MotoGP 2021, lo sviluppo va a tre velocità: Danny Aldridge spiega perché
Il direttore tecnico del motomondiale spiega le norme riguardanti propulsori e aerodinamica: "Morbidelli potrebbe montare il motore nuovo, gli altri piloti usare quello vecchio". KTM potrò congelare ben due opzioni diverse per il 2021, sull'aerodinamica invece tutti i team sono pari
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MotoGP
La stagione 2021 della MotoGP porta con sé due conseguenze a livello regolamentare, anche a causa della pandemia: la prima, più importante, riguarda le possibilità di sviluppo per i costruttori. Le case hanno visto limitare in gran parte il proprio campo d'azione, soprattutto sul fronte motoristico e aerodinamico. La seconda invece è in parte legata alla prima e concerne quei costruttori come KTM e Aprilia che godevano o godono di concessioni. Il direttore tecnico del motomondiale Danny Aldridge ha spiegato in termini pratici quali sono le conseguenze, nel corso di un'intervista rilasciata a motogp.com.
Motori congelati o quasi
Per esempio: Yamaha potrebbe tornare al motore 2019? A tal proposito ricordiamo che l'anno scorso Iwata ha sofferto diverse rotture dovute a problemi alle valvole. “È concesso solo se tra i suoi team sono stati già omologati due diversi motori nel 2020”. Dal momento che la M1 di Morbidelli l'anno scorso ha visto “congelare” il propulsore 2019, per Yamaha esiste quindi la possibilità di scegliere “tra tutti i suoi piloti” un'opzione piuttosto che l'altra, ma questo non vuole dire che gli altri costruttori possano fare altrettanto, se hanno omologato motori identici per team ufficiali e satellite.
KTM caso a parte
Il costruttore austriaco ha diverse possibilità: dal momento che Mattighofen ha perso le concessioni nel corso del 2020, quest'anno potrà utilizzare “sia il motore dell'anno passato che una nuova versione che poi congelerà per tutto il 2021”. Ma siccome KTM ha due team, nulla vieta che in Austria decidano di omologare due versioni differenti tra team factory e team Tech3, arrivando così a un totale di tre motorizzazioni diverse.
Cosa resta agli altri
Per gli altri competitor rimane la possibilità di utilizzare moto con differenti motori e pacchetti aerodinamici, a patto che siano stati omologati nel 2020. Per quanto riguarda l'aerodinamica, ogni casa somma ai pacchetti già depositati una nuova opzione 2021. Nei test inoltre i costruttori – come ha già fatto Suzuki- possono provare motori differenti da utilizzare nel 2022, ma non sarà loro consentito di farlo nei weekend di gara, nemmeno nelle prove libere.
Aprilia ha un vantaggio
Il costruttore italiano ha un "bonus", si tratta di spenderlo. La casa di Noale rimane l'unico costruttore che gode di concessioni, per cui potrà usare ben “9 motori nel corso dell'anno e non dovranno comunicarmi di che specifiche si tratta”. Sono ben 4 motori in più rispetto agli avversari, senza limite di sviluppo, mentre per quanto riguarda l'aerodinamica invece “dovranno sottostare alle regole generali, quindi iniziare con l'opzione 2020, più la possibilità di omologare un nuovo kit nel corso della stagione”.
Proprio sui propulsori Aprilia deve recuperare il gap maggiore rispetto alla concorrenza, una carenza di cavalli che va superata per puntare finalmente al primo podio dal ritorno in MotoGP.
Motori congelati o quasi
Per esempio: Yamaha potrebbe tornare al motore 2019? A tal proposito ricordiamo che l'anno scorso Iwata ha sofferto diverse rotture dovute a problemi alle valvole. “È concesso solo se tra i suoi team sono stati già omologati due diversi motori nel 2020”. Dal momento che la M1 di Morbidelli l'anno scorso ha visto “congelare” il propulsore 2019, per Yamaha esiste quindi la possibilità di scegliere “tra tutti i suoi piloti” un'opzione piuttosto che l'altra, ma questo non vuole dire che gli altri costruttori possano fare altrettanto, se hanno omologato motori identici per team ufficiali e satellite.
KTM caso a parte
Il costruttore austriaco ha diverse possibilità: dal momento che Mattighofen ha perso le concessioni nel corso del 2020, quest'anno potrà utilizzare “sia il motore dell'anno passato che una nuova versione che poi congelerà per tutto il 2021”. Ma siccome KTM ha due team, nulla vieta che in Austria decidano di omologare due versioni differenti tra team factory e team Tech3, arrivando così a un totale di tre motorizzazioni diverse.
Cosa resta agli altri
Per gli altri competitor rimane la possibilità di utilizzare moto con differenti motori e pacchetti aerodinamici, a patto che siano stati omologati nel 2020. Per quanto riguarda l'aerodinamica, ogni casa somma ai pacchetti già depositati una nuova opzione 2021. Nei test inoltre i costruttori – come ha già fatto Suzuki- possono provare motori differenti da utilizzare nel 2022, ma non sarà loro consentito di farlo nei weekend di gara, nemmeno nelle prove libere.
Aprilia ha un vantaggio
Il costruttore italiano ha un "bonus", si tratta di spenderlo. La casa di Noale rimane l'unico costruttore che gode di concessioni, per cui potrà usare ben “9 motori nel corso dell'anno e non dovranno comunicarmi di che specifiche si tratta”. Sono ben 4 motori in più rispetto agli avversari, senza limite di sviluppo, mentre per quanto riguarda l'aerodinamica invece “dovranno sottostare alle regole generali, quindi iniziare con l'opzione 2020, più la possibilità di omologare un nuovo kit nel corso della stagione”.
Proprio sui propulsori Aprilia deve recuperare il gap maggiore rispetto alla concorrenza, una carenza di cavalli che va superata per puntare finalmente al primo podio dal ritorno in MotoGP.
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