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10 moto rivoluzionarie che hanno rotto gli schemi

Il mondo delle moto ha visto modelli che hanno osato sfidare le convenzioni e introdurre innovazioni significative, cambiando il modo di intendere le due ruote. Noi ne abbiamo scelte dieci a partire dagli anni 70

1. Honda CB 750 Four (1969): La democratizzazione delle quattro cilindri

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La Honda CB 750 Four ha segnato un'epoca, introducendo per la prima volta su una moto di serie il motore a quattro cilindri in linea trasversale. Questa configurazione, che fino ad allora era riservata alle moto da corsa, offriva numerosi vantaggi in termini di prestazioni, affidabilità e fluidità di marcia. La CB 750 Four ha democratizzato la tecnologia delle quattro cilindri, rendendola accessibile a un pubblico più ampio.


Specifiche Tecniche

  • Motore: Quattro cilindri in linea a quattro tempi da 736 cm3, con una potenza di 67 CV a 8.000 giri/min. Questo motore, raffreddato ad aria, era incredibilmente fluido e potente per l'epoca, e la sua affidabilità era leggendaria.
  • Telaio: Tubolare in acciaio, una soluzione classica e robusta, adatta alle caratteristiche della moto.
  • Sospensioni: Forcella telescopica all'anteriore e doppio ammortizzatore al posteriore, con una taratura confortevole per la guida su strada.
  • Freni: Disco all'anteriore e tamburo al posteriore. Il freno a disco anteriore era una novità per l'epoca, e rappresentava un importante passo avanti in termini di sicurezza.
  • Peso: 218 kg

La CB 750 Four ha avuto un impatto enorme sull'industria motociclistica, influenzando il design e la tecnologia delle moto per decenni. Il suo successo ha dimostrato che le quattro cilindri potevano essere affidabili, performanti e accessibili, aprendo la strada a una nuova era di motociclette.


2. Kawasaki 500 H1 (1969): L'era della potenza bruta

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La Kawasaki 500 H1 è stata una moto estrema, una vera e propria bomba su due ruote. Il suo motore a tre cilindri due tempi erogava una potenza impressionante per l'epoca, ma la sua ciclistica non era altrettanto evoluta, rendendola una moto difficile da controllare.

Specifiche Tecniche:

  • Motore: Tre cilindri in linea a due tempi da 498 cm3, con una potenza di 60 CV a 7.000 giri/min. Questo motore era un mostro di potenza, con un'erogazione brutale e una coppia elevata ai bassi regimi.
  • Telaio: In acciaio, relativamente semplice, non all'altezza delle prestazioni del motore.
  • Sospensioni: Forcella telescopica all'anteriore e doppio ammortizzatore al posteriore, con una taratura morbida che non riusciva a gestire la potenza del motore.
  • Freni: A tamburo, poco potenti e inadeguati alle prestazioni della moto.
  • Peso: Circa 195 kg a secco.


La H1 era una moto selvaggia, difficile da domare, ma il suo fascino era irresistibile. La sua potenza esagerata e il suo sound inconfondibile l'hanno resa una leggenda seppur senza mai abbandonare la nomea di moto “pericolosa”. 


3. Yamaha XT 500 (1976): L'enduro che ha fatto la storia

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La Yamaha XT 500 è stata una delle prime enduro monocilindriche di successo, una moto che ha aperto la strada a un nuovo modo di intendere il fuoristrada. La sua leggerezza e maneggevolezza furono all’epoca qualcosa di nuovo nel panorama motociclistico e aprì nuove proposte di di intendere il viaggio in moto.

Specifiche Tecniche:

  • Motore: Monocilindrico a quattro tempi da 499 cm3, che erogava una potenza massima di 32 CV a 6.500 giri/min. Il motore, raffreddato ad aria, era noto per la sua robustezza e la sua coppia ai bassi regimi, ideale per la guida in fuoristrada.
  • Telaio: Tubolare in acciaio, robusto e affidabile, progettato per resistere alle sollecitazioni della guida in fuoristrada.
  • Sospensioni: Forcella telescopica all'anteriore e un doppio ammortizzatore al posteriore.
  • Freni: Disco all'anteriore e a tamburo al posteriore.
  • Peso: 138 kg.


La XT 500 ha aperto nuove frontiere per i motociclisti, dimostrando che era possibile viaggiare in lungo e in largo, anche su terreni impervi, con una moto affidabile e performante. Il suo successo ha contribuito a diffondere la passione per i viaggi in moto e per l'esplorazione.


4. BMW R 80 G/S (1980): La pioniera delle crossover

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La BMW R 80 G/S è stata una vera pioniera, aprendo la strada a un nuovo segmento di mercato: le crossover. Prima del suo arrivo, le moto erano generalmente divise in due categorie distinte: le stradali, progettate per il comfort e la velocità su asfalto, e le fuoristrada, pensate per affrontare terreni accidentati. La R 80 G/S ha sfidato questa dicotomia, combinando la robustezza di una moto da enduro con la versatilità necessaria per affrontare lunghi viaggi su strada.

