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L’incredibile Vespa da guerra che sparava col cannone

È esistita veramente, era destinata alla Legione Straniera ed è una delle avventure più curiose vissute dallo scooter più famoso del mondo. Questa è la sua storia

La Vespa col cannone non esce da un fumetto di guerra né dalla fantasia di un regista: è esistita veramente ed è una delle “variazioni sul tem” più curiose  dello scooter più famoso del mondo, quello disegnato da Corradino d’Ascanio per il diporto. 

Qui la storia della Vespa PX.

Nata per le Troupes Aéro Portées

Lo strano oggetto si chiama Vespa TAP, dove la sigla sta per Troupes Aéro Portées, Truppe Avio-Portate, perché era stata progettata per i paracadutisti della Legione Straniera. Dopo la Seconda Guerra Mondiale il colonialismo stava finendo e la Francia combatteva in Asia e in Africa cercando di conservare i propri domini. È in questa situazione che nacque il folle progetto di un veicolo leggero e di piccole dimensioni in grado di trasportare un cannone anticarro e le relative munizioni, da paracadutare dietro le linee nemiche in modo da avvicinarsi ai blindati degli avversari e colpirli di sorpresa. 

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Nelle intenzioni dei progettisti Vespa e cannone dovevano essere paracadutati dietro le linee nemiche

La Vespa costava meno delle rivali

Il Ministero della Guerra Francese indisse una gara d’appalto alla quale parteciparono diversi costruttori, e a vincerla fu la Vespa. Sconfisse la concorrenza di Mors, Jonghi, Peugeot, Motobecane, Valmobile e soprattutto del 250 cm³ di Bernardet, in grado di affrontare guadi con l’acqua all’altezza della sella e trainare un piccolo cannone, ma troppo costoso: 250.000 franchi contro i 165.000 della Vespa proposta da ACMA (Ateliers de Construction Motocycles et Automobiles), l’azienda di Fourchambault sur la Nièvre fondata da Piaggio in Francia per produrre e vendere i suoi veicoli senza costi doganali. Una cifra comunque elevatissima, leggermente superiore al prezzo di una FIAT 500: l’equivalente in franchi di 500.000 lire contro le 490.000 lire dell’auto che mise l’Italia su quattro ruote.

Una special da guerra

D’altronde era molto più di una Vespa normale, come normale non era l’uso per il quale era prevista. Quindi la scocca in lamiera d’acciaio venne rinforzata da tutte le parti, vennero aggiunte protezioni per il carter motore, per la marmitta e la parte inferiore del telaio che comunque in fuoristrada toccava sotto troppo facilmente, per cui venne dotato di due strisce paracolpi. Vennero aggiunti tubi paracolpi anche per scudo e fiancate, così come venne saldato un robusto portapacchi davanti allo scudo, sul quale venivano caricate il treppiede del cannone e il relativo sistema di puntamento.

Il cannone era americano

E poi la parte più importante: un cannone americano senza rinculo modello M 20 da 75 mm, in grado di forare una corazza di 102 mm di spessore. Veniva infilato sotto la sella dove veniva bloccato da un incastro, attraversava tutto lo scooter e si infilava in una sagomatura dello scudo nella quale veniva bloccato da un morsetto. Il veicolo non era pensato per sparare da bordo: bisognava scaricare il cannone e montarlo sul treppiede, operazione un po’ macchinosa ma inevitabile. Per la verità durante le prove di collaudo si provò anche a sparare da bordo per evitare il trasporto del pesante treppiede, ma il tentativo non dette risultati soddisfacenti.

Pesava parecchio

Il peso del resto è sempre stato il problema principale della Vespa da guerra: 115 kg del veicolo nudo, ai quali se ne aggiungevano 52 del cannone, 60 kg per i sei proiettili appesi ai lati, 28 kg per il treppiede e il congegno di puntamento: in totale 255 kg che non sono pochi, per di più con la sella altissima da terra – 890 mm – e totalmente priva di imbottitura perché era stato necessario trovare spazio al cannone. Per gestire il bestione un motore che non era il 150 cm³ a quattro marce della Vespa GL di serie, da cui la TAP era derivata, ma un 125 cm³ a due tempi sovra-alesato da 54 a 58,5 mm per arrivare alla cilindrata di 145,2 cm³, con il cambio a tre marce e la miserabile potenza di 6,1 CV.

