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Moto2: a tu per tu con Zarco

A Johann Zarco non mancano determinazione, grinta e voglia di arrivare in alto: ogni giorno si alza e fa un’ora e un quarto di strada per andare ad allenarsi in pista con la moto. Ecco come si racconta con un’intervista al nostro inviato in MotoGP.

Zarco si racconta

Johann questo è il tuo quarto anno nel Motomondiale: dopo tre stagioni nella 125 (2009, 2010, 2011) questo 2012 sei passato in Moto2. Iniziamo dei tuoi primi due anni, cosa ti rimane di quell’esperienza.

“I ricordi di quegli anni sono legati al Team WTR, dove correvo con l’Aprilia. In quelle due stagioni ho imparato molto, anche l’italiano (sorride ndr.), soprattutto a gestirmi nel nuovo ambiente del Motomondiale. All’inizio quasi mi facevano paura come gli altri andavano nelle curve, li vedevo così veloci. Poi, poco alla volta, ho imparato a capire la tecnica e sono cresciuto come pilota. Ad esempio ho preso più confidenza con i freni posteriori. Quindi posso dire che i miei primi due anni sono stati soprattutto una sorta di crescita e maturazione nella professione di pilota. Ovviamente i primi risultati non sono stati subito buoni: gli zero del 2009 hanno pesato, ma già nel 2010 sono stato più costante”.

E nel 2009, a 19 anni, hai iniziato a correre nel Motomondiale. Da che esperienza arrivavi?

“Ho iniziato nel 2004 con le minimoto in Italia. Poi sono passato al Campionato Europeo e nel 2007 alla Rookies Cup. Nel 2008 dovevo fare una stagione nel CEV, il Campionato Spagnolo Velocità, con l’Accademy spagnola, ma dopo i test ho preferito abbandonare la squadra e iniziare la mia avventura con Laurent Fellon, che ancora oggi è la mia spalla, il mio manager ma, soprattutto, un mio caro amico. Con lui mi sono allenato duramente per tutto l’anno e, tramite sua moglie, che è ungherese, ho conosciuto Gabor Talmacsi. Insieme abbiamo fatto un paio di test e, dati i buoni risultati, mi ha incoraggiato ad entrare nel Campionato Mondiale”.



Un 2012 straordinario

Quindi due anni in cui sei cresciuto come pilota e poi il 2011, la tua stagione migliore: in lotta fino all’ultimo per la conquista del titolo. Il bottino finale conta quattro terze posizioni, sei secondi, una vittoria e quattro pole position. Infine hai concluso secondo nella classifica iridata, a un soffio dal titolo.

“Sì, nel 2011 sono entrato nella squadra di Ajo, ma non è stato così semplice, in quanto ci voleva un supporto. Laurent però aveva capito che quello era il momento giusto per investire su di me perché potevo stare davanti. Così abbiamo trovato alcuni sponsor nella zona dove abitiamo, ad Avignon, e ho potuto avere una moto competitiva con cui correre e finalmente ottenere delle belle soddisfazioni”.

Quale è stato il momento più bello della stagione passata?

“Dire la vittoria del Giappone, ma tra i momenti più belli della stagione scorsa ricordo anche il terzo posto del Gran Premio della Malesia. Dopo delle qualifiche disastrose in cui ero finito a terra, non riuscendo ad andare oltre la 15° posizione in griglia, in gara ho fatto una bella rimonta chiudendo infine terzo. Lì avevo ancora l’opportunità di conquistare il titolo, perché alla fine si è deciso tutto a Valencia, quindi ero davvero molto soddisfatto”.

E invece il momento più brutto?

“Direi Valencia, quando sono caduto perdendo la possibilità di conquistare il titolo mondiale. Ma aggiungerei anche il Gran Premio di Catalunya dello scorso anno: avevo vinto la gara, ma mi hanno dato una penalità di venti secondi che mi ha fatto scivolare in sesta posizione. Nonostante tutto è stata una stagione davvero bella, in cui la gente ha imparato a conoscermi e anche a volermi bene. Quindi non ho rimpianti”.



Dalla 125 alla Moto2

Poi il passaggio dalla 125, ora Moto3, alla Moto2: come è stato questo cambiamento?

“Parlando con Laurent eravamo giunti alla conclusione che era importante fare il passo dalla 125cm3 alla Moto2. Infatti è stato così: sto imparando molto perché la guida è totalmente diversa, come la moto, e ci vuole tempo. Luca Montiron, Team Manager del JIR, si era dimostrato interessato a me: i risultati con De Angelis, che l’anno scorso correva con la loro moto, erano buoni, così abbiamo trovato un accordo. Sono passato alla nuova squadra, un team tutto italiano, e mi trovo davvero bene”.

Non ti è dispiaciuto lasciare proprio quando è cominciata la Moto3?

“In realtà l’ho provata, perché uno sponsor ha comprato la nuova Moto3 per un giovane pilota francese ed io ho colto l’occasione per fare qualche test. Ma nessun ripensamento: sono contento di aver fatto il passo nella Moto2, perché era il momento giusto per me”.



“Al centro della mia vita la moto”

Come ti prepari per i Gran Premi?

“Vivo e mi preparo con Laurent Fellon, che è il mio preparatore fisico-psicologico. Sia io che lui pensiamo che la cosa più importante sia vivere la moto al 100% a 360°, quindi mi alleno molto in pista”.

Come è la tua giornata tipo?

“La mattina mi sveglio molto presto e esco di casa verso le 8.00. Abitiamo a circa un’ora e un quarto dal circuito dove mi alleno tutti i giorni della settimana. Dalle 11.00 alle 12.00 giriamo con la moto e verso le 17.00 torniamo a casa”.

Non è da tutti farsi un’ora e un quarto di strada ad andare e tornare tutti i giorni per girare con la moto in circuito…

“Sì, è molta strada, ma avere a disposizione un circuito dove allenarsi tutti i giorni è una chance davvero unica e i risultati danno i loro frutti”.

In queste gare hai dimostrato di poter essere tra i leader della Moto2.

“Sì, i risultati fino ad ora non sono male, anche se mi spiace non esser riuscito a salire sul podio nella gara di casa: una caduta non è la fine del mondo, al contrario devo proseguire la mia strada, impegnandomi in ulteriori allenamenti per arrivare al successo”.

Come ti vedi alla fine di questa stagione?
“Spero di aver messo nel palmares una serie di vittorie e podi, giocandomela con Marquez”.

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