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Ducati cross, cresce l'attesa. Ma non è la prima volta: ecco tutte le "rosse" da offroad

Il debutto della 450 da cross che avverrà quest’anno sarà epocale, ma non si tratta di una “prima” assoluta. Nella storia della Casa di Borgo Panigale qualche uscita in fuoristrada c’è già stata. Ecco tutta la storia

Sul fatto che fino ad ora Ducati sia stata un marchio prettamente stradale ci sono ben pochi dubbi, ma il debutto della 450 da motocross che avverrà quest’anno non sarà una “prima” assoluta. Nella storia della Casa di Borgo Panigale qualche timida uscita in fuoristrada c’è già stata. Il primo passo furono due moto a quattro tempi costruite in serie ma sono modelli che hanno avuto un’importanza marginale. Si tratta delle 175 e 200 Motocross (qui sotto) allestite modificando la versione stradale “T”, che sta per “turismo”, e vennero vendute solo sul mercato americano in versione da gara e da regolarità, dove peraltro ebbero un buon successo.

 

La R/T negli anni 70

Successivamente fu la volta della 450 R/T monocilindrica, prodotta dal 1970 al 1973 su richiesta dell’importatore statunitense Berliner. Anche questa non una moto specializzata quanto piuttosto una “tuttoterreno”: R/T sta proprio per Road and Trail, cioè strada e sentiero. Ne vennero prodotti anche una trentina di esemplari con il motore 350 cm³, alcuni dei quali con le valvole richiamate dalle tradizionali molle invece che Desmo. Su tutte le 450 invece c’era il comando della distribuzione desmodromico. La maggior parte delle R/T vennero vendute in America e in versione da gara, cioè con lo scarico libero e senza fanali; quelle per l’Europa avevano silenziatore e impianto di illuminazione ma furono prodotte in numeri talmente modesti che invece di fare una omologazione specifica venne sfruttata quella della Scrambler; sul libretto di circolazione però risultavano i dati di quest’ultima, con alcuni errori come la ruota anteriore indicata di 18” invece che di 21” e il peso di 134 chili mentre era di 128.

 

Alla Sei Giorni male, bene nella Baja

Alcuni esemplari di questo moto vennero preparati per la Sei Giorni di Regolarità del 1971, ci corse la squadra italiana; restavano però l’adattamento di una moto stradale e in fuoristrada erano impegnative sia per il modesto tiro in basso del propulsore, sia per il peso e la ridotta escursione delle sospensioni. Erano decisamente più adatte agli sterrati scorrevoli dei deserti americani, dove nel 1969 Doug McClure aveva ottenuto il successo nella Baja 500 in sella a una Desmo 350, risultato che aveva spinto Berliner a chiedere la produzione della R/T.

La 125 per la moda

L’impegno maggiore di Ducati in fuoristrada però è stato tra il 1977 e il 1978: in quegli anni andavano a ruba le 125 regolarità a due tempi e nel 1974 venne messo in produzione un modello che si chiamava proprio 125 Regolarità, ma non era alla altezza delle rivali: lunga, pesante ed esteticamente nemmeno troppo riuscita.

 

...e poi arriva Forni

Così per darle un po’ di appeal venne decisa la partecipazione alle gare di motocross in forma ufficiale con Italo Forni, il pilota italiano più amato del momento e fresco vincitore del titolo tricolore 500 con la Husqvarna. Nel reparto corse i ”terraioli” erano soltanto tollerati ma la simpatia di Forni fu un buon legante. La moto venne ricostruita quasi totalmente, però erano i tempi della gestione EFIM e il budget era più che risicato. Appoggiandosi agli amici saltarono fuori un nuovo telaio, sospensioni e componentistica ma il motore restava in debito di cavalli. La svolta con l’arrivo del nuovo modello di serie Six Days, derivato dall’esperienza delle corse: nuovo telaio, nuove sospensioni, estetica di gran lunga più convincente e un motore profondamente rivisto, cioè con più cavalli. La moto cominciava a ben figurare ma ebbe un mucchio di problemi di gioventù e fu costretta a ritirarsi la maggior parte delle volte. «Credo di avere finito cinque o sei gare nei primi cinque, nei due anni – ricorda Forni –, ma sempre con piazzamenti inferiori a quelle che erano le nostre aspettative. Però a fine ‘77 cominciammo a fare qualche partenza in testa, qualche giro davanti. A metà ‘78 la Ducati 125 era competitiva, non dico che potesse lottare ad armi pari con le altre ma era... difendibile».

 

Un incidente e poi lo stop

Si poteva incominciare a sperare in qualche risultato, invece Italo ebbe un brutto incidente mentre girava in moto su strada e si fratturò malamente la gamba destra. Senza il suo uomo di riferimento il programma si arenò e le ruote tassellate sparirono dal Reparto Esperienze. Delle due 125 di produzione in totale erano stati venduti 3800 esemplari.

A onor del vero uscirono da Borgo Panigale anche i motori che corsero e vinsero la Parigi-Dakar per molti anni, ma le moto venivano allestite a Varese e avevano il marchio Cagiva. Ma questa è un’altra storia…

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