Specifiche Tecniche:


  • Motore: Bicilindrico boxer a quattro tempi da 797 cm3, con una potenza di 50 CV a 6.500 giri/min. Questo motore, raffreddato ad aria, era noto per la sua affidabilità e la sua erogazione di potenza fluida e progressiva, ideale sia per l'off-road che per la guida su strada.
  • Telaio: Tubolare in acciaio, robusto e leggero, progettato per resistere alle sollecitazioni della guida fuoristrada.
  • Sospensioni: Forcella telescopica all'anteriore e monobraccio al posteriore, con un'escursione generosa per garantire comfort e stabilità su qualsiasi terreno.
  • Freni: Disco all'anteriore e tamburo al posteriore. All'epoca, il freno a tamburo posteriore era ancora comune sulle moto da enduro, e la R 80 G/S non faceva eccezione.
  • Peso: 189 kg. Relativamente leggero per una moto della sua categoria, il peso contenuto contribuiva alla sua agilità e maneggevolezza.


La R 80 G/S ha avuto un impatto enorme sul mercato, ispirando una nuova generazione di motociclette in grado di affrontare qualsiasi tipo di percorso. Il suo successo ha dimostrato che esisteva una domanda per moto versatili, capaci di combinare le caratteristiche di diverse categorie.


5. Suzuki GSX-R 750 (1985): La prima sportiva moderna

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La Suzuki GSX-R 750 è stata una pietra miliare nella storia delle moto sportive. Ispirata alle moto da corsa, ha introdotto soluzioni tecniche innovative, come il telaio in alluminio abbinato a un motore iperperformante. Fu, in sostanza la prima moto a riflettere nella produzione di serie tanto del know how proveniente dalle corse.


Specifiche Tecniche:

  • Motore: Quattro cilindri in linea a quattro tempi da 749 cm3, con una potenza di 106 CV a 10.500 giri/min. Questo motore, raffreddato ad aria e olio, era un capolavoro di ingegneria, con una potenza elevata e un'erogazione aggressiva.
  • Telaio: In alluminio, una soluzione innovativa per l'epoca, che ha permesso di ridurre il peso e aumentare la rigidità torsionale.
  • Sospensioni: Forcella rovesciata all'anteriore e monoammortizzatore al posteriore, con una taratura sportiva che garantiva una tenuta di strada eccezionale.
  • Freni: Doppio disco all'anteriore e disco singolo al posteriore
  • Peso: 176 kg.


La GSX-R 750 ha stabilito un nuovo standard, combinando prestazioni elevate, leggerezza e maneggevolezza. Il suo successo ha influenzato profondamente il design e la tecnologia delle sportive degli anni successivi.


6. Honda NSR 125 (1988): la prima vera naked 

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La Honda NSR 125 è stata la moto sportiva che ha fatto sognare generazioni di giovani motociclisti. In un'epoca in cui le 125 sportive erano spesso poco più che dei ciclomotori elaborati, la NSR si distingueva per le prestazioni elevate, il  design accattivante e la  tecnologia avanzata.

Specifiche Tecniche:

  • Motore: Monocilindrico a due tempi da 124 cm3, con una potenza di circa 31 CV a 11.000 giri/min. Questo motore, raffreddato a liquido e dotato di valvola allo scarico (nella versione SP), era un piccolo gioiello di tecnologia, capace di spingere la NSR a velocità sorprendenti per la sua cilindrata.
  • Telaio: In acciaio, leggero e agile, progettato per la guida sportiva.
  • Sospensioni: Forcella telescopica all'anteriore e monoammortizzatore al posteriore, con una taratura sportiva che garantiva una buona tenuta di strada.
  • Freni: A disco sia all'anteriore che al posteriore, una soluzione avanzata per una 125 dell'epoca.
  • Peso: 112 kg.

La Honda NSR 125 è stata la moto sportiva che ha fatto sognare generazioni di giovani motociclisti, tra una selva di ottavo di litro carenate, ottenne successo, oltre che per le caratteristiche tecniche, proprio perché spogliata. Arrivò nel 1988 e di fatto inventò le naked: moto ad alte prestazioni con telaio e motore ben in vista. Ben prima della Monster.
 


7. Ducati Monster (1993): La naked che ha cambiato tutto

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Anche se la prima naked, a nostro parere, è la Honda NSR 125, non si può negare che la Ducati Monster sia una moto che fin dalla sua presentazione ha infranto di versi primati. Innanzitutto è stata la prima vera nuda di grossa cilindrata, e poi è la prima moto  di sostanza in un periodo in cui le naked erano considerate solo dei ripieghi economici di una moto sportiva. La Monster, disegnata da Miguel Galluzzi, ha introdotto un nuovo linguaggio stilistico che ha fatto scuola. Il suo design essenziale, muscoloso e aggressivo ha conquistato il pubblico, trasformando la Monster in un'icona di stile e in un successo commerciale senza precedenti.

