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Mazzoleni: "Enduro Vintage? È la macchina del tempo"

Il team manager della Maglia Azzurra e responsabile del Gruppo 5 è entusiasta della crescita del movimento. Il preparatore Fabio Parrini. "Se le tratti bene queste moto vanno meglio che un tempo"

L'Italia è la patria dell'enduro vintage. Non solo perché la nostra federazione è stata la prima a crederci, ma perché la specialità è stata pensata bene e con una tutela particolare del patrimonio motociclistico. Le regole del campionato italiano sono particolarmente stringenti, perché bisogna avere un mezzo iscritto al registro storico della FMI e non sono quindi ammesse modifiche sostanziali alla moto. Le categorie sono diverse e permettono a tutti di trovare una collocazione: classe A e B fino al 1973, classe C fino al 1976 (a eccezione delle 75cc 2 tempi, fino al '77), classe D fino al 1981 e classe X fino al 1985. C'è poi la T80 RS, solo per moto fino al 2002 con cubatura massima di 85cc, iscritte comunque al registro storico. Per ogni classe ci sono poi varie sottoclassi in base alla cilindrata e ai cicli di combustione, 2 o 4 tempi.
Per competere tra le squadre il limite d'età per i piloti è di 40 anni, con l'eccezione però delle classi X e T80, dove l'età minima è di 18 anni e la massima di 80. C'è poi il Trofeo Testori, pensato appositamente per avvicinare i giovani alla specialità e che è aperta nella finestra d'età tra i 14 e i 17 anni.

Una avventura di lungo corso

Francesco Mazzoleni, oltre a essere team manager della Maglia Azzurra nel FIM Enduro Vintage Trophy, è anche il responsabile del campionato italiano, il cosiddetto Gruppo 5. Più delle regole, per fare comprendere cosa è l'enduro vintage bastano le sue parole. “Io lo chiamo la macchina del tempo. Ci sono eventi che contano quasi 400 partecipanti, quando abbiamo iniziato eravamo appena un centinaio. Per i piloti è un modo per riaccendere i ricordi, per tornare a vivere le emozioni di quando avevano vent'anni. Salgono in moto e appena le accendono riparte tutto un mondo fatto di ricordi, ma anche di amicizie ritrovate, di rivalità vecchie di decenni e tanta voglia di gareggiare ancora, sebbene in un contesto meno difficile”.

Tutto su misura

Attualmente il Gruppo 5 è un campionato strutturato su 7 prove, in 5 eventi differenti, con una media di 280 partecipanti a evento. Le regioni capofila del movimento sono Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Toscana, dove il bacino di utenti è sempre stato importante, ma si registra un incremento di partecipazione anche al centro e al sud, come nelle Marche o in Sicilia. Tendenzialmente i partecipanti si presentano con la propria moto, ma ci sono anche moto club e officine che mettono a disposizione i propri mezzi per chi non li possiede. “I collezionisti magari faticano all'idea di sporcare o mettere a repentaglio l'affidabilità delle proprie moto, ma noi invece siamo convinti che queste opere d'arte devono continuare a vivere, devono fare quello per cui sono state create” spiega Fabio “Camel” Parrini. Con il fratello Massimo ha una cinquantina di mezzi nella sua officina a Tavarnelle, nel Chianti, non lontano da dove è stata scritta la favola delle Ancillotti da fuoristrada. Con il Moto Club Pantera mette in circolo tanta passione ancora oggi. “Ho molti KTM, quasi la metà delle mie moto, e poi Ancillotti, che qua siamo di casa. Qualche SWM, qualche Gori. Ci diamo da fare e anche quest'anno abbiamo battuto i bergamaschi (ride, ndr)”.

Due mondi paralleli

Il campionato italiano e il FIM Enduro Vintage viaggiano su due strade comunicanti, ma distinte. Il fatto che in Italia non si possano fare grosse modifiche alle moto non impedisce di lavorare sulle stesse, anzi. “Spesso ci arrivano delle moto che sono linde, lustre, ma poi le metti in moto e la carburazione è un disastro. La cosa importante è proprio la carburazione: con le benzine senza piombo è difficile trovare quella giusta, magari si tende a ingrassare di più la miscela ma bisogna stare attenti a quello che si fa, anche a seconda di dove si va, alla quota a cui si gareggia. E poi c'è chi mette gli additivi, chi no. Ognuno ha la propria ricetta, ma io dico sempre a Enrico: tu sta fermo che fai danno. Oltre alla carburazione, si può fare un discreto lavoro sulle sospensioni, dentro le forcelle, e c'è anche chi lavora dentro i motori. Il concetto è che la moto esteriormente deve essere originale, poi all'interno si può provare a fare qualcosa”.
Nel FIM Enduro Vintage, non essendoci l'obbligo di iscrizione al registro storico, si vedono moto anche molto “pasticciate”. “Sono stati introdotti dei coefficienti che mirano a riequilibrare il campo – spiega Mazzoleni-, perché così anche le moto più vecchie possono recuperare qualcosa nei confronti di quelle più moderne, che sono più ambite”. Il principio è corretto, perché così si tutela la varietà del parco partenti, ma sarebbe importante anche controllare meglio le moto, perché è successo di vedere in gara “ibridi” con data di immatricolazione precedente rispetto ad alcune parti montate.
 

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