Intervista esclusiva a Sylvain Guintoli: “Che soddisfazione vincere la 24 ore di Le Mans"
Al lancio del nuovo casco Shark Spartans RS era presente anche Sylvain Guintoli, che dal 2002 ha sempre utilizzato i prodotti della casa francese. Sylvain ci ha raccontato com’è stata l’esperienza vissuta nell’Endurance, culminata con la conquista del titolo, ha commentato il successo in MotoGP di Fabio Quartararo e ha fatto la sua previsione su chi vincerà quello Superbike
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"Quartararo si è meritato il titolo"
Ex pilota MotoGP, ex pilota SBK dove ha conquistato il titolo nel 2011, Sylvain Guintoli ha vinto quest'anno il titolo nel mondiale Endurance, oltre a essere anche il collaudatore Suzuki MotoGP. Il francese è un pilota di lunga esperienza e le sue opinioni non sono mai banali. Lo abbiamo incontrato a Milano in occasione del lancio del nuovo casco integrale Shark Spartan RS. Ecco cosa ha detto alla nostra Serena Zunino.
Sei campione del mondo Endurance, com’è andata questa stagione?
È stata un’esperienza molto bella e anche molto diversa da quelle che ho fatto in precedenza. Queste gare sono molto difficili, soprattutto quelle che durano 24 ore, fisicamente e psicologicamente. C’è un grande stress e il pilota deve guidare per otto ore, non si può dormire, è davvero una sfida. Anche la squadra non dorme, è sempre al limite e non può sbagliare. Ci sono poi i pit stop che sono velocissimi: la squadra cambia le gomme e fa il pieno della benzina in 12 secondi. Anche in MotoGP c’è lo spirito di squadra, ma nell’Endurance è molto di più. Questo è veramente bello. Abbiamo fatto un anno non perfetto, ma quasi perché Le Mans e il Bol D’Or sono due gare che avrei voluto davvero vincere, prima di essere troppo vecchio, e ci siamo riusciti subito.
Qual è stata la gara più bella?
Queste gare sono il momento migliore della carriera, ma anche il peggiore perché sono molto difficili. Ma quando finiscono c’è una sensazione incredibile. Per me la più bella è stata quella di Le Mans, era la prima volta, è un’esperienza nuova che mi è piaciuta tanto.
Com’è stato condividere la gara con altri due piloti?
In MotoGP e SBK il compagno di squadra è il primo da battere, perché ha la stessa moto e la stessa squadra. Nell’Endurance invece bisogna lavorare insieme, non serve essere un secondo più veloce del compagno di squadra perché in questo caso può anche essere un problema. Ci si deve aiutare tutti insieme per fare una squadra dove non ci sono problemi, dove nessuno si sente inferiore o superiore agli altri. Questo è molto importante da tenere sotto controllo. Xavier (Simeon) lo conosco molto bene dalla MotoGP e dalla Moto2, e anche Gregg (Black) lo conoscevo già da tempo. Ci siamo trovati bene tutti e tre. Loro due sono amici da quando erano bambini, io sono arrivato tranquillo e senza fare casino.
Domenica scorsa in MotoGP Fabio Quartararo ha vinto il titolo, come commenti questa impresa?
Ha fatto qualcosa di grande, nessuno prima di lui ci era riuscito in Francia. Inoltre Fabio è giovane ed è un bravo ragazzo. È una bella persona, questo è un valore aggiunto. Ha un talento incredibile e questo si sa già da diversi anni, ma ora che ha lavorato molto dall’anno scorso, quest’anno era imbattibile.
Sei anche collaudatore Suzuki, cos’è mancato a voi per lottare per il podio?
Avevamo bisogno di sviluppare. Il dispositivo “rear device” è arrivato tardi e siamo in ritardo. Questo fa una differenza grande ed è importante averlo. Non siamo così lontani dai primi: Joan è terzo in campionato, Alex è caduto alcune volte mentre stava lottando per il podio. La moto è buona, abbiamo solo bisogno di fare uno step in più.
Sei stato un pilota Superbike e ora dev’essere ancora consegnato il titolo tra Jonathan Rea e Toprak Razgatglioglu, chi pensi avrà la meglio?
Toprak è un pilota con grande talento, la Yamaha ha fatto uno step in avanti. Per Jhonny non è facile quest’anno, la sua moto ha perso un po’ di motore. Penso che sarà difficile per lui.
Sei un pilota Shark dal 2002, ci racconti la vostra storia?
