Salta al contenuto principale

E i 4 cilindri furono per tutti... Storia della Honda CB 350 Four

Sorellina minore della 750, la CB 350 Four di Honda fu la prima "quattro" di piccola cilindrata. Era bella e in più anche economica e facile da guidare

La piccola CB

La CB350 Four fece la sua comparsa nella primavera del 1972 come “miniatura” della già  leggendaria CB750. La nuova arrivata, che era anche la prima quattro cilindri di piccola cubatura mai prodotta, si dimostrò fin da subito una perfetta alternativa per quanti cercavano una moto tecnicamente pregevole (com’era la sorellona di cubatura maggiore), ma meno impegnativa e più abbordabile anche come prezzo. Rimase poco sul mercato ma segnò comunque un’epoca. Ecco la sua storia. 

L’accoglienza 

Con la strada spianata dalle sorellone CB 500 e CB 750, la nuova arrivata ci mise davvero poco a farsi conoscere ed apprezzare. Incuriosì fin da subito per il fatto di essere la prima "quattro" di cilindrata ridotta. Un modello meno impegnativo e più economico, ma altrettanto bello e “signorile”, che non spaventava i neofiti e convinceva pure i più smaliziati. Complice il divieto per i 18 di guidare moto di cilindrata superiore ai 380 cm3, da noi ebbe un notevole successo, tanto che già nel 1973, cioè ad un anno dal suo arrivo, ne furono commercializzate circa 4.000. Numeri che, in Italia come nel mondo, sarebbero potuti crescere se non fosse arrivata, nel 74’, la CB400SS che, pur non eguagliando il successo della sorellina, affiancandosi in listino le rubò  una parte di mercato. Affidabile, robusta, più economica delle sorelle maggiori ma altrettanto bella e curata, la CB 350 Four, intendiamoci, aveva anche qualche difetto: il peso era notevole, le sospensioni troppo morbide ed il ricambi parecchio costosi. Ma andiamo con ordine…

Il motore 

Il cuore della piccola CB 350 Four era sostanzialmente il 4 cilindri Honda della 750 in formato ridotto. Robusto ed infaticabile, sviluppava in questa versione una potenza massima di 34 CV a 9.500 giri con un rapporto di compressione di 9,3:1. La distribuzione si affidava ad un monoalbero a camme in testa, il cambio a 5 marce, con rapporti ben distanziati, morbido e preciso (anche se con frizione  un po’ brusca nell’innesto) e lo scarico formato da quattro marmittoni cromati. Così ridotto, pur non eguagliando le performance del 750, il quattro cilindri spingeva bene, con l’unico “difetto” che per farlo cantare bisognava tirarlo parecchio: ai 130 km/h in 5° marcia si era già a 8.500 giri, con zona rossa a 10.000.

La ciclistica

Il telaio era un monoculla sdoppiato in tubi d’acciaio ed elementi stampati abbinato a sospensioni che, purtroppo, si dimostrarono il vero punto debole della CB: una forcella teleidraulica piuttosto “cedevole” all’anteriore e due ammortizzatori posteriori regolabili su tre posizioni ma anch’essi deboli ed insufficienti. I cerchi, in acciaio, erano entrambi da 18’ calzati da pneumatici nelle dimensioni 3.0 x 18’ davanti e 3.5 x 18 dietro.  I freni ripetono lo stesso schema delle quattro cilindri Honda: all’anteriore c’era una disco singolo in acciaio da 288 mm morso da una pinza a singolo pistoncino , efficace e modulabile, mentre al posteriore trovava spazio un tamburo centrale da 150mm con comando a bacchetta. Il tutto per un peso sulla bilancia di 170 kg a secco. Non poco, considerando che poi bisognava aggiungerci i 12 litri di benzina contenuti nel serbatoio…

Il look

L’aspetto è quello della sorellona 750: bello e curato, generoso di cromature (peccato le fiancatine in plastica!). Tre le colorazioni disponibili: rosso rubino, argento metallizzato e verde muschio. Abbondanti, dicevamo, le cromature: marmitte, ammortizzatori, parafanghi, manubrio e cerchi. Curata anche la strumentazione, col contagiri a destra e tachimetro con fondoscala 180 km/h a sinistra. Sopra, montato sulla piastra di sterzo, il cruscottino con le quattro spie di frecce, olio, folle e abbaglianti. Bellissima la manopolina che funge da interruttore  per accendere le luci, nera e montata sul dorso del faro. 

La cura per i particolari

Al di là del luccichio regalato dalle tante cromature, la CB 350 Four brillava anche per i tanti particolari di classe. I freno a disco anteriore era dotato per esempio di un piccolo paraspruzzi, le leve del manubrio erano plastificate, la sella ribaltabile, con tanto di gancetti per legare i caschi ed il serbatoio impreziosito dalla doppia filettatura in tinta coordinata. In generale, la qualità dei materiali era eccellente, sconosciuta alla concorrenza e capace - s’è visto - di garantire un’eccezionale durabilità nel tempo. 

Le quotazioni

La 350 Four di Honda è ambita e, per questo, non così economica. Sul mercato dell’usato si trova qualcosa, ma va messa in conto una spesa di almeno 3.000 euro. Meglio qualcosa in più se si vuole un modello ben conservato e meccanicamente a posto. Per le Four restaurate bisogna invece alzare i budget: con 6mila ci si può mettere in gare un bell’esemplare…

Leggi altro su:
Aggiungi un commento
Filonzano
Gio, 20/02/2025 - 13:46
Bellissima evergreen