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Petrucci e Iannone: la prima volta non si scorda mai

Non erano mai saliti insieme sul podio, il bel duello di Most in gara-1 può essere l'inizio di un percorso di affermazione tra le derivate di serie. E nel frattempo c'è da giocarsi il titolo indipendenti

Petrucci e Iannone non erano ancora saliti sul podio insieme: nella loro carriera in MotoGP non avevano mai condiviso i festeggiamenti del post gara e in questo primo scorcio di stagione si sono quasi incrociati solo a Phillip Island, dove The Maniac ha fatto terzo in gara-1 e Petrux lo stesso in gara-2. La battaglia del sabato di Most è stata spettacolare: ha ravvivato una gara che sarebbe stata dichiarata altrimenti morta già dopo il primo passaggio di Razgatlioglu sul traguardo e in più c'è da considerare che i due italiani si stanno giocando il titolo per piloti indipendenti.

Un duello equilibrato

Dopo gara-1 Petrucci aveva 105 punti in campionato, Iannone 104. Entrambi gareggiano per un team italiano (Barni e Go-Eleven) ed entrambi hanno margini di miglioramento. Il pilota abruzzese soffre di sindrome compartimentale, deve ancora correre il suo primo weekend su alcune piste – Most è una di queste- e più in generale è un rookie anomalo, perché oltre a dovere conoscere moto e gomme nuove, deve comunque ritrovare del tutto il ritmo gara, dopo quattro anni passati lontano dalle corse per squalifica.

Danilo invece il suo percorso di affiatamento lo ha completato l'anno scorso, ma attualmente è reduce dal brutto infortunio di aprile, nel quale ha rotto alcuni denti, la mandibola in due parti, la clavicola e la scapola. La parte destra del corpo in questo momento funziona a metà e avere eguagliato il proprio migliore risultato tra le derivate di serie non è niente male.


Sensazioni positive

Entrambi si sono mostrati giustamente euforici in parco chiuso: “Ho dolore a schiena e braccia, la posso considerare la gara più difficile della mia carriera – ha spiegato Iannone-. L'anno scorso in questo periodo ero sul divano a guardare la tv, devo imparare ancora moltissime cose di questa categoria”. “Tre mesi fa sono quasi morto – replica Petrucci- e ora mi sento bene, nonostante il dolore. Non so perché ma performo meglio quando sono sotto pressione, anche se dal punto di vista fisico facevo fatica a chiudere le curve e non ho idea di come farò domani a correre altre due gare”.

Con un Toprak come quello di Most, per gli altri è dura sperare di inserirsi nella lotta per la vittoria. Ma al momento va bene così: gli italiani crescono e in futuro potranno solo far meglio.

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Sbk
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