Storie di altri tempi – Come Chili fece diventare campione il suo meccanico Marsigli
Nel 1985 “Frankie” gareggiava anche nel Trofeo Grand Prix insieme al suo meccanico Walter Marsigli, un campionato minore che saltuariamente vedeva al via i protagonisti del Mondiale. Ma all’ultima gara…
Amici fino a che punto? Sareste disposti a rinunciare alla vittoria di un titolo a favore di un altro? Pierfrancesco Chili lo ha fatto. Era il 1985 e “Frankie” partecipava al Campionato Europeo classe 125 con i colori del Team Italia, ma a quei tempi nel nostro Paese si correva anche il Trofeo Grand Prix, un campionato minore che saltuariamente vedeva al via anche protagonisti del Mondiale, stranieri di prestigio e moto ufficiali dalla 125 alle 500 GP. Vi correvano anche Chili e il suo meccanico Walter Marsigli che in quelle occasioni diventava pilota ma continuava a seguire Pierfrancesco e tutti gli altri piloti del team A&B.
Una grande amicizia
«Io facevo il meccanico tanto, non un po’, perché avevamo veramente molte moto – racconta –: c’erano Dario Marchetti, Alessandro Rambaldi, Nicola Casadei con la 80, Viscardo Zanella e Maurizio Morselli… Poi Chili nell’Europeo, Brigaglia nel Mondiale. E siccome in Italia correvo anch’io oltre a fare da meccanico, c’è una foto in cui sono sul podio con Chili e si vedono la mia faccia stanca e le unghie nere perché avevo appena finito di lavorare ed ero salito sulla mia moto».
Era bravino, vinse una gara a Misano e alla vigilia dell’ultima prova del Trofeo Grand Prix si trovò in testa al campionato a pari punti con Chili; 2 punti più indietro il piemontese Roberto Dova, lui pure in lizza per il successo finale. Non c’erano dubbi sul fatto che avrebbe vinto Pierfrancesco, una spanna superiore agli altri e appena laureatosi campione continentale. Però…
«Francesco aveva già vinto l’Europeo, tutto l’anno gli ho fatto da meccanico e mi sono trovato molto bene con lui, eravamo sempre assieme. Penso che un’amicizia così, tra meccanico e pilota, non sia frequente. Uscivamo assieme anche al di fuori delle gare».
Quindi?
Fu lo stesso Chili a lanciare l’offerta:
«Guarda Walter, è l’ultima gara: se io arrivo davanti a te vinco il campionato. Però se Dova t’arriva davanti e faccio passare anche lui, vince lui il campionato. Allora se all’ultimo giro i ragazzi con la lavagna mi segnalano che sei davanti a Dova io ti faccio passare».
Lo avrebbe fatto davvero? Regalare un campionato che aveva già in tasca? Tanto più che in gara si trovò a lottare per la vittoria con Fausto Gresini e Pierpaolo Bianchi, entrambi pluri-iridati. Lo stesso Marsigli era dubbioso. Però in gara all’ultimo giro era quinto, preceduto dai tre in lotta per la vittoria e da Gastone Grassetti. Dova era dietro.
Promessa mantenuta
«Non sapevo se Chili si sarebbe fermato davvero oppure no – ricorda Walter – ma all’ultima curva me lo trovai che andava piano, girato indietro, e mi faceva segno con la mano: “Dai, dai passa!”. Io passai, tagliai il traguardo quarto e vinsi il titolo. Sentivo nel casco le urla del pubblico, le urla dello speaker che diceva: “Sfortuna nera per Chili che all’ultima curva ha rotto il motore, ha avuto un problema tecnico”. Ma io sapevo che non era così».
Difatti, appena passato l’amico, il ragazzino schiacciò la testa sotto il cupolino e con una lunga sfrizionata tagliò il traguardo al quinto posto. Promessa mantenuta.
Signori si nasce, e alla luce di questi fatti non è difficile capire perché Chili sia stato uno dei piloti più amati degli anni tra il 1985 e il 2005.
Dario Ballardini