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Suzuki GSX-R 750, storia della prima "vera" SBK moderna

Presentata al Salone di Colonia nell'ottobre 1984 come capostipite della serie GSX-R, la leggerissima 750 è la prima vera super sportiva dell'era moderna. Ecco la sua storia

Suzuki GSX-R 750

Presentata al Salone di Colonia nel 1984 e lanciata sul mercato nel 1985, la Suzuki GSX-R 750, da molti considerata la prima vera supersportiva moderna, rappresenta una pietra miliare nella storia del motociclismo. Il suo arrivo ha segnato infatti l'inizio di una dinastia che avrebbe influenzato profondamente il segmento delle sportive, aprendo la strada a una nuova generazione di moto leggere, potenti e performanti. 

La nascita di una leggenda


Dietro il successo della Suzuki GSX-R 750 si cela una visione ambiziosa: creare una moto che fosse la più leggera e performante della sua categoria, ma allo stesso tempo anche “accessibile”, sia per quanto riguardava il prezzo che la gestione generale della moto. Il progetto, sviluppato sotto la guida di Etsuo Yokouchi, mirava a trasferire su strada la tecnologia delle moto da corsa. Il risultato fu una sportiva bella, veloce (235 km/H di velocità massima con pilota accucciato) ed estremamente leggera: soli 176 kg. Ma entriamo più nel dettaglio…

Il quattro cilindri in linea

Il cuore pulsante della GSX-R 750 era il quattro cilindri in linea da 749 cm³ raffreddato ad aria e olio, soluzione che garantiva un equilibrio ideale tra prestazioni e affidabilità. Se la cilindrata era quella massima consentita alle moto che volevano in quegli anni partecipare ai Mondiale Endurance e TTF1, la potenze veniva invece volutamente “limitata”. Così progettato, il quattro cilindri Suzuki era in grado infatti di spingere la moto fino a superare i 230 km/h con ”soli” 100 CV di potenza a 10.500 giri/min. Le virgolette sono d’obbligo ricordando il peso piuma della moto: meno di 180 kg! (Per fare un paragone, la coetanea GPz 900R, prima moto a sfondare il muro dei 240 km/h, ne erogava 115, ma pesava 230 kg!). Inoltre, il sistema SACS (Suzuki Advanced Cooling System), che utilizzava aria e olio per dissipare il calore generato dal motore, non solo rappresentava una novità tecnica assoluta, ma  contribuiva anche a mantenere il peso piuma della moto. La frizione era multi disco in bagno d’olio ed il cambio a 6 marce (non così scontato per l’epoca!). 

Leggerissima

La GSX-R 750 vantava una ciclistica rivoluzionaria. Come accennato, la “regola aurea” imposta da Yokouchi ai suoi progettisti era quella del peso. Proprio per questo, il telaio a doppio trave era in alluminio, ispirato direttamente a quelli usati nel competizioni e capace di garantire una rigidità torsionale eccellente a fronte di un peso quasi “ridicolo”: 8,1 kg! Per quanto riguarda invece il reparto sospensioni, spiccava davanti una forcella teleidraulica Kayaba da 41 mm con sistema anti affondamento PDF regolabile su 4 posizioni e, al posteriore, un forcellone oscillante in lega leggera con monoammortizzatore regolabile si sistema Full Floater. I freni, a disco ventilati, erano da 300 mm con pinze a quattro pistonicini davanti e da 220mm con pinza a doppio pistoncino dietro: più che sufficienti per fermare la leggerissima GSX. Bellissimi i cerchi a tre razze, anche loro, ovviamente, in lega leggera e calzati da pneumatici da 110/80 V18 davanti e 140/70 V18 dietro. 

Un design unico

I gusti sono gusti, ma non c’è dubbio sul fatto che l’estetica della GSX-R 750 rappresentasse già da sola un qualcosa di veramente innovativo. La carenatura integrale, sviluppata in galleria del vento, migliorava l’aerodinamica e proteggeva il pilota, conferendo alla moto un look decisamente aggressivo e futuristico. Inconfondibile il doppio faro tondo, tanto bello quanto originale. Peccato solo che, poichè in Italia il doppio faro Endurance non potesse più essere utilizzato perchè vietato dal Codice della Strada (lo rimase fino al 1988), venne da noi sostituito con un anonimo faro rettangolare. La strumentazione invece, da GP, aveva solo tachimetro, contachilometri, contagiri con fondoscala a 13.000 giri e cinque spie di servizio: frecce, abbaglianti, folle, cavalletto e pressione olio. 

Le evoluzioni della GSX-R 750

Negli anni successivi al suo debutto continuò a evolversi, incorporando miglioramenti tecnici che ne rafforzarono la reputazione. Nel 1986 venne introdotta una nuova versione con forcellone rinforzato e una carenatura aggiornata, mentre nel 1988 arrivò un motore completamente rivisto, con una testata a quattro valvole per cilindro e un nuovo sistema di alimentazione che garantiva maggiore potenza e una risposta più pronta dell'acceleratore. Nel 1990, il passaggio a un telaio ancora più leggero e rigido sottolineò ulteriormente l’impegno di Suzuki nell’innovazione. L’epoca della “vera” GSX-R 750 si chiuse, per così dire, nel 1992, quando cioè debuttò il nuovo motore raffreddato a liquido abbinato ad un nuovo telaio e ad una ciclistica largamente rivista. 

Le rivali e il mercato

L'arrivo della GSX-R 750 sconvolse il mercato delle sportive, costringendo i concorrenti a rispondere con modelli altrettanto avanzati. Moto come la Yamaha FZR 750 e la Honda VFR 750 cercarono di contrastare il dominio della Suzuki, ma la GSX-R riuscì a mantenere un posto di rilievo grazie al suo equilibrio tra prestazioni, tecnologia e accessibilità. Questo successo commerciale e sportivo ne fece un modello amatissimo anche nel mondo delle corse, dove si distinse in numerosi campionati.

Quotazioni

Oggi la Suzuki GSX-R 750 è considerata un vero e proprio oggetto di culto tra gli appassionati. Le prime versioni, in particolare quelle prodotte tra il 1985 e il 1987, sono molto ricercate sul mercato dell’usato, con quotazioni che variano in base alle condizioni, alla rarità e al chilometraggio. In buone condizioni, una GSX-R 750 di prima generazione può raggiungere prezzi che oscillano tra i 6.000 e i 10.000 euro.


 

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