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Tourist Trophy: io sono leggenda

Le 37,73 miglia che compongono ogni giro dello Snaefell Mountain Course sono dense di storia e di significato: descrivono la competizione motociclistica (anzi, motoristica) più antica del mondo. Un circuito stradale che esalta il coraggio, rasentando secondo alcuni l'incoscienza. Ma che, senza ombra di dubbio, è mito su due ruote

La più antica di tutte

E' la gara motociclistica più antica del mondo, visto che la prima edizione risale al 1907. La più rischiosa, visto che la media sul giro oltrepassa abbondantemente i 200 km orari e si corre sulle strade che ogni giorno ospitano auto, moto e mezzi pesanti. La più controversa, giacché il numero di caduti sul campo oltrepassa quota 200, più di 2 incidenti mortali all'anno. Il Tourist Trophy che si corre questa settimana all'Isola di Man è un mix di tutto questo: una specie di sabba a due ruote, sospeso tra misticismo e sport. Una sola cosa è sicura: è leggenda. E bollarlo come pazzia è, probabilmente, riduttivo per chi crede nell'autodeterminazione del singolo.


 

37,73 miglia al giro

Il Tourist Trophy si corre sullo Snaefell Mountain Course: il Circuito del Mountain misura 37,73 miglia (pari a 60,8 km) e deve il suo nome alla montagna più importante dell'isola. Il tracciato è sostanzialmente immutato dal 1911 (dal 1907 al 1910 si è corso sulla distanza di 24 km) stabilendo in questo caso un record di longevità impareggiabile: la partenza e il percorso segue la A2 che da Douglas raggiunge Ramsey, la A1 che da Douglas arriva a Peel e la A3 che collega Castletown a Ramsey. Vi è poi il tratto di montagna composto dalla A18, la Mountain Road, dove si tocca la quota più elevata a 422 metri e dove il meteo è sempre un'incognita: se tra le auto l'Inferno Verde è il Nürburgring, tra le due ruote la definizione può essere presa a prestito ragionevolmente per lo Sneafell Mountain Course.
 

La prima gara del Motomondiale

L'edizione del 1949, svoltasi dal 13 al 17 giugno, ha tenuto a battesimo il Motomondiale: proprio all'Isola di Man, ormai 64 anni fa, nasceva l'idea di un Campionato mondiale per le due ruote da Gran Premio. Vinsero tre britannici, inaugurando una tradizione che li vuole incontrastati profeti in patria. Nell'albo d'oro dei plurivincitori, infatti, il primo dei non britannici è Giacomo Agostini, che ha domato dieci volte il Mountain. Prima di lui, Joey Dunlop con 26 vittorie, seguito da John McGuinness con 19; Mike Hailwood con 14, Dave Molyneux con 13 e l'accoppiata Hislop-McCallen con 11.


 

1972: Ago si ribella. Per il TT è l'esilio

Proprio al Divino Ago è dovuta la fuoriuscita, in sé traumatica, del TT dal calendario mondiale: correva infatti il 1972 quando l'italiano Gilberto Parlotti, uno degli astri nascenti del motociclismo italiano, perse la vita a Man durante il secondo giro di una maledetta gara per le 125. Agostini, che ne era fraterno amico, annunciò la propria astensione dal Tourist Trophy, e mantenne la promessa sino a fine carriera. La sua fu la prima presa di posizione sul fronte della sicurezza mai fatta da un pilota, in un periodo in cui si partiva su molti circuiti senza avere la certezza di arrivare vivi al traguardo: Ago lottò contro la Federazione Internazionale e ne uscì vincitore, spalleggiato da un numero crescente di colleghi, e il TT vide la sua ultima edizione iridata nel 1976.
 

Identità ritrovata. Anzi, mai persa

Per mantenere in vita il TT venne creato un campionato parallelo, il Mondiale Formula TT, sopravvissuto fino al 1990. Da allora, il Tourist Trophy è una gara a sé, pur inserita nel trittico delle competizioni riservate agli specialisti del road racing: con la North West e Macao costituisce il trittico che ogni pilota che preferisce la strada alla pista sogna di domare. Come ad esempio Stefano Bonetti, bergamasco di Castro: quest'anno salterà la Senior TT, il clou in programma venerdì, dopo anni di presenza ininterrotta a causa di un grave incidente patito l'anno scorso a Macao. E' un italiano atipico, Bonetti: l'unico che sia riuscito a infrangere la barriera dei 200 km/h di media sul giro. E' accaduto nel 2012, quando - con mezzi cronicamente ridotti al lumicino - arrivò dodicesimo assoluto in Superstock. L'italiano più veloce di sempre sul Mountain merita di diritto una citazione.

Per le foto un grazie al nostro amico Max Morri, che con i suoi scatti ci ha fatto "respirare" l'atmosfera della gara
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