Dalle mutandine in testa agli sciamani: superstizioni, manie e rituali dei piloti
Correre a 330 km/h richiede coraggio, tecnica e una buona dose di fortuna. Ecco perché molti piloti, sia di ieri che di oggi, ricorrono a gesti scaramantici, portafortuna e rituali per propiziare la buona sorte
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Gli sportivi sono le persone più scaramantiche del mondo, sono in tantissimi, infatti, gli atleti che attribuiscono a gesti particolari un potere capace di migliorare la performance. Ciò vale ancora di più negli sport motoristici, dove al risultato bisogna affiancare anche la componente di rischio implicito che innalza, e di parecchio, le "necessità scaramantiche" dei suoi protagonisti. Vediamone alcune.
Valentino Rossi: un campione di rituali
Il nove volte iridato era famoso per le sue manie: dal rito dei calzini (disposti in modo preciso nella valigia) all'accucciarsi vicino alla moto prima di salire in sella, fino al toccarsi il "basso ventre" nella corsia box prima di entrare in pista. Gesti scaramantici che fanno parte della sua routine pre-gara, come il sistemare gli oggetti in modo preciso, quasi maniacale, nel box così come a casa sua. Un modo, spiega, per mettere ordine nella testa del campione. E poi c'è la tartaruga, simbolo di fortuna nel mondo delle corse, che Rossi ha tatuato sul corpo e inserito in tute e caschi.
Marco Lucchinelli: il fazzoletto rosa e la canzone a "Stella Fortuna"
Il campione del mondo 1982 aveva un legame speciale con un fazzoletto rosa, che ogni gara metteva al collo. E poi, aveva per l'immagine della stella un vero e proprio feticcio, tanto da disegnarlo su tute e caschi e persino da dedicargli una canzone (che portò a Sanremo, peraltro, leggi qui).
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Ecco Walter Migliorati con i "celebri" spli in testa
Walter Migliorati: gli slip usati come portafortuna
Il pilota bresciano, che correva in 500 negli anni 80, aveva un portafortuna decisamente inusuale: gli slip usati di una sua conquista. Una "reliquia" che, a suo dire, gli portava fortuna. Ma se le mutandine come sottocasco vi sembra troppo, non conoscete Takazumi Katayama: il pilota giapponese, campione del mondo della 350 nel 1977, era particolarmente superstizioso. Nel 1983, quando correva in 500, si portò da casa una coppia di esorcisti-stregoni, un uomo e una donna, che lo seguivano in pista e agitavano degli strani oggetti ("concentratori di energia") al suo passaggio. Tra il sacro e il profano anche Hiroshi Aoyama, campione del mondo 250 nel 2009: benediceva il box e la moto tutte le mattine, poi cospargeva di sale grosso la moto e il casco, in pratica una sorta di Oronzo Canà in salsa giapponese.
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Ecco Nicky Hayden con il numero 1 con all'interno il 69 porta fortuna
Nessuno è immune
Se questi piloti hanno probabilmente raggiunto il podio delle stranezze, altri non sono da meno: Max Biaggi ad esempio, ha indossato sempre la stessa biancheria intima per tutta la carriera (si suppone e lavandola tra un gp e l'altro). Loris Capirossi, invece, saliva sempre dal lato destro della moto. Più attenti ad ingraziarsi il divino, invece, Andrea Iannone e Yonny Hernández, che non salgono in moto senza essersi fatti prima il segno della croce (un po' come i pendolari di Trenord, per intenderci). Vanità e superstizione per Jorge Lorenzo che forse più per esigenze estetiche che scaramantiche si fa intervistare solo dal lato sinistro del volto. Danilo Petrucci, invece, utilizza sempre le stesse calze per tutto il weekend di gara. Numerologo d'eccezione il compianto Nicky Hayden che quando vinse il campionato del mondo nel 2006, pur attaccando l'1 sulle carene della sua Honda non rinunciò al suo mitico 69 portafortuna inserendolo nelle grafiche.
Insomma, a voler giocare a fare gli psichiatri, qui di materiale da analizzare ce n'è parecchio. Una cosa però è certa: anche nel "settore della scaramanzia" i piloti di un tempo erano senza dubbio più creativi dei loro corrispettivi attuali. Il professionismo estremo, a quanto pare, passa anche da qui.
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Petrucci non cambi amai le calze durante un week end di gara
Foto e immagini
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