Raffreddamento a liquido? No grazie, la storia del SACS Suzuki
Il raffreddamento ad aria/olio Suzuki fu introdotto a metà degli anni 80 e caratterizzò a lungo i prodotti della casa di Hamamatsu. Vediamo come funziona
Il sistema SACS (Suzuki Advanced Cooling System) fu ideato dall'ingegnere Etsuo Yokouchi e utilizza l'olio motore per il raffreddamento ispirandosi alle soluzioni tecniche utilizzate sugli aerei della Seconda Guerra Mondiale. I motori radiali infatti soffrivano di problemi di surriscaldamento e affidabilità, per superare questi limiti gli ingegneri aeronautici spesso utilizzavano getti d'olio puntati sul fondo dei pistoni per eliminare il calore in eccesso.
Allo stesso modo il SACS, oltre che per lubrificare le parti in movimento del motore, utilizza l’olio per raffreddare le aree del motore soggette a maggiore calore (come il cielo del pistone e la testa del cilindro). Per fornire abbastanza olio sia per il raffreddamento che per la lubrificazione, il sistema è dotato di una pompa a doppia camera, utilizzando il lato ad alta pressione per la lubrificazione delle parti meccaniche (albero motore, bielle, distribuzione), mentre il lato a bassa pressione e ad alto volume fornisce olio al circuito di raffreddamento.
Il motore inoltre è fittamente alettato, perché il raffreddamento è misto e l’aria gioca comunque un ruolo importante.
Il radiatore serve per raffreddare l'olio, i cilindri sono fittamente alettati per sfruttare anche il raffreddamento dell'aria
Il SACS ha il vantaggio di ridurre il numero di componenti meccanici, visto che si utilizza solo il sistema di lubrificazione e non c’è bisogno di un sistema separato per il raffreddamento. Questo contribuisce in modo significativo alla riduzione del peso del motore e dell'intera moto. Ad esempio, la GSX-R750 del 1985 era notevolmente più leggera rispetto alle concorrente: 176 kg contro i 230 kg della Kawasaki GPZ 900 R.
La semplicità e razionalità di costruzione era anche sinonimo di robustezza e infatti nelle competizioni di durata le Suzuki ottennero parecchi successi.
Svantaggi del sistema
Con l’aumento delle prestazioni dei motori sportivi il sistema SACS cominciò ad evidenziare dei limiti, la capacità di raffreddamento non era sufficiente a meno di non aumentare in maniera eccessiva la capacità del circuito dell’olio, in questo modo però si sarebbero vanificati i vantaggi per quel che riguarda le dimensioni (l’olio pesa…). La famiglia delle sportive GSX-R passò così al raffreddamento a liquido nel 1992, ma i motori SACS continuarono a vivere su moto meno estreme come le naked della famiglia Bandit.
Quando nel 2008 andò in pensione la GSX1400, calò il sipario sui motori raffreddati ad aria/olio nella gamma Suzuki. Però mai dire mai... nel 2020 un motore raffreddato ad olio è tornato su una Suzuki, in questo caso la Gixxer 250 e Gixxer SF250 che però non sono importate in Italia.
Le Suzuki più famose con il motore raffreddato ad olio
GSX-R750 (1985)
Il primo modello di produzione ad adottare il SACS. La GSX-R era notevolmente più leggera rispetto alle concorrenti dell'epoca, grazie al motore SACS e al telaio in alluminio.
GSX-R1100 (1986)
Modello di punta della casa di Hamamatsu con la stessa base della GSX-R750. Il motore da 1052 cm3 invia 20 litri di olio al minuto nella testata ed eroga una potenza massima di 130 CV. Anche il peso complessivo è ridotto: la 1100 sulla bilancia segna 197 kg, per un rapporto peso/potenza di 1,51kg/CV.
DR750S Big
Dotata di un grande motore monocilindrico da 750 cc, era leggera, compatta e aveva un baricentro basso, ottenendo un'eccellente stabilità e un'eccellente guidabilità su terreni accidentati.
Bandit 1200
"Bandit 1200" e la "Bandit 1200S" sono dotate di un motore da 1156 cm3 raffreddato ad olio con una potenza massima di 100 CV e un’erogazione piena a tutti i regimi.
GSX 1400
La GSX1400 è la moto con il motore di maggior cilindrata prodotta da Suzuki, il quattro cilindri è stato anche il primo motore raffreddato a olio a utilizzare un sistema di iniezione del carburante.