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BMW non lo racconta: quando preparò una moto con motore boxer 4 cilindri 2T

Il progetto nato negli anni 70 aveva le carte in regola per battere le due tempi giapponesi, fu sviluppato per passione fuori dagli orari di lavoro ma poi… 

Negli anni ‘70 le moto costruite dalla Bayerische Motoren Werke erano rigorosamente tranquille bicilindriche boxer a quattro tempi, nessuno avrebbe mai pensato che a Monaco di Baviera potesse nascere una mangiatrice di uomini. Invece c’è mancato un pelo: erano già allestiti e circolanti due prototipi con motore 4 cilindri a due tempi, uno di 500 cm³ pensato per un turismo molto veloce, l’altro di 350 cm³ destinato ad un uso più brillante, decisamente sportivo. Due moto che avrebbero dovuto surclassare tigri come le Suzuki GT 380, GT 550 e GT 750, ma soprattutto le Kawasaki 500 H1 “Mach III” e 750 H2 “Mach IV”, le bruciasemafori che allora furoreggiavano. Sfida sul terreno dei motori a due tempi, un terreno che la BMW non aveva calpestato mai. 

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A Berlino negli anni 70 Dieter Konig produceva motori 2 tempi per motoscafi che ebbero successo anche nel Motomondiale... inevitabile chein BMW qualcuno se ne accorgesse...

Motore per motoscafi

Fu una serie di coincidenze a portare a questo sviluppo imprevisto. I tedeschi erano fermamente convinti della bontà del loro motore boxer a quattro tempi e nel 1969 avevano presentato la serie 5, rigorosamente in linea con una tradizione antica. Nello stesso periodo la produzione di motociclette era stata spostata da Monaco a Berlino - Spandau. La testa pensante, cioè la programmazione, la costruzione e lo sviluppo dei prototipi erano rimasti in Baviera, ma la passione scorreva anche sulle rive del fiume Sprea in quella che solo molti anni dopo sarebbe ritornata ad essere la Capitale della Germania. 

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Ecco i cilindri di una bancata del boxer 2 tempi

Nella stessa città c’era un altro costruttore di motori: Dieter König. Per la verità i suoi erano motori da motoscafo, prendevano parte alle competizioni e avevano raccolto numerosi successi, ma l’ingegnere tedesco si stava interessando anche alle motociclette: Kim Newcombe, suo dipendente e pilota di grande valore, stava sviluppando una 500 cm³ con motore König che avrebbe portato fino alla vittoria di un Gran Premio e al secondo posto nel Motomondiale, nel 1973 (qui la sua tragica storia). 

Nel 1972 la follia prende il sopravvento

Ernst Milarch, responsabile della produzione nella fabbrica BMW di Berlino, aveva incontrato più volte Dieter König e nel 1972, forse ispirata dai sorprendenti risultati della moto di Newcombe che in rettilineo era più veloce addirittura della MV Agusta di Giacomo Agostini, nacque la folle idea di mettere quel motore sul telaio della nuova BMW R 90/6 per realizzare una moto da brividi. Un’impresa non priva di difficoltà perché l’adattamento era tutt’altro che facile: il quattro cilindri due tempi era nato per equipaggiare i fuoribordo ed era disegnato in funzione di quell’impiego. Si trattava di un boxer longitudinale, due cilindri in avanti e due indietro, con ammissione controllata da un unico disco rotante comandato da una cinghia dentata lasciata in bella vista, e nasceva senza cambio. 

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La Konig con lo stesso motore 2 tempi sviluppata e portata in gara da Newcombe era più veloce della mitica MV Agusta di Agostini...

Progetto ok, ma fuori orario

Ma aveva le carte in regola per battere le due tempi giapponesi e questo stuzzicò il professor Kramm, direttore generale del Gruppo BMW, quando Milarch gli presentò il coraggioso progetto industriale. Dunque da Monaco venne dato il consenso, ma la cosa venne trattata come se fosse un hobby: il responsabile produzione della fabbrica di Berlino avrebbe potuto lavorare al progetto in azienda, ma solo dopo l’orario di chiusura. Lo aiutarono Martin Biedermann, responsabile della verniciatura, e Horst Wall, responsabile della manutenzione.