Quando sono arrivato nel Mondiale ho fatto il primo anno con un altro marchio e poi mi sono trovato con Shark, che è francese. Da quel momento non abbiamo più guardato indietro. Ricordo il primo casco, venti anni fa, questo mi fa sentire un po’ vecchio! (ride) All’inizio i caschi avevano una forma molto diversa, ma Shark ha avuto uno sviluppo continuo ed è ancora un brand che lavora molto sui caschi di gara per la tecnologia e il racing. Questo è importante per me. Ho sempre avuto un buon rapporto, non ho mai avuto brutte esperienze quando sono caduto. Perché sono caduto tante volte in maniera molto, molto forte sulla testa e la testa è ancora a posto. Questo vuol dire che i caschi sono buoni!
Quale sarà la tua prossima sfida?
Quello dell’Endurance è un impegno che richiede tempo, ma mi è piaciuto e continuerò anche il prossimo anno. La squadra è molto buone e anche la moto, è praticamente una Superbike con le luci. È proprio una bella moto da guidare. Inoltre continuerò a fare il collaudatore con la Suzuki MotoGP per provare ad aiutarli a togliere il titolo a Fabio.
Pensi che possa tornare nel box il team manager Davide Brivio?
Ho sentito alcune voci a riguardo. È vero che Davide è un ottimo team manager, la squadra non l’ha sostituito e quindi per questo potrebbe tornare con più facilità. So che non c’è niente di fatto, vediamo, ma sicuramente ha fatto il suo lavoro molto bene.
Hai fatto tante cose nella tua carriera, hai un sogno da realizzare?
Non ho vinto il titolo in MotoGP, ma penso sia un po’ troppo tardi! (ride) Ormai quello è impossibile. Adesso l’obiettivo è di continuare l’Endurance e la sfida con Suzuki in MotoGP è molto interessante. A causa del Covid non abbiamo potuto lavorare come prima, non è stato possibile andare in Giappone con la stessa frequenza. Spero che possiamo fare qualcosa in più per aiutare Joan e Alex.
Hai sei figli, uno di loro ha la passione per le moto?
Sì, anche qualcosa in più. Insieme li porto con le minimoto, faccio anche un po’ da team manager perché ho una squadra! (ride) Per il momento si divertono e non partecipano alle gare, lo facciamo per stare un po’ insieme.
Ti piacerebbe che uno di loro intraprendesse davvero questa carriera?
Non lo so, perché c’è tanto stress. Anche quando sono con loro in circuito mi fa sempre paura, ma vedo che gli piace tanto, che quando tolgono il casco sorridono. Questo è l’importante, ma la vita di un pilota è diversa, con le gare arrivano poi anche gli infortuni e questo dal punto di vista di padre non mi piace. Alla mamma ancora meno!
Copyright: Photopsp L. Swiderek
Ex pilota MotoGP, ex pilota SBK dove ha conquistato il titolo nel 2011, Sylvain Guintoli ha vinto quest'anno il titolo nel mondiale Endurance, oltre a essere anche il collaudatore Suzuki MotoGP. Il francese è un pilota di lunga esperienza e le sue opinioni non sono mai banali. Lo abbiamo incontrato a Milano in occasione del lancio del nuovo casco integrale Shark Spartan RS. Ecco cosa ha detto alla nostra Serena Zunino.
Sei campione del mondo Endurance, com’è andata questa stagione?
È stata un’esperienza molto bella e anche molto diversa da quelle che ho fatto in precedenza. Queste gare sono molto difficili, soprattutto quelle che durano 24 ore, fisicamente e psicologicamente. C’è un grande stress e il pilota deve guidare per otto ore, non si può dormire, è davvero una sfida. Anche la squadra non dorme, è sempre al limite e non può sbagliare. Ci sono poi i pit stop che sono velocissimi: la squadra cambia le gomme e fa il pieno della benzina in 12 secondi. Anche in MotoGP c’è lo spirito di squadra, ma nell’Endurance è molto di più. Questo è veramente bello. Abbiamo fatto un anno non perfetto, ma quasi perché Le Mans e il Bol D’Or sono due gare che avrei voluto davvero vincere, prima di essere troppo vecchio, e ci siamo riusciti subito.
Qual è stata la gara più bella?
Queste gare sono il momento migliore della carriera, ma anche il peggiore perché sono molto difficili. Ma quando finiscono c’è una sensazione incredibile. Per me la più bella è stata quella di Le Mans, era la prima volta, è un’esperienza nuova che mi è piaciuta tanto.
Com’è stato condividere la gara con altri due piloti?
