Auto a guida autonoma, un problema per motociclisti e... poliziotti
Quando si parla di auto a guida autonoma l'opinione pubblica si divide. Ci sono gli entusiasti, convinti che quella sia la strada del futuro e ci sono gli scettici, convinti che i rischi siano più dei vantaggi. Ecco tutte le zone d'ombra, compresa quella che riguarda le forze dell'ordine
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Utili o no?
Le auto a guida autonoma sono il futuro. Lo dicono gli investimenti delle case automobilistiche che negli ultimi anni hanno stanziato miliardi di dollari per progredire in questo senso (e altrettanti ne hanno stanziati per l'elettrico) e lo dicono molti utenti che considerano questa innovazione un punto a favore per la sicurezza. Ma al netto di quando le auto a guida autonoma saranno realtà (tra pochi anni, forse) il tema della sicurezza resta una grossa zona d'ombra, soprattutto se si considerano le categorie di utenti della strada definite "deboli", vale a dire pedoni, motociclisti e ciclisti. L'ultima ricerca dell'ACEM (l’associazione dei costruttori di moto di tutta Europa) lo conferma: la tecnologia attuale non è in grado di rilevare in maniera efficace gli utenti in moto, una pecca enorme per un sistema che dovrebbe monitoraretutto ciò che succede sulla strada. Attualmente infatti, il sistema Adas, cioè quello che rileva i veicoli in strada e su cui si basa la guida autonoma, fa fatica a "percepire" le moto per via della loro esigua massa metallica e per via del fatto che generalmente questi veicoli durante la marcia non occupano il centro esatto della corsia. A questo proposito l'Acem ha proposto una possibile collaborazione tra costruttori d'auto e moto per lavorare congiuntamente per migliorare il sistema, vedremo se la proposta avrà successo. Un ulteriore fatto problematico riguarda l'utilizzo dell'Adas da parte delle forze dell'ordine. Se l'uomo è insostituibile negli inseguimenti, l'utilizzo di una macchina autonoma durante la normale routine lavorativa delle forze dell'ordine è un'eventualità che lascia qualche dubbio ai diretti interessati. A tal proposito è stato effettuato un sondaggio tra le forze dell'ordine per comprendere qual è il livello conoscitivo dei poliziotti del sistema di guida autonoma e se, per loro, può essere utile. I risultati sono interessanti, ma come ovvio c'è un principio di scetticismo: le principali preoccupazioni esternate dagli interessati sono per il 59% il rischio di possibili malfunzionamenti, per il 51% il dubbio di un'utilità in condizioni particolari e, per il 42%, c'è la paura di perdere il controllo del mezzo per un attacco hacker. Riguardo invece i possibili utilizzi il 64% del campione intervistato considera utile il sistema per mandare in giro veicoli attrezzati per il riconoscimento targhe. Circa il 40% del campione non vede male la guida autonoma per servizi di routine come sorveglianza e pattugliamento. Il 31% del campione li userebbe anche per aiutare nella gestione del traffico dove c’è stato un incidente, mentre una minoranza (tra il 7 e il 13%) li ritiene utili anche per controllare eventi con folla e in funzione antisommossa. Insomma, le domande circa un "futuro autonomo" sono ancora tante, vedremo quali saranno le risposte delle case.
Le auto a guida autonoma sono il futuro. Lo dicono gli investimenti delle case automobilistiche che negli ultimi anni hanno stanziato miliardi di dollari per progredire in questo senso (e altrettanti ne hanno stanziati per l'elettrico) e lo dicono molti utenti che considerano questa innovazione un punto a favore per la sicurezza. Ma al netto di quando le auto a guida autonoma saranno realtà (tra pochi anni, forse) il tema della sicurezza resta una grossa zona d'ombra, soprattutto se si considerano le categorie di utenti della strada definite "deboli", vale a dire pedoni, motociclisti e ciclisti. L'ultima ricerca dell'ACEM (l’associazione dei costruttori di moto di tutta Europa) lo conferma: la tecnologia attuale non è in grado di rilevare in maniera efficace gli utenti in moto, una pecca enorme per un sistema che dovrebbe monitoraretutto ciò che succede sulla strada. Attualmente infatti, il sistema Adas, cioè quello che rileva i veicoli in strada e su cui si basa la guida autonoma, fa fatica a "percepire" le moto per via della loro esigua massa metallica e per via del fatto che generalmente questi veicoli durante la marcia non occupano il centro esatto della corsia. A questo proposito l'Acem ha proposto una possibile collaborazione tra costruttori d'auto e moto per lavorare congiuntamente per migliorare il sistema, vedremo se la proposta avrà successo. Un ulteriore fatto problematico riguarda l'utilizzo dell'Adas da parte delle forze dell'ordine. Se l'uomo è insostituibile negli inseguimenti, l'utilizzo di una macchina autonoma durante la normale routine lavorativa delle forze dell'ordine è un'eventualità che lascia qualche dubbio ai diretti interessati. A tal proposito è stato effettuato un sondaggio tra le forze dell'ordine per comprendere qual è il livello conoscitivo dei poliziotti del sistema di guida autonoma e se, per loro, può essere utile. I risultati sono interessanti, ma come ovvio c'è un principio di scetticismo: le principali preoccupazioni esternate dagli interessati sono per il 59% il rischio di possibili malfunzionamenti, per il 51% il dubbio di un'utilità in condizioni particolari e, per il 42%, c'è la paura di perdere il controllo del mezzo per un attacco hacker. Riguardo invece i possibili utilizzi il 64% del campione intervistato considera utile il sistema per mandare in giro veicoli attrezzati per il riconoscimento targhe. Circa il 40% del campione non vede male la guida autonoma per servizi di routine come sorveglianza e pattugliamento. Il 31% del campione li userebbe anche per aiutare nella gestione del traffico dove c’è stato un incidente, mentre una minoranza (tra il 7 e il 13%) li ritiene utili anche per controllare eventi con folla e in funzione antisommossa. Insomma, le domande circa un "futuro autonomo" sono ancora tante, vedremo quali saranno le risposte delle case.
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