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Kawasaki Z 900 RS SE, ecco quanto fa e quanto consuma

Sotto le linee vintage la RS nasconde una moto moderna con prestazioni elevate. Ecco cosa abbiamo registrato quando è stata sottoposta ai rilevamenti del nostro Centro Prove

Chi ha vissuto gli anni ‘70 non può restare indifferente di fronte alla Kawasaki Z 900 RS, reincarnazione della gloriosa Z1 Super4 del 1972. La ricorda in tutti gli aspetti, soprattutto la versione SE (Special Edition) caratterizzata dalla livrea gialla/nera/oro che richiama quella della “nonna”. Sotto però c’è una moto moderna con prestazioni moderne. Ecco cosa abbiamo registrato quando è stata sottoposta ai rilevamenti del nostro Centro Prove.

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Potenza e Coppia

Potenza massima: 103,3 CV alla ruota

Coppia massima: 94,4 Nm

Potenza discreta, un tiro in basso formidabile. Sono le caratteristiche ideali per una moto da godere tra le curve e cavarsela bene in città. 

Velocità massima e accelerazione

Senza un minimo di protezione dall’aria non sarebbe il caso di chiedere una velocità superiore. L’accelerazione è da divertirsi.

Velocità massima: 210,7 km/h

Accelerazione 0-400 metri: 11,90 secondi

Accelerazione 0-1000 metri: 23,00 secondi

Accelerazione 0-100 km/h: 3,65 secondi 

Consumi

Valori nella media di categoria, con una aerodinamica più evoluta sarebbe facile migliorare ancora.

In autostrada: 18,2 km/l

Uso extraurbano: 25,3 km/l

A 90 km/h: 23,6 km/l

A 120 km/h: 20,0 km/l

Il serbatoio da 17 litri garantisce una buona autonomia, si può restare in sella parecchio prima di dover fare rifornimento: 340,6 km a 120 km/h.

Peso

203,5 kg

Un buon risultato rispetto alla media di categoria.

Sotto il vestito c’è una naked sportiva

Dietro l’apparenza c’è una moto derivata dalla Z 900 moderna, la naked con linee spigolose. Il motore è lo stesso quattro cilindri in linea di 948 cm³ raffreddato a liquido, con distribuzione doppio albero a camme in testa a 16 valvole e alimentazione a iniezione elettronica con quattro corpi far fallati di 35 mm Ø; il tuning però è differente perché qui è stata ricercata una coppia più vigorosa ai bassi regimi e ne è venuto fuori un capolavoro: un motore tanto elastico da riprendere senza esitazioni anche in sesta marcia da poco più di 1500 giri/minuto, fluido fino ai 5000 giri/minuto e poi capace di scatenarsi con un gran bell’allungo che va ben oltre i 10.000 giri/minuto della linea rossa. Piacevole per andarci a spasso, entusiasmante se si vuole qualcosa di più. Con l’accompagnamento della musica che esce dallo scarico quattro in uno, compatto e discreto nelle forme ma con una voce che trasmette emozione.

Il cambio a sei marce è rapportato giusto tranne che per la sesta un po’ lunga, molto bene la frizione assistita e con antisaltellamento, pastosa e morbida da azionare.

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Posizione di guida perfetta

La posizione di guida è quella di una naked sportiva nella quale sella, pedane e manubrio sono al posto giusto, cioè permettono di muoversi bene e non costringono in posizioni scomode. È una moto con la quale andare a spasso tra le curve è piacevole, se volete alzare un filo il ritmo conviene portare un po’ avanti il busto per dare maggiore carico all’avantreno. La sella con la stessa caratteristica impuntura della progenitrice lascia un buono spazio anche al passeggero, però lo stile anni ‘70 ha portato a non avere maniglie alle quali esso possa aggrapparsi, ma soltanto una precaria cinghia di pelle.

La SE è super dotata

Per l’edizione speciale componentistica speciale: la versione SE è dotata di sospensioni e freni di alto livello. La forcella a steli rovesciati di 41 mm Ø è regolabile nel freno in compressione, in estensione e nel precarico molla; dietro c’è un unico ammortizzatore Öhlins 546 a gas completamente regolabile, con leveraggi progressivi, sistemato in posizione orizzontale. Sono leggermente rigide ma garantiscono un eccellente smorzamento e un altrettanto eccellente controllo della moto. Allo stesso livello anche l’impianto frenante: all’anteriore due dischi Brembo semi flottanti di 300 mm Ø con pinze Brembo M4.32 monoblocco a quattro pistoncini con fissaggio radiale, al posteriore un disco di 250 mm Ø con pinza a singolo pistoncino. Garantiscono decelerazioni da sportiva senza compromessi, con l’unico limite di un ABS tarato in maniera fin troppo prudenziale.

Ok pure per la città

La Z 900 RS all’occorrenza se la cava benone anche in città grazie a una sella non troppo alta da terra e a un raggio di sterzo contenuto, le doti di agilità sono buone e il generoso tiro in basso del motore facilita la vita. Peccato che scaldi abbastanza.

All’insegna del vintage non è stato dato troppo spazio all’elettronica: acceleratore a cavo e nessuna possibilità di cambiare mappatura motore, però ci sono il controllo di trazione regolabile su due livelli e disinseribile, e l’ABS che peraltro è imposto dalla legge. Vintage anche il cruscotto con i due “orologi” circolari, separati però da un piccolo display prodigo di informazioni.

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