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Misano World Circuit Marco Simoncelli, la storia del motomondiale è in Romagna

Il tracciato romagnolo oggi è una istituzione, ma prima del 2007 era molto più corto e si correva in senso anti-orario. Memorabili le vittorie di Reggiani nel 1987 e di Chili nel 1989, in anni più recenti sono stati i successi di Valentino a infiammare il pubblico

Il Misano World Circuit Marco Simoncelli è uno dei due tracciati italiani - insieme al Mugello- che ospitano la MotoGP, uno dei più attivi in assoluto del panorama tricolore. La pista è rientrata nel calendario del motomondiale nel 2007, dopo imponenti lavori di ristrutturazione che hanno stravolto l'allora Circuito Internazionale Santamonica. È stato teatro negli anni di alcune edizioni spettacolari, come le vittorie di Valentino Rossi nel 2008-2009 e 2014, ma anche quelle dei suoi allievi Franco Morbidelli e Francesco Bagnaia.


La storia

Il circuito di Misano ha un padre nobile: è stato infatti Enzo Ferrari a volere una pista in Romagna, trovando immediato appoggio negli appassionati imprenditori del luogo, consapevoli che i tempi erano maturi per smettere di correre sulle strade collinari, spostandosi all'interno di una struttura. Era il 1969 e il progetto fu affidato all'ingegnere Umberto Cavazzuti, di Modena. L'autodromo fu inaugurato tre anni dopo, il 6 agosto 1972, con gare di automobili e vittorie illustri che portavano la firma di Arturo Merzario e Vittorio Brambilla. Una settimana dopo fu la volta delle moto, con i successi di Giacomo Agostini nella 350, Renzo Pasolini nell 250, Otello Buscherini nella 125 e Guido Mandracci nella 750.
Alcune curve diventarono mitiche: Bruta pela, Quercia, Tramonto, Carro. Si correva in senso antiorario e la pista non arrivava a 4 chilometri di lunghezza. Il tracciato venne allungato nel 1993, anche se i lavori più importanti furono realizzati nel 2006, quando venne ulteriormente ampliato e fu invertito il senso di marcia, da anti-orario a orario. Le ultime variazioni si registrano nel 2008, con la modifica della variante Rio.


Le prime edizioni

A partire dal 1980 e fino al 1993 ha ospitato alcuni gran premi motociclistici validi dapprima come gran premio motociclistico delle Nazioni (nel 1980 vittorie per Lazzarini, Bianchi, Mang, Cecotto e Roberts), dal 1985 al 1987 come gran premio motociclistico di San Marino e infine come gran premio motociclistico d'Italia, alternandosi con i circuiti di Monza, Imola e del Mugello.
Nel 1987 si registrò la prima vittoria dell'Aprilia, che con Reggiani salì sul gradino più alto del podio nella 250. Era dal 1979 (Graziano Rossi su Morbidelli) che un pilota italiano non si imponeva nella duemmezzo con una moto italiana. Il successo fu propiziato dalla pessima partenza di Luca Cadalora: erano le prime gare nelle quali lo start non era a spinta e il modenese si ritrovò in fondo al gruppo. Rimontò fino alla seconda posizione, ma intanto Reggiani si era involato e Loris tagliò il traguardo per primo. L'Aprilia di quegli anni non era il massimo dell'affidabilità e Reggiani passò gli ultimi giri ad ascoltare ogni minimo rumore che proveniva dalla sua AF1, temendo il peggio.
Nel 1989 ci fu un'edizione memorabile per lo storico rifiuto della gran parte dei piloti di prendere parte alla gara su un asfalto reso troppo viscido dalla pioggia. Il via venne dato su pista asciutta, Pier Francesco Chili superò Kevin Schwantz, ma pochi giri dopo iniziò a piovere e il texano chiese di fermare la gara. Alla ripresa della corsa si presentarono solo una decina di piloti e Chili vinse la competizione. 
L'ultima edizione, nel 1993, culminò con il terribile incidente accaduto al pilota statunitense Wayne Rainey alla Misano (oggi Misano 2), che pose fine alla carriera agonistica del tre volte campione del mondo della classe 500, rimasto paralizzato. 


L'era di Valentino

Quando il Misano World Circuit riaprì i battenti, la MotoGP stava vivendo l'era di Rossi, ma il 2007 fu l'anno di Stoner. In qualifica Valentino si piazzò secondo a meno di due decimi dall'australiano, ma in gara si ruppe il nuovo motore della M1 a valvole pneumatiche, dopo appena 5 giri. I festeggiamenti furono rimandati ai due anni successivi, quando Rossi si impose consecutivamente. Nel 2008 fu Stoner a cadere al settimo giro e Rossi vinse la gara che gli fece raggiungere Agostini a quota 68 vittorie in classe regina (arriverà fino a 89, primatista assoluto ancora oggi). Nel 2009 trionfò con il casco che raffigurava un asino: Vale era caduto a Indianapolis e aveva pensato di scherzarci sopra, salvo rendersi conto - lo dichiarò lui stesso- che con un casco del genere se fosse andato a terra di nuovo si sarebbe tirato addosso delle belle critiche. Reagì da campione: primo in tutte le sessioni e vittoria netta su Lorenzo.


L'ultimo successo di Rossi arrivò nel 2014: nell'anno dei dieci successi consecutivi di Marquez, la caduta dello spagnolo a Misano - con Rossi che lo tallonava- fu l'ultimo successo del Dottore in casa. Ci andò ancora vicino nel 2016, quando si impose Pedrosa e poi più niente. Per vedere il marchio VR46 davanti a tutti bisognerà aspettare i suoi allievi: il primo a riuscirci fu Franco Morbidelli nel 2020, nel primo dei due gran premi corsi al Marco Simoncelli nell’anno del Covid. Rossi mancò di un niente il terzo posto, che lo avrebbe visto salire sul podio insieme ai suoi discepoli (Bagnaia si classificò secondo). Nella seconda gara corsa a Misano, Bagnaia cadde mentre era in testa, ma si rifece nei due anni successivi, con due vittorie consecutive. Nel 2021 il successo arrivò solo una settimana dopo la prima vittoria di Pecco in MotoGP, conquistata ad Aragon in un epico duello contro Marc Marquez.

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