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MotoGP 2021, Muñoz: “Ho dubitato se lavorare con Valentino Rossi"

MotoGP news – Dalla scorsa stagione Valentino Rossi ha un nuovo capotecnico al suo fianco David Muñoz, che è stato promosso dallo Sky Racing Team VR46 Moto2 al suo box. Lo spagnolo ha raccontato com’è nato tutto e ha parlato di cosa vuol dire lavorare con il nove volte iridato
Dalla Moto2 alla MotoGP
Una figura che l’anno scorso ha debuttato nella MotoGP è stato il nuovo capotecnico di Valentino Rossi, David Muñoz. Lo spagnolo era impegnato a lavorare nella Moto2 dello Sky Racing Team VR46 e in un’intervista a Motosan.es ha raccontato: “Con la VR46 abbiamo avviato il progetto con Bagnaia e Manzi. Quel primo anno ho debuttato con Pecco e il secondo abbiamo vinto il titolo. Poi è arrivato Luca Marini”. La proposta di lavorare nella top class con il Dottore è arrivata nel Gran Premio della Repubblica Ceca del 2019. Muñoz ha raccontato: “L'ordine di comando in Sky è Pablo, Uccio e poi Valentino. Alla gara di Brno mi hanno fatto sedere e hanno detto: 'Abbiamo due notizie, una buona e l'altra cattiva, quale vuoi sentire per prima?' Ho detto la cattiva notizia e mi hanno detto “Sei per strada”. Poi ho chiesto a quella buona. “Il capo ti vuole con lui”.
A quel punto lo spagnolo si è fatto un esame di coscienza: “La mia esperienza in MotoGP è stata pari a zero e mi sono chiesto cosa avrei potuto portare a Valentino. Ma allo stesso tempo pensavo che se avesse scelto me era perché riteneva che potessi dare qualcosa a lui”. Arrivare nella top class non era per lui un vero e proprio desiderio: “Non ero ossessionato. Nel mio caso mi si è presentata la possibilità di fare il salto in MotoGP e ho detto di sì. È la massima categoria e hai più visibilità, ma alla fine fai lo stesso lavoro delle categorie inferiori”. Il cambiamento è stato immediato: “Non ho avuto il tempo di adattarmi. Sono passato dall'ultimo GP della stagione Moto2 a indossare la maglia di Valentino e andare a lavorare il giorno dopo. Apprendimento espresso, lo chiamo”. E com’è stare al fianco del pesarese: “Sono stato molto colpito di essere seduto accanto a lui, ma allo stesso tempo vi dico una cosa: per me è stato tutto più facile perché non avevo tanti giornalisti e fotografi nel paddock. È stato un sollievo”.
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