Perché l'Aprilia Tuareg vince i Rally? Guareschi ci racconta i segreti della nuova regina del deserto
Ha vinto per due anni di fila l'Africa Eco Race: tante le modifiche rispetto alla versione di serie, ma nella sostanza è la stessa moto che si trova oggi in vendita
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L'Aprilia Tuareg è una delle adventure di media cilindrata più apprezzata: è in produzione da tre anni ed è stata subito protagonista anche sui campi gara, dove ha vinto le ultime due edizioni dell'Africa Eco Race, con Jacopo Cerutti. La moto da gara è stata sviluppata fin dal 2022 dalla GCorse di Vittoriano e Gianfranco Guareschi, che all'inizio dell'avventura non immaginavano uno sviluppo di questo tipo. “Tutto è partito nel 2021 da una Moto Guzzi V85TT – spiega Vittoriano-. Hanno organizzato una prova del campionato italiano motorally a Pellegrino Parmense, non era ancora uscita la Tuareg. Abbiamo deciso di partecipare, ho chiamato Cecco [Francesco Montanari, ndr] e ci siamo buttati. Quando è arrivata la Tuareg ormai eravamo in ballo e abbiamo capito che era la moto giusta”.
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La “prima” Tuareg
Aprilia ha messo in commercio la Tuareg a inizio 2022. Al tempo, Yamaha era già avanti con il progetto Ténéré, portata in gara prima nell'italiano motorally e poi nell'Africa Eco Race. I Guareschi hanno fatto qualcosa di simile con Aprilia, anche se all'inizio l'avventura "desertica" non era in programma. “Ho chiamato in Aprilia e mi hanno dato la moto in uso, abbiamo corso il primo anno nell'italiano per capire cosa serviva sulla moto, cosa andava fatto. Banalmente siamo dovuti partire dai cerchi, perché la moto esce con i tubeless e cerchi tangenziali, abbiamo dovuto rifare anche i mozzi. All'inizio, grazie anche a Cecco [ride, ndr], ne abbiamo distrutti di cerchi, la moto arrivava con le ruote quadrate a fine gara”. Il lavoro sulle sospensioni è stato importante: i Guareschi si sono affidati a Ohlins. Hanno sostituito l'ammortizzatore posteriore e davanti anni rivisto l'idraulica, la forcella ha ricevuto cartucce dedicate. Più in generale si è iniziato a ragionare sulla distribuzione dei pesi in ottica racing.
L'avventura africana
Rivola mi ha chiamato: "Dobbiamo andare in Africa". Ho pensato? Chi è più matto, noi o loro?
Come tutte le avventure che si rispettano, c'è sempre una componente di sogno e lucida follia alla base del progetto. “Quando siamo arrivati all'Africa Eco Race avevamo già un anno di esperienza alle spalle. Mi ricordo quando Massimo Rivola ci ha comunicato la decisione. Ha semplicemente detto: dobbiamo andare in Africa. Ho pensato: ma sono più matti loro che lo vogliono fare o io che li ascolto?A quel punto mi sono detto: se andiamo, andiamo a fuoco!”.
Negli anni '80, Moto Guzzi aveva già partecipato ad alcune edizioni della Parigi-Dakar: prima tramite l'importatore francese, quindi con le moto preparate da Claudio Torri. Ma si trattava di esperimenti in un contesto di impegno artigianale. GCorse e Aprilia Racing hanno avuto un approccio diverso. “Abbiamo messo insieme 6mila chilometri di collaudi, gli stessi della distanza gara, prima di debuttare in Africa. La moto ha caratteristiche enduristiche di base già molto buone. La luce a terra è notevole e ci ha permesso di adottare sospensioni con una escursione di ben 290 millimetri. Per il resto si trattava soprattutto di bilanciare il peso al meglio tra anteriore e posteriore. Diciamo che la moto di serie è un po' leggera davanti, ma per la guida racing e le esigenze di Jacopo abbiamo portato più peso davanti, alleggerendo il posteriore. Ma poi quella è una scienza in continua evoluzione, perché per il deserto ci sono 30 chili di benzina da contare con il pieno e quelli ovviamente si sentono, nelle diverse condizioni di utilizzo, mano a mano che i serbatoi si svuotano. L'equazione perfetta è difficile da trovare”. Anche il telaio è stato modificato, con la realizzazione di un telaietto posteriore separato: una soluzione fondamentale per la moto gara.
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Elettronica? Sì grazie
Contrariamente a quanto si possa pensare, per fare una moto da gara non si prende tutta l'elettronica di serie e la si butta via, nemmeno nei rally. “Chiaramente non ci servono il traction control o l'abs, ma abbiamo iniziato subito a lavorare sull'elettronica, perché ci sono molte cose che possono tornare utili. Per esempio. La Tuareg ha l'acceleratore ride by wire, abbiamo modificato la progressione del comando per fornire al pilota la risposta che voleva. Possiamo intervenire sul freno motore, sull'antisaltellamento. Il primo anno abbiamo lavorato a due mappature specifiche. Noi veniamo dalla pista e forse ha influito anche la nostra formazione, siamo più abituati a lavorare sull'elettronica. Sappiamo che è un lavoro utile”.
Dalla 660 alla Rally
La Tuareg Rally di serie, presentata a EICMA 2024, è una moto che è nata dall'esperienza fatta in Africa e che a sua volta è servita come base per il prototipo ha corso nell'edizione 2025. “Abbiamo portato degli affinamenti alla prima versione. Già la Rally di serie è sensibilmente migliorata. Come detto prima, la distribuzione dei pesi è cambiata, più caricata in avanti. L'abbiamo ruotata verso il davanti e alzata dietro. E poi ha un manubrio più racing. Sono cambiamenti che anche l'utente non smaliziato può percepire. Il carattere del motore inoltre è più brillante. È migliorata la coppia, le masse volaniche sono diverse”. La Rally era riconoscibile anche a colpo d'occhio, con una linea più filante, un anteriore più snello. Ma GCorse è intervenuta soprattutto sotto pelle “con tanti piccoli affinamenti. Abbiamo risolto alcuni problemi di gioventù: abbiamo cambiato ulteriormente la taratura delle sospensioni – perché Jacopo è esigente ed è sempre alla ricerca di qualcosa, è giusto che sia così-, abbiamo modificato l'interasse, modificato i rapporti. Abbiamo migliorato il filtro dell'aria, è quello che salva il motore in Africa. Diciamo che la moto da vedere è quella, ma è cambiata. Il primo anno ci siamo concentrati sull'hardware, il secondo sul software”.
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Futuro da scrivere
Al momento esistono 6 esemplari di Tuareg in versione gara, ma in futuro potrebbero aumentare. Non è prevista la realizzazione di un kit gara, perché sarebbe impossibile implementare tante piccole e grandi modifiche in un “pacchetto”, ma non è detto che in Aprilia non si possa ragionare su una miniserie di moto pensate appositamente per l'utilizzo agonistico. D'altronde, anche tra le sportive, Noale in passato ci ha abituato a realizzazioni ad hoc di altissimo livello...