Moto Guzzi MGS-01, la showbike che sbancò Daytona (e che poteva nascere solo in Italia)
Nata per stupire, piacque tanto e divenne una splendida realtà. Vinse anche in pista chiudendo la carriera con i celebri trionfi di Guareschi a Daytona. Ecco a voi la MGS-01

Le moto più geniali nascono spesso in maniera non convenzionale e così è stato anche per la MGS-01, forse l’ultima Guzzi frutto di passione pura. Una storia che vale la pena raccontare.
Riavvolgiamo il nastro ai primi anni 90 dello scorso millennio, siamo a Villasanta alle porte del Parco di Monza. Qui vive Giuseppe Ghezzi, un ragazzo appassionatissimo di meccanica e di Moto Guzzi. Sono gli anni delle supersportive, si vive di CV e imprese in pista, tra i tanti campionati di quel periodo ci sono quelli riservati alle moto bicilindriche, dove a farla da padrone sono soprattutto le Ducati. A Giuseppe la cosa non va, pensa che anche le Guzzi sarebbero in grado di dire la loro. Si mette quindi al lavoro, scodellando una ciclistica sopraffina capace di vestire nel migliore die moti il grosso V-twin a 2 valvole di Mandello del Lario. I successi arrivano in fretta e catturano l’attenzione di un altro appassionato, l’ingegner Bruno Saturnino. I due si intendono e creano una società per sviluppare Guzzi da sogno. Nel 1995 nasce così la Ghezzi-Brian, nel 1996 arriva la vittoria nel campionato italiano BOT Supertwins. Vittorie che spingono la factory brianzola ad allargarsi e a proporre anche moto omologate anche per l’uso stradale.
Il progetto alle GMG
Ora la nostra storia entra nel vivo. Nel 2000 Aprilia compra Guzzi e il patron Ivano Beggio la affida al manager Roberto Brovazzo. A suggello del nuovo corso nel 2001 va in scena la prima edizione delle GMG (Giornate Mondiali Guzzi), dove la Ghezzi-Brian espone le sue moto. Brovazzo rimane colpito dai prodotti della factory brianzola e chiede a Ghezzi e Saturnino di realizzare una show bike sportiva, da esporre al salone di Intermot. Ha inizio il progetto MGS-01.

Foto di famiglia per la MGS-01, con Giuseppe Ghezzi in sella alla sua creatura
Tutto in pochi mesi
I tempi sono strettissimi il prototipo va realizzato da febbraio a novembre, per il progetto sono messi a disposizione un vecchio motore 4 valvole (quello utilizzato su Daytona e Centauro) e un cambio a 6 marce, ma per un certo periodo si pensò anche al motore 2 valvole della V11. Giuseppe realizza un telaio monotrave in acciaio a sezione rettangolare con forcellone in alluminio lungo ben 495 mm (un record per le Guzzi). E poi il colpo di genio: il carter del cambio diventa un elemento strutturale su cui si infulcra il perno del forcellone, una soluzione che consente di avere un interasse di soli 1.423 mm e una sospensione posteriore a leveraggi progressivi. Si studia anche la possibilità di passare dalla trasmissione a cardano a quella a catena, ma le dimensioni del motore non consentono di montare la coppia conica necessaria alla trasformazione. Le sovrastrutture sono ridotte al minimo, la splendida monoscocca in carbonio è ideata e realizzata dalla Ghezzi-Brian e solo in parte ritoccata dal responsabile stile Aprilia Alberto Cappella. Perfetta infine la ripartizione dei pesi: solo 200 g di differenza tra anteriore e posteriore.

Corta e compatta (e con un geniale forcellone), la MGS-01 è splendida anche svestita
Mezza moto e uno specchio
Il progetto è ormai definito, va però sottoposto al patron Ivano Beggio. Ghezzi si rivolge al suo modellista di fiducia, un mobiliere brianzolo che coltiva la passione di sera, dopo le 22.00. A forza di nottatacce e pizze d’asporto la maquette della MGS-01 prende forma, ma ci vuole tempo e non ce n’è, l’appuntamento con Beggio è ormai fissato. Per fortuna l’esperienza dei ragazzi del centro stile Aprilia viene in aiuto: si realizza solo mezza moto, appoggiandola a uno specchio per dare l’illusione che sia completa. Caricata sul furgone si parte in direzione Mandello del Lario, il palcoscenico con lo specchio viene messo a punto e coperto da un telo. Arriva Beggio, la maquette viene scoperta e il patron se ne innamora subito. Il prototipo, dotato di un faro prelevato da un Aprilia Atlantic 500, debutta così a Colonia ed è un successo che va oltre ogni aspettativa.

