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Quando i piloti erano matti davvero... Lucchinelli a Sanremo e tutte le sue canzoni

Nel 1982, il campione del mondo Marco "Cavallo pazzo" Lucchinelli sorprese tutti partecipando al Festival di Sanremo, dove interpretò la canzone "Stella Fortuna"

Fuori gara

Nel 1982, Marco Lucchinelli, fresco campione del mondo della classe 500, salì sul palco del Teatro Ariston non per ricevere un premio, ma per cantare. La sua partecipazione come ospite al Festival di Sanremo con la canzone "Stella Fortuna" è stata una delle sorprese di quell'edizione, ma anche una testimonianza della sua personalità eclettica e della sua passione per la musica. 

Uno dei tanti "cavalli pazzi"

Lucchinelli, soprannominato "Cavallo Pazzo" per il suo stile di guida spericolato caratterizzato da uno shakespeariano "o tutto o niente" (tradotto: o vinco, o cado), era un personaggio molto popolare e amato dal pubblico. Ma lo erano un po' tutti i piloti di quei tempi, istrionici, fuori dagli schemi, in certi casi completamente matti. Di personaggi borderline ce n'erano tanti, da Walter Migliorati che correva con indosso come sottocasco le mutandine di una sua conquista (fosse solo questo capiremmo pure, ma nel 1984 andò proprio fuori strada facendosi arrestare per possesso di cocaina e hashish), fino al mitico Graziano Rossi, papà di Valentino, che oltre all'abbigliamento tanto astruso da far impallidire persino l'Alberto Camerini di Rock'n'Roll Robot, amava accompagnarsi con una gallina al guinzaglio e si spostava su una Fiat Multipla decorata come un carretto siciliano. E il nostro Lucky canterino non aveva solo nella passione per le note la sua dose di pazzia: correva con camicia e cravatta sotto la tuta e spiegò il perché così: "Dovevamo scioperare io e Graziano Rossi, lui aveva già deciso di andare a gareggiare con Morbidelli l’anno successivo ed io mi ero messo la camicia sotto la tuta per fare un dispetto e prender per il culo la moto che andavo a lasciare, mia intenzione era fare due giri e fermarmi, poi girando ho visto che ero nei primi tre ed ho deciso che il dispetto glielo avrei fatto vincendo la gara e così è andata. Da lì in poi cravatta o foulard li ho usati sempre. E’ una cosa di cui mi vanto anche perché sembra che sia stato Valentino ad aver inventato le scenette. Io già nel secolo scorso indossavo le tute belle, i caschi particolari e facevo queste trovate. Ero troppo avanti forse".. 

Insomma, i piloti degli anni 70 erano strani, ma parecchio strani, e noi non possiamo che ricordarli con affetto, soprattutto se paragonati ai robot senz'anima che oggi guidano le MotoGP.

A sinistra Lucchinelli aSanremo, a destra con tuta, camicia e cravatta

L'esperienza sanremese

Tornando a Lucchinelli, la partecipazione a Sanremo ha ulteriormente accresciuto la sua fama, portandolo a contatto con il mondo della musica e dello spettacolo. Se della canzone ci si ricorda ben poco (Non bisogna essere Mario Luzzatto Fegiz per capire che Stella Fortuna non era certo un capolavoro), per il cantante Lucchinelli Sanremo è stata un'esperienza emozionante e divertente: "Fu molto emozionante. Ero ancora in piena euforia per il titolo mondiale, avevo nella testa un futuro con la Honda che tornava alle corse e Sanremo era qualcosa di speciale perché nessuno sportivo ci era andato prima di me. L’atmosfera era molto rock and roll, furono emozioni forti. Tra gli ospiti c’era gente come Celentano e Johnny Halliday, dei miti. Feci amicizia con Bobby Solo, un personaggio da film che poi venne al mio matrimonio a cantare Una lacrima sul viso". Qui sotto la canzone, purtroppo non esistono online testimonianze video di Lucky all'Ariston.

Non fu un episodio isolato 

Nello stesso anno, Lucchinelli pubblicò un altro 45 giri intitolato "La volevo". Nel 1983, invece, il suo brano "Lucky rock and roll" venne inserito nella colonna sonora del documentario sul motociclismo "Turbo time". Il suo quarto e ultimo 45 giri, "Lei Cagiva, lui Ducati", uscì nel periodo in cui la Cagiva acquisì la Ducati e narra la storia d'amore tra due moto, una Cagiva e una Ducati, appunto. 

Ma Lucchinelli non si è fermato qui. Nel corso degli anni, ha continuato a cantare, dedicando canzoni a piloti come Carl Fogarty, Valentino Rossi e Giacomo Agostini, realizzando sigle per trasmissioni televisive ed esibendosi dal vivo. Inutile dire che nessuna delle canzoni di Lucchinelli ebbe chissà quale successo, o anche solo ricordata per particolari qualità compositive o di testo. Del resto, una storia d'amore tra una Cagiva e una Ducati (qui sotto) tanto per citarne una, più che l'immagine poetica realizzata da un paroliere alla Mogol (che di "motociclette 10 HP", peraltro, se ne intendeva), sembra il delirio partorito da uno qualsiasi dei personaggi di Qualcuno volò sul nido del cuculo. 

 

 

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