In MotoGP e SBK il compagno di squadra è il primo da battere, perché ha la stessa moto e la stessa squadra. Nell’Endurance invece bisogna lavorare insieme, non serve essere un secondo più veloce del compagno di squadra perché in questo caso può anche essere un problema. Ci si deve aiutare tutti insieme per fare una squadra dove non ci sono problemi, dove nessuno si sente inferiore o superiore agli altri. Questo è molto importante da tenere sotto controllo. Xavier (Simeon) lo conosco molto bene dalla MotoGP e dalla Moto2, e anche Gregg (Black) lo conoscevo già da tempo. Ci siamo trovati bene tutti e tre. Loro due sono amici da quando erano bambini, io sono arrivato tranquillo e senza fare casino.
Domenica scorsa in MotoGP Fabio Quartararo ha vinto il titolo, come commenti questa impresa?
Ha fatto qualcosa di grande, nessuno prima di lui ci era riuscito in Francia. Inoltre Fabio è giovane ed è un bravo ragazzo. È una bella persona, questo è un valore aggiunto. Ha un talento incredibile e questo si sa già da diversi anni, ma ora che ha lavorato molto dall’anno scorso, quest’anno era imbattibile.
Sei anche collaudatore Suzuki, cos’è mancato a voi per lottare per il podio?
Avevamo bisogno di sviluppare. Il dispositivo “rear device” è arrivato tardi e siamo in ritardo. Questo fa una differenza grande ed è importante averlo. Non siamo così lontani dai primi: Joan è terzo in campionato, Alex è caduto alcune volte mentre stava lottando per il podio. La moto è buona, abbiamo solo bisogno di fare uno step in più.
Sei stato un pilota Superbike e ora dev’essere ancora consegnato il titolo tra Jonathan Rea e Toprak Razgatglioglu, chi pensi avrà la meglio?
Toprak è un pilota con grande talento, la Yamaha ha fatto uno step in avanti. Per Jhonny non è facile quest’anno, la sua moto ha perso un po’ di motore. Penso che sarà difficile per lui.
Sei un pilota Shark dal 2002, ci racconti la vostra storia?
Quando sono arrivato nel Mondiale ho fatto il primo anno con un altro marchio e poi mi sono trovato con Shark, che è francese. Da quel momento non abbiamo più guardato indietro. Ricordo il primo casco, venti anni fa, questo mi fa sentire un po’ vecchio! (ride) All’inizio i caschi avevano una forma molto diversa, ma Shark ha avuto uno sviluppo continuo ed è ancora un brand che lavora molto sui caschi di gara per la tecnologia e il racing. Questo è importante per me. Ho sempre avuto un buon rapporto, non ho mai avuto brutte esperienze quando sono caduto. Perché sono caduto tante volte in maniera molto, molto forte sulla testa e la testa è ancora a posto. Questo vuol dire che i caschi sono buoni!
Quale sarà la tua prossima sfida?
Quello dell’Endurance è un impegno che richiede tempo, ma mi è piaciuto e continuerò anche il prossimo anno. La squadra è molto buone e anche la moto, è praticamente una Superbike con le luci. È proprio una bella moto da guidare. Inoltre continuerò a fare il collaudatore con la Suzuki MotoGP per provare ad aiutarli a togliere il titolo a Fabio.
Pensi che possa tornare nel box il team manager Davide Brivio?
Ho sentito alcune voci a riguardo. È vero che Davide è un ottimo team manager, la squadra non l’ha sostituito e quindi per questo potrebbe tornare con più facilità. So che non c’è niente di fatto, vediamo, ma sicuramente ha fatto il suo lavoro molto bene.
Hai fatto tante cose nella tua carriera, hai un sogno da realizzare?
Non ho vinto il titolo in MotoGP, ma penso sia un po’ troppo tardi! (ride) Ormai quello è impossibile. Adesso l’obiettivo è di continuare l’Endurance e la sfida con Suzuki in MotoGP è molto interessante. A causa del Covid non abbiamo potuto lavorare come prima, non è stato possibile andare in Giappone con la stessa frequenza. Spero che possiamo fare qualcosa in più per aiutare Joan e Alex.
Hai sei figli, uno di loro ha la passione per le moto?
Sì, anche qualcosa in più. Insieme li porto con le minimoto, faccio anche un po’ da team manager perché ho una squadra! (ride) Per il momento si divertono e non partecipano alle gare, lo facciamo per stare un po’ insieme.
Ti piacerebbe che uno di loro intraprendesse davvero questa carriera?
Non lo so, perché c’è tanto stress. Anche quando sono con loro in circuito mi fa sempre paura, ma vedo che gli piace tanto, che quando tolgono il casco sorridono. Questo è l’importante, ma la vita di un pilota è diversa, con le gare arrivano poi anche gli infortuni e questo dal punto di vista di padre non mi piace. Alla mamma ancora meno!
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