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Il motore 2 tempi era raffreddato a liquido e molto pià compatto del bicilindrico 4 tempi delle BMW tradizionali

Due cilindrate e telaio della R90

Insieme decisero che i prototipi sarebbero stati 2: una 350 cm³ di impostazione sportiva e una 500 cm³ rivolta al turismo. Il motore nato come boxer longitudinale venne girato di 90°, con i cilindri disposti perpendicolarmente al senso di marcia come già avveniva per i boxer a quattro tempi della Casa di Monaco. I telai delle R 90 vennero segati e allungati di circa 60 mm con raccordi per i tubi, e l’inserimento di un adattatore intermedio permise di adottare il cambio BMW e la relativa trasmissione ad albero.  La prospettiva di una produzione in serie rendeva infatti necessario impiegare il maggior numero possibile di componenti già adottati sulla R 90/6.

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La versione 350 era quella più sportiva come impostazione 

Potenze da record

Inoltre bisognava rendere più trattabile un motore nato per le corse, rinunciando a qualche cavallo per ottenere una erogazione più dolce e un maggiore tiro in basso. Potenza ce n’era da vendere: i motori delle barche erano nati per essere alimentati con metanolo e il 350 cm³ aveva 95 cavalli mentre il 500 arrivava addirittura a 150 CV. Valori fantascientifici per l’epoca, ma accompagnati da un carattere scorbutico e soprattutto era necessario che potessero venire alimentati a benzina come tutti i motori stradali. Così il disco rotante venne eliminato a favore di valvole a lamelle di produzione Yamaha, che garantivano un'erogazione più dolce, vennero costruiti nuovi scarichi e venne montato un doppio carburatore Solex con filtro dell’aria. I motori così addomesticati scesero a 50 cavalli il 350 cm³ ed a 67 cavalli il 500 cm³. Comunque tanti per l'epoca, la R 90/6 con motore 900 cm3 arrivava a stento a 50 CV e nemmeno formidabile Kawasaki 500 Mach III superava quel tetto.

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La versione con motore 500 2 tempi era quella più turistica e il prototipio riprendeva molto della R 90/&

Il progetto va avanti

I lavori andarono avanti per un anno e non si limitarono alla parte motore. I tecnici tedeschi costruirono anche due carrozzerie con risultati lusinghieri: la 350 con il serbatoio più lungo e la sella monoposto chiusa da un codino, la 500 più somigliante alla BMW dalla quale era stato derivato il telaio. Belle, nonostante un motore indubbiamente molto efficace ma altrettanto indubbiamente brutto, perché non era nato per quella applicazione.

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Ecco il team che sviluppò il folle progetto della BMW a 2 tempi

Il giudizio finale

Il gruppo comunque portò lo sviluppo a un livello molto avanzato effettuando anche i collaudi su strada e nel giro di un anno entrambi i prototipi furono pronti. Era arrivato il fatidico momento della presentazione ai massimi dirigenti e nel 1973 una delegazione ufficiale venne da Monaco per esaminarli di persona. Biedermann, Milarch e Wall mostrarono orgogliosi i frutti del loro lavoro ai dirigenti del reparto sviluppo e del consiglio di amministrazione. Ottennero commenti lusinghieri, ma gli uomini venuti dalla Baviera si dimostrarono poco convinti. Il motivo lo spiegarono con una battuta: "Le BMW hanno un motore boxer a quattro tempi, proprio come la salsiccia bianca ha un pretzel". 

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Per contenere i costi di produzione fu realizzato un adattatore (qui sopra coperto da un rivestimento cromato) che permetteva di accoppiare il motore al cambio già in uso sulle BMW /6 dell'epoca 

Progetto bocciato, orologio in regalo

Per capire, il boxer a quattro tempi era un elemento irrinunciabile dell’identità di una moto BMW, così come la salsiccia bavarese non poteva fare a meno del tipico pane a treccia tedesco. Come a dire che era un gran bel progetto ma troppo ardito, completamente al di fuori della filosofia BMW. Questione di marketing: un cliente BMW non si sarebbe mai riconosciuto in una moto del genere, quindi non l’avrebbe comprata; l’acquirente di una moto del genere non si sarebbe mai riconosciuto nel marchio BMW, quindi non l’avrebbe comprata a sua volta. Oggi ne è passata di acqua sotto i ponti e la casa tedesca propone senza farsi grossi problemi modelli 4 cilindri in linea da SBK...

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Ecco il prototipo 500 durante una fase dei collaudi su strada

L’avventura si arrestò lì, con disappunto dei tre coraggiosi che avevano fatto l’impresa. Tutti e tre però ricevettero in regalo un orologio d’argento, come riconoscimento per l’eccellente lavoro svolto. Una sorta di premio di consolazione, a ricordo di un’idea geniale ma sfortunata. 

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