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MotoGP Sprint: le 5 cose che abbiamo imparato dalla prima gara

Il nuovo formato del sabato ha garantito spettacolo: tante rimonte, sorpassi e una competizione molto sentita dai piloti. Non sono mancati incidenti e polemiche, con penalizzazioni e infortuni come prezzo da pagare

Ieri in MotoGP si è corsa la prima gara sprint della stagione: c'era molta attesa e lo spettacolo sembra essere riuscito, ma soprattutto abbiamo capito alcune cose che probabilmente ci porteremo dietro per tutto il campionato.

1. Una formula azzeccata

Si è discusso molto sull'opportunità di aggiungere gare a un calendario già straripante di appuntamenti, ma sotto il punto di vista strettamente legato allo show, la Sprint non ha deluso. La gara è stata molto seguita, sorpassi e colpi di scena non sono mancati. Il pubblico ha avuto la propria dose aggiuntiva di adrenalina, tanto sugli spalti, quanto in televisione e sui social (solo la diretta in chiaro su YT di Sky Sport MotoGP ha fatto segnare 96miala contatti). Non sono mancate le polemiche tra i piloti, e anche i media hanno avuto di che scrivere.

2. Rimonte premiate

Il gruppo dei primi è rimasto piuttosto unito, da inizio a fine gara. Bagnaia e Martin hanno fatto il proprio miglior giro al terzo passaggio, così come Jack Miller, autore del best lap assoluto. Poi chi era in testa ha rallentato il ritmo di almeno mezzo secondo, mentre chi inseguiva ha continuato a spingere per chiudere il gap. I vari Oliveira, Vinales ed Espargarò sono riusciti a cucire, non senza prendersi diversi rischi nelle fasi iniziali. Se chi era in testa sembra avere scelto di controllare e far fruttare la posizione di partenza, c'è stata viceversa molta carica da parte degli inseguitori, che effettivamente sono riusciti in una decina di giri a tornare sulla testa del gruppo.

3. Occhio ai contatti

Luca Marini è caduto e la sua moto ha abbattuto Enea Bastianini, che si è rotto una scapola. Il riminese deve ovviamente saltare la gara odierna, così come l'Argentina. La Sprint può costare molto in termini di infortuni, sia per la domenica, che per il resto del campionato. I piloti lo sanno, ma non possono farci moltissimo, perché rimanere fuori dai guai – vedi proprio il caso di Enea- è semplicemente impossibile.

Joan Mir invece è stato sanzionato con un long lap penalty per la sua entrata su Fabio Quartararo. Pure senza la sanzione, lo spagnolo ieri è andato a terra, mentre il francese è rimasto fuori dai punti.

Marco Bezzecchi invece si è lamentato del comportamento di Aleix Espargarò, che avrebbe fatto qualche entrata alla garibaldina di troppo (pur non avendo nessuna relazione diretta con la caduta del Bez). Insomma, il “litigiometro” al sabato è impostato su livelli piuttosto alti.

4. Le prove contano

Correre al sabato ha avuto un riflesso anche sulle prove del venerdì, che sono diventate determinanti per arrivare alle qualifiche del sabato mattina già in Q2. Nelle FP2 tutti hanno cercato ovviamente il tempo, pur non avendo la moto magari nel migliore assetto possibile, e Portimao è una pista “tradizionale” in termini di temperature. Vale a dire che i migliori crono si fanno al pomeriggio, mentre ci sono tracciati (Jerez per esempio?) dove già le FP1 potrebbero diventare la sessione nella quale staccare il tempo migliore. E quando pioverà? Ogni momento diventerà buono per garantirsi la possibilità di partire davanti. In buona sostanza non esistono più sessioni inutili.

5. Le gomme reggono

Ovviamente è un po' presto per affermarlo con certezza, ma per quanto si è visto a Portimao, anche con le soft si può girare per una decina di tornate “a bomba” senza rischiare di rimanere sulle tele. C'è chi addirittura (vedi Jack Miller) l'ha montata pure all'anteriore e si è trovato bene. Se questo primo assaggio del tema pneumatici legato alla Sprint venisse confermato, al sabato potremo vedere quindi una gara libera da “tatticismi pneumatici”: qualcosa di sostanzialmente diverso dal gran premio e non solo la sua metà.

 

 

 

     

     

     

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