Valentino Rossi nei guai: gli ex custodi chiedono 114mila euro
MotoGP news – Il 2018 è iniziato con un altro guaio giudiziario per Valentino Rossi, chiamato in tribunale dagli ex custodi della sua villa di Tavullia. I due collaboratori chiedono al Dottore un risarcimento di 114.000 euro per mancati pagamenti
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Valentino Rossi colpevole?
Altri guai per Valentino Rossi, che, dopo aver archiviato la vicenda del Ranch, dovrà tornare in tribunale per una questione più delicata. I due ex custodi della sua villa di Tavullia, Victor Untu e Jigan Zinaida, marito e moglie di nazionalità moldava, vogliono fargli versare sei mesi di indennità risarcitoria e cinque anni di straordinari non percepiti. Come riporta il Resto del Carlino, i due moldavi hanno lavorato nella villa del Dottore a Tavullia e sono stati licenziati nel Natale del 2016, quando è stata sciolta la società che ne deteneva la proprietà e proprietario è diventato Valentino Rossi, a cui i due ex dipendenti chiedono circa 114mila euro di risarcimento. L'indennità è stata calcolata sulla base dello stipendio di Victor che prendeva 2600 euro al mese e della moglie che svolgeva le pulizie guadagnando 1600 euro al mese, comprensivi di 13° e TFR, più gli straordinari che ammonterebbero a 89mila euro.
L’avvocato dei due collaboratori domestici è Mario Del Prete, che ha spiegato: “Ho chiesto al giudice di interrogare Valentino Rossi perché confermi di aver detto nel 2006, al signor Untu, di espletare tutto il lavoro necessario per il buon mantenimento e conservazione del complesso come se fosse casa sua. Chiediamo che il giudice condanni in solido i Rossi, padre e figlio, al pagamento di quanto spetta ai miei clienti, licenziati in maniera traumatica il 24 dicembre e il 27 dicembre del 2016”. I due signori lavoravano dalle 6.30 alle 21.30 d’estate e dalle 8.30 alle 18.30 d’inverno, curavano un parco di 20.000 mq con piscina, giardini, una palestra con terrazza bar e varie attrezzature, garantendo potatura degli alberi, taglio dell’erba, manutenzione siepi e aiuole. Inoltre dovevano controllare due chilometri di recinzione con irrigazione delle siepi con accensione manuale delle centraline oltre a controllare 11 porte con sensori, 9 telecamere, 21 finestre, 9 stanze con sensori, un cancello automatico, 38 fari. E poi disinfestazione da mosche e zanzare.
A difendere Valentino Rossi e il padre ci saranno Virgilio Quagliato e Giacomo Cancellieri, che negano la richiesta da parte di Rossi degli straordinari, dal momento che non era mai presente in casa e contestano che i lavori di manutenzione a giardino e piscina siano stati fatti dai custodi. Per questo hanno depositato un lungo elenco di ditte e di fatture per i lavori svolti. L’udienza è fissata per venerdì 12 davanti al giudice Maurizio Paganelli, a Pesaro.
Altri guai per Valentino Rossi, che, dopo aver archiviato la vicenda del Ranch, dovrà tornare in tribunale per una questione più delicata. I due ex custodi della sua villa di Tavullia, Victor Untu e Jigan Zinaida, marito e moglie di nazionalità moldava, vogliono fargli versare sei mesi di indennità risarcitoria e cinque anni di straordinari non percepiti. Come riporta il Resto del Carlino, i due moldavi hanno lavorato nella villa del Dottore a Tavullia e sono stati licenziati nel Natale del 2016, quando è stata sciolta la società che ne deteneva la proprietà e proprietario è diventato Valentino Rossi, a cui i due ex dipendenti chiedono circa 114mila euro di risarcimento. L'indennità è stata calcolata sulla base dello stipendio di Victor che prendeva 2600 euro al mese e della moglie che svolgeva le pulizie guadagnando 1600 euro al mese, comprensivi di 13° e TFR, più gli straordinari che ammonterebbero a 89mila euro.
L’avvocato dei due collaboratori domestici è Mario Del Prete, che ha spiegato: “Ho chiesto al giudice di interrogare Valentino Rossi perché confermi di aver detto nel 2006, al signor Untu, di espletare tutto il lavoro necessario per il buon mantenimento e conservazione del complesso come se fosse casa sua. Chiediamo che il giudice condanni in solido i Rossi, padre e figlio, al pagamento di quanto spetta ai miei clienti, licenziati in maniera traumatica il 24 dicembre e il 27 dicembre del 2016”. I due signori lavoravano dalle 6.30 alle 21.30 d’estate e dalle 8.30 alle 18.30 d’inverno, curavano un parco di 20.000 mq con piscina, giardini, una palestra con terrazza bar e varie attrezzature, garantendo potatura degli alberi, taglio dell’erba, manutenzione siepi e aiuole. Inoltre dovevano controllare due chilometri di recinzione con irrigazione delle siepi con accensione manuale delle centraline oltre a controllare 11 porte con sensori, 9 telecamere, 21 finestre, 9 stanze con sensori, un cancello automatico, 38 fari. E poi disinfestazione da mosche e zanzare.
A difendere Valentino Rossi e il padre ci saranno Virgilio Quagliato e Giacomo Cancellieri, che negano la richiesta da parte di Rossi degli straordinari, dal momento che non era mai presente in casa e contestano che i lavori di manutenzione a giardino e piscina siano stati fatti dai custodi. Per questo hanno depositato un lungo elenco di ditte e di fatture per i lavori svolti. L’udienza è fissata per venerdì 12 davanti al giudice Maurizio Paganelli, a Pesaro.
Foto e immagini
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