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Cinquantini da regolarità: emozioni anni Settanta

Agili, leggere e divertentissime, le moto da regolarità hanno acceso le voglie e i desideri di tantissimi ragazzi negli anni Settanta. Ecco le più riuscite

Amarcord Anni 70

Gli anni 70 furono anni di dura contestazione giovanile contro il sistema e anche nel piccolo mondo delle due ruote ci fu una rottura, i ragazzi volevano uscire dalle strade tracciate (e asfaltate), mettendo le ruote su sterrati e pietraie. Fu l'epoca delle moto da regolarità (le endro di oggi). Un'intera generazione di appassionati si formò nel fango dei campetti in sella a modelli favolosi che i produttori italiani facevano a gara a proporre. Dalla Super Scrambler di Moto Morini a Caballero di Fantic Motor, passando per Beta, Gilera, Moto Guzzi e Moto Morini, ecco alcune dei modelli 50 cm3 he negli anni Settanta accesero i desideri di tanti giovanissimi, anche più di Edwige Fenech...

Aspes Navaho

Spinto dal buon Minarelli P4-P6 con cilindro in ghisa da 5,5 CV, il Navaho puntava tutto sull’ottima ciclistica, fatta di un robusto telaio abbinato ad una pregevole forcella prodotta dalla stessa Apes. Apparve la prima volta al Salone di milano del 1971 vestito in fibra di vetro e vernice “particellata”. L’anno successivo cambia look, guadagnando un sistema di raffreddamento che si rivelò subito inadatto a causa dei frequenti intasamenti da polvere e fango. L’ultimo modello è l’RCS del 1978, ben fatto ma arrivato appena prima del definitivo fallimento Apes…

Beta CR4

Focalizzatasi sul fuoristrada, Beta lanciò nel 1976 la serie dei CR che, forte del telaio già utilizzato sul Trial, si affidavano ad un monocilindrico rivisto con cambio a 4 marce ed abbinato alla marmitta “a sogliola” introdotta nel 1974. A contrasto col motore, verniciato in nero, il serbatoio rosso e la tabella porta numero gialla. Parafanghi bianchi, in plastica. 

Fantic Motor Caballero

Presentato al Salone del Ciclo e Motociclo di Milano nel 1969, il Caballero si distingueva per l'aspetto da moto da cross, con telaio rialzato, parafanghi alti e ruote tassellate. Il motore era un Minarelli a due tempi da 50 cm3 e 6 CV di potenza a 9.000 giri, inizialmente con cambio a 4 marce. Nel 1973  furono introdotte versioni con cambio a 6 marce, distinguibili per il colore del serbatoio: rosso per la 4 marce e azzurro per la 6 marce. Ottima la ciclistica, con forcella con steli da 30 progettata dalla stessa Fantic ed altrettante ottime finiture. Il più “ambito”, cioè il Regolarità Casa 6M arrivò nel 1976 con un nuovo telaio, nuove sospensioni Marzocchi e motore ad avviamento elettrico con cilindro in alluminio.

Gilera Enduro 5V

Rimasto nel listino Gilera per un paio di anni, l’Enduro 5V fu presentato per la prima volta a Milano nel novembre del 1973. La base - cioè cicilista, manubrio e motore - è identica a quella del fratello da Trial, mentre il serbatoio (bellissimo) e la marmitta (altrettanto bella) sono nuovi di zecca. Proposta a 341.000 lire era, per i giovani d’allora, una fantasia ricorrente…

Malaguti Cavalcone

Classe 1974, il Cavalcone Cross di Malaguti sfoggia una bella forcella Marzocchi con steli da 30mm, un telaio a doppia culla con trave superiore e, al posteriore, un forcellone su silent bloc. Le ruote sono da 21” e 18” e i parafanghi in plastica. Il motore rimane il Turbo Star 5M delle vecchie versioni, ma il salto lo si fa nel 1977 con il nuovo Cavalcone HF che, in linea con la moda crossistica di fine anni Settanta, oltre al nuovo e più evoluto monocilindrico F. Morini a sei rapporti ed accensione elettronica,  sfoggia un bel serbatoio in metallo lucidato abbinato, questa volta, a forcella e ammortizzatori (sempre Marzocchi) a gas.

Moto Guzzi Dingo Cross

Fattosi conoscere nel 1964 grazie al telaio in lamiera stampata e cilindro a canna cromata, il Dingo si ripropone l’anno successivo in una versione totalmente rivista. Il telaio è un doppia culla rialzata con motore (il solito monocilindrico a tre marce) appeso tramite silent bloc. Un’ulteriore evoluzione arriva nel 1969 quando Guzzi presenta al Salone di Milano: un versione che si distingue per l’inedito serbatoio “tondeggiante”, la sella più corta, i paragango più snelli, la forcella a steli nudi  ed il motore - questa volta con cambio a 4 rapporti - abbinato ad un uovo gruppo termico. Così vestito, il Dingo Cross si presenta fin da subito come un mezzo destinato principalmente ai giovanissimi: è robusto ed affidabile, per nulla specialistico ma veloce e molto economico.

Moto Morini Super Scrambler

Meglio dotata della Scrambler, la “Super Scrambler” entra nei listini di Moto Morini nel 1971. Al tempo è l’unica 4 tempi sul mercato, cosa che le permette di ritagliarsi una nicchia di appassionati. La forcella, Marzocchi, ha steli da 28mm ed il telaio, modificato da culla aperta a culla chiusa, ne migliora le doti fuoristradistiche, accentuate quest’ultime dalle ruote artigliate. Il serbatoio è lo stesso dello ZZ, solo con grafiche diverse. Rimase in listino fino al 1976. 

Ancillotti SM F. Morini

Caro ma raffinato e ben dotato era un sogno per molti, lo Scarab A Sachs viene proposto nel 1973 in versione SM con motore Morini Turbo Star a 5 marce, destinato a rimpiazzare il modello a motore Beta dal quale eredita il telaio. Le sospensioni sono Ceriani ed il prezzo sensibilmente inferiore. La potenza, ferma a 6,8 CV a 8.6000 giri, può essere aumentata montando un nuovo carburatore (Bing o Dell’Orto) da 19 mm al posto del 14/12. Complici i tanti aggiornamenti ed il lungo periodo in listino (fino al 1980), otterrà un ottimo successo di vendite. 

Informazioni e immagini: "Cinquantini... due ruote in libertà" di Alberto Pasi e Vittorio Crippa

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