ASI espone la Yamaha 750 1974 di Agostini alla Motor Valley Fest
Alla Motor Valley Fest di Modena ci sarà anche l’ASI – Auto Motoclub Storico Italiano, che per questa occasione speciale esporrà una moto che è una pietra miliare nella storia del motociclismo: la Yamaha TZ 750 ufficiale con cui nel 1974 Giacomo Agostini vinse prima la 200 Miglia di Daytona e subito dopo la 200 Miglia di Imola
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Dal 26 al 29 maggio alla Motor Valley Fest di Modena ci sarà anche l’ASI – Auto Motoclub Storico Italiano, che per questa occasione speciale esporrà una moto che è una pietra miliare nella storia del motociclismo: la Yamaha TZ 750 ufficiale con cui nel 1974 Giacomo Agostini vinse prima la 200 Miglia di Daytona e subito dopo la 200 Miglia di Imola battendo entrambe le volte l’astro nascente Kenny Roberts.
Sarà esposta nel Villaggio Motor Valley allestito nel Cortile d’Onore di Palazzo Ducale, sede dell’Accademia Militare.
Un po’ di storia
In quel lontano 1974 la Casa di Iwata allestì un primo lotto di 266 esemplari (TZ 750A) venduti ai privati per correre nella neonata Formula 750, cui potevano partecipare moto costruite in serie (anche piccola).
Il motore quattro cilindri in linea a due tempi montava due coppie di cilindri della 350 per cui la cubatura effettiva era di 694 cm³ ma presto arrivò un kit di conversione che permetteva di raggiungere la cilindrata piena. A partire dal 1975 invece le moto vennero prodotte direttamente con motori di 750 cm³: 111 nel 1975 (TZ 750B) e 40 nel 1976 (TZ 750C). Dal 1977 arrivarono le OW31 con sospensione posteriore cantilever che i piloti ufficiali avevano usato già l’anno prima.
Per alcuni anni ci furono prima una Coppa FIM e poi un Campionato del Mondo classe 750 che correvano in appuntamenti differenti da quelli del Motomondiale classico. Le Yamaha 750 corsero per parecchi anni, cogliendo l’ultima vittoria nel 1984, nella gara delle Swann Series di Surfers’ Paradise, In Australia. La prima era stata nel gennaio 1974 ad opera di John Boote, nel campionato neozelandese.
Anche al Bol d’Or
L’importatore francese Sonauto schierò una Yamaha 750 anche nelle edizioni 1978, 1979 e 1980 del Bol d’Or (ma era già il modello OW31). Erano state adattate all’Endurance riducendo il rapporto di compressione, montando un impianto elettrico a perdita, la pedivella per l’avviamento fissata alla campana della frizione, forcella e forcellone erano stati modificati per l’impiego di ruote a sgancio rapido. Con questa moto nel 1979 Patrick Pons e Sadao Asami si classificarono al secondo posto.
Il quattro cilindri Yamaha nel 1975 venne montato anche su una serie di telai da dirt track realizzati dallo specialista Doug Schwerman ma quelle moto erano troppo scorbutiche e inguidabili, ancorché velocissime. Solo Kenny Roberts riuscì a ottenere una vittoria: corse prima a Ascot, poi vinse a Indianapolis, gareggiò ancora a Syracuse e San Josè, quindi tornò al vecchio bicilindrico XS 650 (maggiorato a 750) pronunciando la famosa frase «Non mi pagano abbastanza per guidare quell’affare!».
Sarà esposta nel Villaggio Motor Valley allestito nel Cortile d’Onore di Palazzo Ducale, sede dell’Accademia Militare.
Un po’ di storia
In quel lontano 1974 la Casa di Iwata allestì un primo lotto di 266 esemplari (TZ 750A) venduti ai privati per correre nella neonata Formula 750, cui potevano partecipare moto costruite in serie (anche piccola).
Il motore quattro cilindri in linea a due tempi montava due coppie di cilindri della 350 per cui la cubatura effettiva era di 694 cm³ ma presto arrivò un kit di conversione che permetteva di raggiungere la cilindrata piena. A partire dal 1975 invece le moto vennero prodotte direttamente con motori di 750 cm³: 111 nel 1975 (TZ 750B) e 40 nel 1976 (TZ 750C). Dal 1977 arrivarono le OW31 con sospensione posteriore cantilever che i piloti ufficiali avevano usato già l’anno prima.
Per alcuni anni ci furono prima una Coppa FIM e poi un Campionato del Mondo classe 750 che correvano in appuntamenti differenti da quelli del Motomondiale classico. Le Yamaha 750 corsero per parecchi anni, cogliendo l’ultima vittoria nel 1984, nella gara delle Swann Series di Surfers’ Paradise, In Australia. La prima era stata nel gennaio 1974 ad opera di John Boote, nel campionato neozelandese.
Anche al Bol d’Or
L’importatore francese Sonauto schierò una Yamaha 750 anche nelle edizioni 1978, 1979 e 1980 del Bol d’Or (ma era già il modello OW31). Erano state adattate all’Endurance riducendo il rapporto di compressione, montando un impianto elettrico a perdita, la pedivella per l’avviamento fissata alla campana della frizione, forcella e forcellone erano stati modificati per l’impiego di ruote a sgancio rapido. Con questa moto nel 1979 Patrick Pons e Sadao Asami si classificarono al secondo posto.
Il quattro cilindri Yamaha nel 1975 venne montato anche su una serie di telai da dirt track realizzati dallo specialista Doug Schwerman ma quelle moto erano troppo scorbutiche e inguidabili, ancorché velocissime. Solo Kenny Roberts riuscì a ottenere una vittoria: corse prima a Ascot, poi vinse a Indianapolis, gareggiò ancora a Syracuse e San Josè, quindi tornò al vecchio bicilindrico XS 650 (maggiorato a 750) pronunciando la famosa frase «Non mi pagano abbastanza per guidare quell’affare!».
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