certo non di poco conto, considerando che riguardano tanto l’aspetto legislativo quanto - ed è la cosa più importante - quello della sicurezza per tutti gli utenti della strada, motociclisti in primis. In ogni caso la modifica all’articolo 34-bis della Convenzione di Vienna che ora afferma “il requisito che ogni veicolo o combinazione di veicoli in movimento deve avere un conducente è considerato soddisfatto quando il veicolo utilizza un sistema di guida automatica” indica comunque chiaramente quale è il nostro prossimo futuro. Non resta che incrociare le dita.
La circolazione “in automatico” di questi veicoli però sarà consentita solo su strade a carreggiate separate, senza pedoni né ciclisti e senza superare i 60 km/h. In pratica, saranno i dati memorizzati nelle mappe dei navigatori a “sbloccare” il sistema, solo qualora la vettura dovesse trovarsi su di un tratto e a una velocità consentiti.
Questione sicurezza
Tutte queste “cautele” anzichè tranquillizzarci sollevano qualche lecita preoccupazione: il fatto che a queste auto sia vietata la circolazione con guida autonoma in presenza di ciclisti e pedoni non nasconde ed anzi evidenzia la fallibilità dei sistemi che, come più volte vi abbiamo raccontato, risultano ad oggi tutt’altro che perfetti, specialmente nel rilevare i veicoli più piccoli come, appunto, le moto.
Altri problemi da affrontare saranno poi quelli riguardanti l’aspetto assicurativo sulla responsabilità in caso d’incidente, per i quali (è lo stesso ministero delle Infrastrutture a sottolinearlo) si renderà necessaria una profonda revisione del Codice della Strada. A tal proposito, l’Etsc (cioè l’organizzazione europea per la sicurezza stradale) ha già evidenziato il bisogno di istituire un’apposita autorità indipendente per indagare sugli incidenti con guida automatica.
In Italia
Insomma, di problemi ce ne sono parecchi e certo non di poco conto, considerando che riguardano tanto l’aspetto legislativo quanto - ed è la cosa più importante - quello della sicurezza per tutti gli utenti della strada, motociclisti in primis. In ogni caso la modifica all’articolo 34-bis della Convenzione di Vienna che ora afferma “il requisito che ogni veicolo o combinazione di veicoli in movimento deve avere un conducente è considerato soddisfatto quando il veicolo utilizza un sistema di guida automatica” indica comunque chiaramente quale è il nostro prossimo futuro. Non resta che incrociare le dita.
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