Con un faro prelevato da uno scooter Aprtilia la MG-01 è pronta per il debutto in società al salone di Intermot
Ghezzi entra in Guzzi
La moto che doveva essere solo una “provocazione”, è pronta per diventare qualcosa d’altro… Giuseppe Ghezzi nel 2003 è assunto in Guzzi per portare avanti questo progetto, con lui ci sono 3 tecnici che danno vita a un atelier nella fabbrica. Il problema è che la MGS-01 è stata realizzata utilizzando un motore e un cambio non più in produzione, ma Giuseppe ha dalla sua l’abilità di sviluppare moto speciali in tiratura limitata. Così si mette alla caccia dei pezzi e capisce che 100/120 motori si riuscirebbero comunque ad assemblare, motori che ovviamente non restano di serie, si lavorano a mano le teste, si utilizzano pezzi speciali (come i pistoni Cosworth) facendo passare l’alesaggio da 90 a 100 mm per una cilindrata di 1225 cm3. La potenza arriva così a 126/128 CV, niente male visto che si partiva da 95/96 CV. La componentistica poi fa il resto: sospensioni Öhlins e impianto frenante Brembo racing.

Scarco alto, componentistica racing, la MGS-01 è un'opera d'arte
La storia del cambio speciale
Giuseppe non si ferma al motore, e mette mano anche la cambio a sei marce ed è un altra storia da raccontare. Bisogna sapere che Guzzi storicamente e fino alla gestione De Tomaso era una azienda che faceva le lavorazioni meccaniche il più possibile da sé, rivolgendosi poco a fornitori esterni. Esistevano quindi macchinari per realizzare l’ingranaggeria e, soprattutto, ancora i vecchi dipendenti che sapevano utilizzarli. Ecco quindi che si riesce a mettere a punto un cambio da gara con rapporti ravvicinati, realizzato in venti esemplari. Purtroppo arriva anche la crisi del gruppo Aprilia che di lì a poco è assorbito da Piaggio. Viene comunque avviata una piccola produzione di moto da gara che scrissero un’altra pagina di storia, vincendo a ripetizione in vari campionati riservati alle bicilindriche in giro per il mondo. L’apoteosi sarà la duplice vittoria a Daytona ad opera di Vittoriano Guareschi. Ma questa è un’altra storia che la racconteremo prossimamente.

Ecco la MGS-01 con Vittoriano Guareschi a Daytona
Perché non è stata omologata
La moto era bellissima, gli appassionati la veneravano ma non fu mai omologata per l’uso su strada, anche se all’inizio Guzzi prometteva che sarebbe arrivata una versione stradale (e infatti il prtotipo era dotato di faro). È vero che le sportive da pista per scelta aziendale dovevano essere un’esclusiva di Aprilia, ma nonci fu alcun complotto, aver utilizzato il motore 4 valvole, fuori produzione da anni, non permise di arrivare alla produzione in serie. A Ghezzi fu chiesto di innestare ciclistica e monoscocca sulla meccanica della neonata Griso, ma non c’era verso: la Griso era troppo lunga e “sbordava” di 15 centimetri buoni rispetto alle misure della snella MGS-01. Inoltre il telaio monotrave della MG-01 non riusciva ad adattarsi al bicilindrico della nuova naked. Si sarebbe dovuto rifare completamente il progetto. È così la MGS-01 rimase una splendida moto da pista, tra i rimpianti degli appassionati. Comunque in Germania e negli USA ci fu chi riuscì ad ottenere l'omologazione della MGS-01 in esemplare unico.

Solo in Italia si poteva fare
Diciamolo con orgoglio, solo in Italia si poteva realizzare una moto da esposizione capace poi di trionfare in pista. Un successo ottenuto grazie alla genialità e creatività di un progettista come Giuseppe Ghezzi e alla capacità di fondere in una storica azienda, abilità tipicamente artigianali. Di certo un progetto del genere non avrebbe mai potuto nascere in una casa giapponese e men che meno in una tedesca! Ci voleva troppa fantasia!
Foto e immagini


































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