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Intervista al DottorCosta: il “miracolo” di Valentino, il litro di sangue di Zanardi. E il Sic…

Claudio Costa è stato per anni l’angelo custode dei piloti, in pista e fuori, oggi è in pensione ma i ricordi sono ancora vividi

Fondatore della Clinica Mobile, il dottor Claudio Costa si è preso cura del fisico e dell'anima dei piloti per circa 40 anni, entrando così nella storia del motociclismo. Senza di lui alcune imprese non si sarebbero potute realizzare e le ha ricordate in una lunga intervista al Corriere della Sera.

Valentino Rossi, carriera salvata

Il Dottor Costa prima si prese cura di Graziano Rossi, che salvò con un massaggio cardiaco dopo una caduta a Imola, poi il passaggio di testimone con Valentino: “Quando correva in 125, un brutto incidente in auto con Graziano gli causò un forte trauma cranico. I medici misero in dubbio che potesse proseguire la carriera. Lo portai a Villa Serena, una casa di cura a Forlì. Studiammo il suo cervello, prezioso e meraviglioso: 'Per me può correre già domenica in Indonesia', dissi alla madre. Salimmo insieme sull’aereo, vinse la gara: “Mai avrei pensato di farcela – raccontò – il dottor Costa è riuscito non solo a curarmi ma a convincermi”. Le imprese con il pesarese proseguirono: “A Le Mans, nonostante una spalla malandata, fece la pole in qualifica e in gara arrivò secondo a pochi millesimi da Lorenzo. Al Sachsenring, malgrado la febbre a 40, finì davanti a tutti”. Il rapporto tra i due poi si è incrinato e Costa ancora se ne rammaricai: dopo la terribile caduta al Mugello in cui Rossi rimediò la frattura scomposta ed esposta di tibia e perone, rifiutò le cure della Clinica Mobile: "È una ferita ancora aperta perché sbagliai io, da medico."

Simoncelli, e quell'asciugamano...

Non era a Sepang, quel maledetto 23 ottobre 2011 quando morì Marco Simoncelli: “Se avessi trascorso con lui gli attimi prima della gara probabilmente le cose sarebbero andate diversamente. Non mi riferisco a un fatto medico, chi lo ha assistito ha fatto più dell’impossibile. Ma sono una persona molto superstiziosa e sulla linea della partenza Marco aveva l’asciugamano alla rovescia. Questa cosa non l’avrei potuta ignorare. Quell’asciugamano Paolo, suo padre, lo bruciò”.

Zanardi: "Sta correndo la gara più bella"

A proposito di grandi campioni, ha parlato anche di Alex Zanardi: “Ci conoscemmo che correva con la Lotus, venne da me per curare delle fratture al piede: se sono qui non è per sapere cosa ho, ma perché domenica devo correre a Hockenhein. Presi la valigia e partii con lui”. E dell'incidente in cui perse le gambe: "Ricordo la telefonata della moglie. Mi precipitai in macchina e arrivai a Berlino. Alex era in terapia intensiva, lo portarono al pronto soccorso con meno di un litro di sangue in corpo. Seduto vicino al letto, iniziai a parlargli, sapendo che avrebbe sentito la mia voce. Oggi invece sta correndo la gara più bella e importante della sua vita. Solo un corpo forte come il suo può resistere in quelle condizioni”.

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