Romano Fenati: “Sui social mi hanno condannato senza appello”
Moto3 news – Romano Fenati quest'anno sarà al via del Motomondiale Moto3, dopo aver scontato la squalifica per il brutto gesto commesso a Misano lo scorso anno. L'ascolano ha parlato del suo rientro, di quanto accaduto, a suo dire colpa soprattutto dei social e di Valentino Rossi: "A 40 anni è ancora là, che gli vuoi dire?"
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La verità di Romano
Il 10 marzo al via della stagione 2019 ci sarà anche Romano Fenati, che sta finendo di scontare la squalifica per quanto accaduto a Misano lo scorso di settembre. Alla vigilia del ritorno in pista l'ascolano si è "confessato" alla Gazzetta dello Sport: “Sull’orario non sono affidabile, ma sulla parola data sì. Con Stefano Bedon (team manager del team Snipers, con cui disputerà il mondiale Moto3 dopo aver preso parte nel 2018 a quello Moto2) l’anno scorso ho firmato a febbraio, quando gli altri lo fanno prima, ad agosto. Tra noi c’è fiducia estrema”. Fenati rivela un grande attaccamento alla sua Ascoli: “Qui ho quello che mi serve. In dieci minuti a piedi c’è tutta la mia vita. Se dovessi trasferirmi a Milano? Mi butto dal primo ponte che trovo (scoppia a ridere; ndr). Mi piace viaggiare, ma due-tre giorni. Dopo una settimana di ferie in Trentino sentivo già la mancanza. Chiamavo mamma per chiederle: come va giù, cosa si dice? Stare fuori Ascoli per me è impensabile. Non sono attaccato a casa, di più. Se si può partire il giovedì, preferisco.”
Fenati lo scorso anno a Misano ha commesso il suo più grave errore, ha “pinzato” il freno di Stefano Manzi mentre lo sorpassava: “Sono caduto in provocazioni. Vari episodi, varie situazioni, varie volte e in varie date, non solo in quella gara. Ci sono piloti che sono così e altri più corretti. Nessuno è santo, per carità, tutti possono sbagliare. Ma io non sono interessato a buttarti a terra. Se vinco per merito bene, ma entrare per fare il fenomeno e cadere entrambi non fa per me. Manzi ha sempre preso multe, quindi è fatto così. Qualcuno ha persino fatto notare che è talmente complicato toccare il freno a un altro in corsa che per il gesto tecnico meriterei di andare diretto in MotoGP”. Poi ha raccontato il dietro le quinte: “Sono stato sentito in direzione gara, con Manzi, e tutto sembrava tranquillo. Ci siamo spiegati e stretti la mano, ho chiesto scusa perché il mio, a differenza dei suoi, è stato un gesto plateale. Ho preso due gare di squalifica, che nel calcio sono poche ma nelle moto sono tantissime. Pensavo fosse finita lì”. In realtà dopo è successo ben altro: “Tutto il resto, dal togliermi la licenza al licenziamento, come in un domino lo hanno scatenato i social. Sono una Corte vera e propria, che ha emesso un giudizio molto più velocemente dei tribunali normali e mi ha condannato senza appello. Mi avevano già costruito la bara. Io l’ho presa con totale indifferenza su quello che scriveva la gente. I primi possono dare fastidio, poi vedi che sono tutti e allora ho compreso che non si rendevano conto di quello che stavano facendo. Ammetto le mie colpe, con l’attenuante dell’adrenalina, ma chi minaccia di morte dal divano non ha adrenalina. Era diventato di moda insultarmi. Su Instagram una persona, ancora oggi, una volta a settimana mi scrive “merda”. Non gli rispondo neanche”. Infine due battute su Valentino Rossi: “Il mio idolo delle due ruote. Ha creduto in me, gli devo molto. Può essere simpatico o antipatico, ma a 40 anni è ancora là, che gli vuoi dire?".
Il 10 marzo al via della stagione 2019 ci sarà anche Romano Fenati, che sta finendo di scontare la squalifica per quanto accaduto a Misano lo scorso di settembre. Alla vigilia del ritorno in pista l'ascolano si è "confessato" alla Gazzetta dello Sport: “Sull’orario non sono affidabile, ma sulla parola data sì. Con Stefano Bedon (team manager del team Snipers, con cui disputerà il mondiale Moto3 dopo aver preso parte nel 2018 a quello Moto2) l’anno scorso ho firmato a febbraio, quando gli altri lo fanno prima, ad agosto. Tra noi c’è fiducia estrema”. Fenati rivela un grande attaccamento alla sua Ascoli: “Qui ho quello che mi serve. In dieci minuti a piedi c’è tutta la mia vita. Se dovessi trasferirmi a Milano? Mi butto dal primo ponte che trovo (scoppia a ridere; ndr). Mi piace viaggiare, ma due-tre giorni. Dopo una settimana di ferie in Trentino sentivo già la mancanza. Chiamavo mamma per chiederle: come va giù, cosa si dice? Stare fuori Ascoli per me è impensabile. Non sono attaccato a casa, di più. Se si può partire il giovedì, preferisco.”
Fenati lo scorso anno a Misano ha commesso il suo più grave errore, ha “pinzato” il freno di Stefano Manzi mentre lo sorpassava: “Sono caduto in provocazioni. Vari episodi, varie situazioni, varie volte e in varie date, non solo in quella gara. Ci sono piloti che sono così e altri più corretti. Nessuno è santo, per carità, tutti possono sbagliare. Ma io non sono interessato a buttarti a terra. Se vinco per merito bene, ma entrare per fare il fenomeno e cadere entrambi non fa per me. Manzi ha sempre preso multe, quindi è fatto così. Qualcuno ha persino fatto notare che è talmente complicato toccare il freno a un altro in corsa che per il gesto tecnico meriterei di andare diretto in MotoGP”. Poi ha raccontato il dietro le quinte: “Sono stato sentito in direzione gara, con Manzi, e tutto sembrava tranquillo. Ci siamo spiegati e stretti la mano, ho chiesto scusa perché il mio, a differenza dei suoi, è stato un gesto plateale. Ho preso due gare di squalifica, che nel calcio sono poche ma nelle moto sono tantissime. Pensavo fosse finita lì”. In realtà dopo è successo ben altro: “Tutto il resto, dal togliermi la licenza al licenziamento, come in un domino lo hanno scatenato i social. Sono una Corte vera e propria, che ha emesso un giudizio molto più velocemente dei tribunali normali e mi ha condannato senza appello. Mi avevano già costruito la bara. Io l’ho presa con totale indifferenza su quello che scriveva la gente. I primi possono dare fastidio, poi vedi che sono tutti e allora ho compreso che non si rendevano conto di quello che stavano facendo. Ammetto le mie colpe, con l’attenuante dell’adrenalina, ma chi minaccia di morte dal divano non ha adrenalina. Era diventato di moda insultarmi. Su Instagram una persona, ancora oggi, una volta a settimana mi scrive “merda”. Non gli rispondo neanche”. Infine due battute su Valentino Rossi: “Il mio idolo delle due ruote. Ha creduto in me, gli devo molto. Può essere simpatico o antipatico, ma a 40 anni è ancora là, che gli vuoi dire?".
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