Salta al contenuto principale

Luca Cadalora, il pilota che voleva fare il saltatore

È stato uno degli italiani più vincenti nel motomondiale, velocissimo, pulito nelle linee, capace di costruire i suoi successi grazie alla incredibile sensibilità nel mettere a punto la moto. Ecco la sua storia

Luca Cadalora è stato uno degli italiani più vincenti nella storia del motomondiale: con 37 vittorie e 3 titoli conquistati - uno in classe 125 e 2 nella 250 - ha fatto parlare di sé nel decennio che va da metà anni '80 a metà anni '90. Riconoscibile in pista per lo stile elegante e la capacità di sfruttare al meglio le moto a disposizione - grazie alla sua proverbiale abilità nella messa a punto - ha legato i propri successi a Honda e Yamaha, con cui si è distinto anche in classe 500. Questa è la sua storia.

 

Cadalora viene da Modena e i suoi inizi sportivi sono legati al salto con l'asta. Inizia a correre in moto per emulare le gesta del papà e si capisce subito che il ragazzo ha del talento. L'esordio nel mondiale risale al 1984, all'età di 21 anni. Nel 1986 è già campione in classe 125, con la Garelli, titolo che gli frutta il passaggio in 250, con la Yamaha del team Agostini. Luca rimane alla corte di Ago per quattro anni, ma è il passaggio in Honda che lo fa decollare definitivamente.

 

Due mondiali in 250

Nel 1991 e 1992, correndo per Erv Kanemoto con la NSR nei mitici colori Rothmans, conquista altri due titoli mondiali. Preciso fino a essere ritenuto maniacale nel set up della moto, ma sempre umile e mai sopra le righe con i tecnici, Cadalora diventa il pilota maturo che tutti hanno imparato ad apprezzare: velocissimo, pulito nelle linee, capace di costruire i suoi successi grazie alla propria superiorità, piuttosto che nel confronto corpo a corpo con l'avversario. In due anni vince 15 gare, i suoi principali avversari sono Bradl, Kocinski, Reggiani, con cui vive una rivalità molto accesa.

 

Il passaggio in 500

Nel 1993 si guadagna la chiamata del team Roberts nella classe 500, che lo affianca a Wayne Rainey come seconda guida Yamaha. L'apprendistato non è semplicissimo, ma nel corso della stagione Cadalora cresce e ottiene la sua prima vittoria in Inghilterra. La seconda purtroppo sarà a Misano, nel tragico gran premio che vedrà Rainey patire l'infortunio che lo costringerà per il resto della vita sulla sedia a rotelle. Nel 1994 è lui l'uomo di punta in Yamaha, ma la Honda e Doohan sono imbattibili (qui tutto quello che c’è da sapere sul fuoriclasse austaliano) Luca chiude la stagione al secondo posto. Corre ancora un campionato con Yamaha, poi tenta l'avventura in Honda, tornando alla corte di Kanemoto. Arriva per il secondo anno consecutivo un terzo posto in campionato, sono gli ultimi buoni risultati prima di anni sfortunati.

 

Il ritiro e il ritorno con Rossi

Le ultime stagioni non sono da ricordare, ma Cadalora le vive con il consueto stile riservato, senza fare troppo rumore per situazioni poco adatte al suo pedigree. Il 1999 è la sua ultima stagione piena nel mondiale, l'avventura in superbike dura invece solo un weekend. Cadalora non cerca una seconda vita da manager o da opinionista e vive il ritiro lontano dai clamori della scena. Torna a frequentare il mondiale con un ruolo attivo nel 2016, quando accetta di fare il coach per Valentino Rossi. La collaborazione dura tre stagioni: nel 2018 il rapporto di lavoro termina a fine stagione e Cadalora si ritira nuovamente dalla scena con la consueta discrezione. Il carattere schivo tuttavia non può nascondere ciò che è rimasto nei numeri: Luca rimane il quinto italiano più vincente di sempre nel motomondiale, alle spalle di mostri sacri come Rossi, Agostini, Biaggi e Ubbiali.

Leggi altro su:
Aggiungi un commento