Praticamente inguidabile

Se vi viene il dubbio che il mastodonte fosse impegnativo, sappiate che Didier Griveau, figlio di un operaio ACMA che effettuò una parte dei collaudi, ci ha raccontato che secondo suo padre quella Vespa con il cannone montato era inguidabile. Eppure il progetto venne portato avanti ugualmente e nel 1956 ne venne costruita una prima serie di 500 esemplari, seguita tre anni dopo da altri 200 pezzi leggermente modificati: nella versione 1959 c’era un arresto per lo sterzo mentre in quella precedente il manubrio poteva girare fino ad avere la ruota perpendicolare al senso di marcia; era stata leggermente modificata la griglia del fanale anteriore e la sella leggermente abbassata. Incredibilmente nessuna modifica per rendere la guida un po’ più agevole.

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Alla fine le Vespa TAP furono usate dai soldati per lo più in Francia e per fare banali commissioni...

Faceva la guerra senza cannone

La Vespa da combattimento usciva nel colore verde oliva dell’esercito francese ma dei 700 pezzi prodotti ne andarono in guerra sì e no un centinaio, e senza cannone. Agile quanto un camion a rimorchio, non poteva essere impiegata sui terreni di guerra come avrebbe voluto chi aveva scritto il capitolato della gara d’appalto. L’unica occasione nella quale la Vespa TAP venne usata in ambito bellico fu la guerra d’Algeria, combattuta fra il 1954 e il 1962, ma non ci sono immagini né testimonianze di un uso con il cannone. Le uniche foto in cui compare in azione vennero realizzate in un campo d’addestramento, durante una dimostrazione.

In Algeria usata per i rastrellamenti

In Algeria le Vespa TAP vennero impiegate dal 1e REP (Régiment Étranger de Parachutistes), che faceva parte della 10e DP (Division Parachutiste), e dal 2e REP della 25e DP, i quali effettuarono soprattutto operazioni di rastrellamento e dunque le usarono solo per spostarsi. Il peso e le difficoltà di guida, le ruote piccole e le sospensioni a corsa ridotta inadatte ai terreni sterrati, non avrebbero consentito il trasporto dei cannoni, che probabilmente nemmeno vennero spediti in Africa. Finita la guerra, alcuni veicoli rimasero in Algeria, gli altri tornarono in Francia e assieme al resto del lotto finirono nelle caserme, tutt’al più impiegati per le ordinarie commissioni o in qualche caso riverniciati di blu per essere assegnati all’Armée de l’Air, l’aviazione, o di rosso per i pompieri.

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Le TAP furono usate in Algeria come supporto per i rastrellamenti 

Pronte per la crisi di Suez

In più una decina di veicoli vennero ridipinti nello stesso colore sabbia usato dalle truppe britanniche, perché avrebbero dovuto essere impiegati nella Opération Mousquetaire, la crisi del canale di Suez; all’ultimo momento, quando i veicoli erano già stati pronti, venne deciso di mandare solo i paracadutisti e non anche gli scooter, che ricevettero il terzo strato di vernice per riportarli al verde dei francesi. Questo dette origine a una ridottissima serie ancora più ricercata dai collezionisti. Nelle foto compare anche uno di questi ultimi scooter, proprietà del collezionista Carmelo Chiaramida che ha collaborato alle nostre ricerche.

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Ecco la Vespa Tap di Carmelo Chiaramida

Ne sono rimaste 90

Dopo qualche anno in cui vennero impiegate per effettuare molto meno gloriose commissioni di caserma, buona parte delle Vespa dei legionari vennero demolite e le altre svendute. Oggi ne sono state censite all’incirca 90 e in Belgio il collezionista Didier Bailly è presidente del Vespa Club Faugnes Couvin e del Registre Historique TAP, possiede sei Vespa TAP e organizza raduni ai quali hanno partecipato molti ex paracadutisti e soldati della Legione Straniera che l’avevano guidata.

Al tempo in cui erano in servizio quegli scooter erano considerati un bidone perché assolutamente inadatti allo scopo; oggi per acquistarne uno, ammesso che troviate chi lo voglia vendere, ci vogliono circa 40.000 €. 

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