Specifiche Tecniche:

  • Motore: Bicilindrico a L a quattro tempi da 904 cm3, con una potenza di circa 80 CV. Raffreddato ad aria e dotato di distribuzione Desmodromica, questo motore offriva un'erogazione di potenza vigorosa e un sound inconfondibile.
  • Telaio: Traliccio in acciaio, un elemento distintivo delle Ducati, che contribuiva alla rigidità e alla maneggevolezza della moto.
  • Sospensioni: Forcella telescopica all'anteriore e monobraccio al posteriore, con una taratura sportiva che garantiva un buon compromesso tra comfort e prestazioni.
  • Freni: Doppio disco all'anteriore e disco singolo al posteriore, per una frenata sicura ed efficace.

La Monster, insomma, ha dato vita a un nuovo segmento di mercato, quello delle naked sportive, e ha influenzato profondamente il design delle moto degli anni successivi. Il suo successo non solo ha dimostrato che le moto naked potevano essere belle, performanti e desiderabili quanto le sportive carenate, ma ha anche contribuito in maniera significativa (alcuni dicono determinante) al risollevamento delle sorti commerciali di Ducati, che con le vendite della Monster (la 600 Dark su tutte) pose le prime basi per una crescita che nel giro di qualche decennio l'ha portata a dominare sia sui mercati, sia in MotoGP.


8. Ducati 916 (1994): L'Immortale Opera d'Arte

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La Ducati 916 è stata molto più di una semplice moto: è stata un'icona di stile e prestazioni, un'opera d'arte su due ruote che ha ridefinito il concetto di moto sportiva. Il suo design, firmato da Massimo Tamburini, era elegante, aggressivo e aerodinamico, con linee fluide e un codino affilato che sono diventati un punto di riferimento per tutte le sportive successive.

Specifiche Tecniche:

  • Motore: Bicilindrico a L a quattro tempi da 916 cm3, con una potenza di 114 CV a 10.500 giri/min. Questo motore, raffreddato a liquido e dotato di distribuzione Desmodromica, era un concentrato di potenza e tecnologia, capace di spingere la 916 a velocità elevate.
  • Telaio: Traliccio in acciaio, un elemento distintivo delle Ducati dell'epoca, che combinava leggerezza e rigidità torsionale.
  • Sospensioni: Forcella rovesciata all'anteriore e monobraccio al posteriore, componenti di alta qualità che garantivano una tenuta di strada eccezionale.
  • Freni: Doppio disco all'anteriore e disco singolo al posteriore, con pinze Brembo ad alte prestazioni per una frenata potente e modulabile.
  • Peso: 195 kg.


La 916 non ha solo conquistato le strade, ma anche le piste, dominando il campionato mondiale Superbike per anni. Il suo successo ha consolidato la reputazione di Ducati come costruttore di moto sportive di altissimo livello, e il suo design iconico continua a ispirare gli appassionati di tutto il mondo.


9. Yamaha R1 (1998): l'ingresso nell'era moderna

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La Yamaha R1 del 1998 ha segnato una svolta nel mondo delle supersportive. Con una potenza di quasi 180 CV, un peso piuma e un design aggressivo, ha alzato l'asticella delle prestazioni, diventando un punto di riferimento per le rivali.


Specifiche Tecniche:

  • Motore: Quattro cilindri in linea a quattro tempi da 998 cm3, con una potenza di 172 CV a 12.500 giri/min. Questo motore, raffreddato a liquido, era un concentrato di tecnologia, con una potenza specifica elevatissima e un'erogazione esplosiva.
  • Telaio: Doppio trave in alluminio, leggero e rigido, progettato per resistere alle sollecitazioni della guida sportiva.
  • Sospensioni: Forcella rovesciata all'anteriore e monoammortizzatore al posteriore, completamente regolabili, per adattarsi alle esigenze del pilota e alle condizioni della pista.
  • Freni: Doppio disco all'anteriore e disco singolo al posteriore, con pinze ad alte prestazioni per una frenata potente e modulabile.
  • Peso: 177 kg.

La R1 ha ridefinito il concetto di supersportiva, offrendo prestazioni da urlo e una ciclistica affilata. Il suo successo ha spinto gli altri costruttori a sviluppare moto sempre più potenti e sofisticate, dando inizio a una nuova era di competizione nel segmento delle supersportive.


10. Yamaha Tmax (2001): il primo maxiscooter da… corsa

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Non pensate si tratti di un infiltrato, perché lo Yamaha Tmax è sì uno scooter, ma più di molte altre moto ha aperto la strada a un nuovo segmento di mercato. 
 

Specifiche Tecniche:

  • Motore: Bicilindrico a quattro tempi da 499 cm3, capace di erogare una potenza massima di 44 CV a 7.500 giri/min.
  • Telaio: In alluminio.
  • Sospensioni: Forcella telescopica all'anteriore e un doppio ammortizzatore al posteriore.
  • Freni: Doppio disco all'anteriore e a disco singolo al posteriore.
  • Peso: 208 kg.

Il Tmax ha rotto gli schemi trasformando il concetto di scooter da puro e semplice “elettrodomestico” buono solo per i trasferimenti in tutta comodità, a vero e proprio missile terra aria. Le sue prestazioni da maxi moto, unite alla praticità di uno scooter, lo hanno reso un successo commerciale (in Europa e soprattutto in Italia).

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