MotoGP 2018, Marquez: “Dovizioso mi ha reso i corpo a corpo più difficili”
MotoGP news – Subito dopo aver vinto il settimo titolo iridato, Marc Marquez si è raccontato in un'intervista in cui ha affrontato i temi salienti del momento. Lo spagnolo ha parlato dell'avversario Andrea Dovizioso, di come sarà avere Jorge Lorenzo come compagno di squadra, di come vorrebbe essere ricordato e di cosa gli manca: "Comportarmi come un ragazzo normale"
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"La testa è tutto"
Ha vinto sette titoli mondiali e ha soli 25 anni. Stiamo parlando di Marc Marquez che alla guida della Honda è pressoché imbattibile. Lo spagnolo ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport dove ha raccontato quale sport avrebbe fatto, se non fosse diventato “Marc Marquez”: “Ho sempre avuto la curiosità di sapere com'è essere calciatore, convivere con altri campioni in uno spogliatoio. Noi piloti in fondo siamo soli, mentre in un insieme di sportivi di quel livello c'è sicuramente una guerra di ego e mi ha sempre intrigato capire se il gruppo esiste davvero”. Dallo scorso anno abbiamo assistito a grandi duelli tra Marquez e Dovizioso e di lui ha detto: “Lui ha tanta fiducia in se stesso. Nella sua carriera c'è stato chi lo batteva, ma ora ha trovato in Ducati il luogo dove poter vincere e lo sta facendo, migliorando sempre. Ha una fiducia in se stesso fondamentale per uno sportivo, da lui ho imparato questo. È quello con cui ho combattuto di più e per più tempo consecutivo. Negli ultimi due anni ci siamo sfidati direttamente quasi a ogni gara, è quello che mi ha reso i corpo a corpo più difficili”.
Dal prossimo anno la sfida sarà anche quella di avere Jorge Lorenzo nello stesso box: “Ognuno ha il proprio carattere, le proprie idee e le difende. L'ho chiamato dopo l’episodio di Aragon perché parlando la gente si chiarisce: lui difendeva il suo punto di vista, io il mio, ma volevo sapere come stava, la rivalità in pista è una cosa, ma fuori saremo compagni. La chiave è la pista. Se vai forte, fuori hai la forza per gestire tutto il resto. Se non sei veloce, puoi dire quel che vuoi ma non puoi far nulla”. La parte del corpo di cui va più orgoglioso è: “La testa. È tutto. Puoi avere un gran fisico, ma se la testa non è al 100% non funzioni”.
Marquez corre da 11 anni e non nasconde di vivere a volte momenti non facili: “Non puoi essere costantemente motivato: hai gare migliori e altre peggiori, momenti che ti senti imbattibile e altri in cui sei pieno di dubbi. Serve l'equilibrio e qual è la migliore medicina per riuscirci? Vincere o salire sul podio, ricarichi le pile. Arrivi a casa che è come se non avessi corso”. Sull’importanza dei piloti ha detto: “Più che per i titoli, i piloti si ricordano per lo stile e il carattere che hanno mostrato in pista. A distanza di anni si parla più di Mamola che di chi ha vinto uno o due Mondiali. Quando "salvo" una caduta spero sempre che mi abbiano ripreso per rivederla”. La cosa che gli manca di più è: “Non potermi comportare come un ragazzo normale. Mi è costato parecchio nel 2014 e 2015. Io sono molto sociale, vorrei stare più in mezzo alla gente”.
Non perdetevi il GP della Malesia, cliccate qui per vedere gli orari diretta TV su Sky e in differita su TV8.
Ha vinto sette titoli mondiali e ha soli 25 anni. Stiamo parlando di Marc Marquez che alla guida della Honda è pressoché imbattibile. Lo spagnolo ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport dove ha raccontato quale sport avrebbe fatto, se non fosse diventato “Marc Marquez”: “Ho sempre avuto la curiosità di sapere com'è essere calciatore, convivere con altri campioni in uno spogliatoio. Noi piloti in fondo siamo soli, mentre in un insieme di sportivi di quel livello c'è sicuramente una guerra di ego e mi ha sempre intrigato capire se il gruppo esiste davvero”. Dallo scorso anno abbiamo assistito a grandi duelli tra Marquez e Dovizioso e di lui ha detto: “Lui ha tanta fiducia in se stesso. Nella sua carriera c'è stato chi lo batteva, ma ora ha trovato in Ducati il luogo dove poter vincere e lo sta facendo, migliorando sempre. Ha una fiducia in se stesso fondamentale per uno sportivo, da lui ho imparato questo. È quello con cui ho combattuto di più e per più tempo consecutivo. Negli ultimi due anni ci siamo sfidati direttamente quasi a ogni gara, è quello che mi ha reso i corpo a corpo più difficili”.
Dal prossimo anno la sfida sarà anche quella di avere Jorge Lorenzo nello stesso box: “Ognuno ha il proprio carattere, le proprie idee e le difende. L'ho chiamato dopo l’episodio di Aragon perché parlando la gente si chiarisce: lui difendeva il suo punto di vista, io il mio, ma volevo sapere come stava, la rivalità in pista è una cosa, ma fuori saremo compagni. La chiave è la pista. Se vai forte, fuori hai la forza per gestire tutto il resto. Se non sei veloce, puoi dire quel che vuoi ma non puoi far nulla”. La parte del corpo di cui va più orgoglioso è: “La testa. È tutto. Puoi avere un gran fisico, ma se la testa non è al 100% non funzioni”.
Marquez corre da 11 anni e non nasconde di vivere a volte momenti non facili: “Non puoi essere costantemente motivato: hai gare migliori e altre peggiori, momenti che ti senti imbattibile e altri in cui sei pieno di dubbi. Serve l'equilibrio e qual è la migliore medicina per riuscirci? Vincere o salire sul podio, ricarichi le pile. Arrivi a casa che è come se non avessi corso”. Sull’importanza dei piloti ha detto: “Più che per i titoli, i piloti si ricordano per lo stile e il carattere che hanno mostrato in pista. A distanza di anni si parla più di Mamola che di chi ha vinto uno o due Mondiali. Quando "salvo" una caduta spero sempre che mi abbiano ripreso per rivederla”. La cosa che gli manca di più è: “Non potermi comportare come un ragazzo normale. Mi è costato parecchio nel 2014 e 2015. Io sono molto sociale, vorrei stare più in mezzo alla gente”.
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