Gio Sala racconta la "sua" KTM 950: "Veloce e difficile, la sviluppammo io e Meoni" - VIDEO
Il campione del mondo era presente alla HAT con la LC8 vincitrice di due tappe al Dakar 2003. "Non era una moto per tutti: pesava 200 chili, più il carburante, nelle dune serviva una certa tecnica. Con Fabrizio abbiamo fatto migliaia di chilometri di test"
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Tra i quasi 500 iscritti alla HAT Sanremo-Sestriere 2022, c'erano diversi personaggi famosi e piloti, e tra questi ultimi anche il mitico Giovanni Sala, cinque volte campione del mondo enduro e dakariano, sempre con il colore arancio di KTM. All'Hardalpitour, Gio ha guidato una 1290 Adventure partecipando alla formula Classic, ma nello stand di Mattighofen alla partenza di Sanremo era esposta in bella vista anche la “sua” 950 LC8 Factory, moto con la quale Sala si aggiudicò due vittorie di tappa alla Dakar 2003 (25esima edizione, Marsiglia-Sharm El Sheikh). L'anno precedente Sala si era classificato sesto nella generale, con Fabrizio Meoni vincente, in sella al primo prototipo della bicilindrica austriaca.
Una belva del deserto
A distanza di 20 anni la LC8 rimane ancora oggi una delle più iconiche, se non la più bella moto da deserto. La colorazione Gauloises è semplicemente inarrivabile, la proporzione delle linee e lo studio di ingombri e distribuzione dei pesi all'avanguardia per l'epoca. Sulla moto esposta c'è ancora il road book montato e la tabella con il numero 6. “Era molto performante, ma non facile – ha ricordata Sala-. Si parla di un mezzo da 200 chili, peso minimo per regolamento, a cui andavano aggiunti ben 55 litri di benzina, più l'acqua e tutto il resto. Era veloce, ma nelle dune non era semplice da portare. Non potevi attraversarle semplicemente a cap (navigare in gradi, ndr), perché bisognava trovare il punto giusto per scendere da una duna senza insabbiarsi. Una volta bloccati, tirare fuori quella moto lì era un bel problema. E poi, essendo molto pesante, era una moto con spazi di frenata più lunghi. Certo, era anche molto veloce, ma fisica, e bisognava essere ben allenati per guidarla”. La 950 di Sala aveva un'altezza della sella di 100 cm, anche solo da ferma non era una moto per tutti...e aveva registrato a gps una velocità di ben 208 km/h, una punta incredibile in fuoristrada. Merito di un motore che aveva una potenza di 115 cavalli, anche se quello era il valore emerso nella fase di test. “Per la Dakar si scelse di contenere la potenza, ma comunque non eravamo scesi tanto con i cavalli”. Da un lato i tecnici si volevano tenere un margine di affidabilità per il motore, ma erano soprattutto le mousse che non erano predisposte a reggere tutta quella potenza messa a terra.
Dalle piste alla strada
Giovanni Sala e Fabrizio Meoni fecero letteralmente migliaia di chilometri per mettere a punto il prototipo della moto: “In Italia, in Austria, in Tunisia. Una volta guidammo per 1000 chilometri in un solo giorno dentro un chott, per vedere come si comportavano i materiali in quelle condizioni per un tempo così prolungato”. Lo sviluppo iniziò nel 2001, e fa impressione pensare che due piloti – più il meccanico Bruno Ferrari- si sobbarcarono praticamente tutto il lavoro. Fu uno sforzo che poi pagò – non solo in gara- ma anche sul mercato, perché la 950 venne poi commercializzata seguendo fedelmente la traccia segnata dalla sua progenitrice dakariana e adattando una volta tanto la moto da gara alla commercializzazione, e non viceversa.
Una belva del deserto
A distanza di 20 anni la LC8 rimane ancora oggi una delle più iconiche, se non la più bella moto da deserto. La colorazione Gauloises è semplicemente inarrivabile, la proporzione delle linee e lo studio di ingombri e distribuzione dei pesi all'avanguardia per l'epoca. Sulla moto esposta c'è ancora il road book montato e la tabella con il numero 6. “Era molto performante, ma non facile – ha ricordata Sala-. Si parla di un mezzo da 200 chili, peso minimo per regolamento, a cui andavano aggiunti ben 55 litri di benzina, più l'acqua e tutto il resto. Era veloce, ma nelle dune non era semplice da portare. Non potevi attraversarle semplicemente a cap (navigare in gradi, ndr), perché bisognava trovare il punto giusto per scendere da una duna senza insabbiarsi. Una volta bloccati, tirare fuori quella moto lì era un bel problema. E poi, essendo molto pesante, era una moto con spazi di frenata più lunghi. Certo, era anche molto veloce, ma fisica, e bisognava essere ben allenati per guidarla”. La 950 di Sala aveva un'altezza della sella di 100 cm, anche solo da ferma non era una moto per tutti...e aveva registrato a gps una velocità di ben 208 km/h, una punta incredibile in fuoristrada. Merito di un motore che aveva una potenza di 115 cavalli, anche se quello era il valore emerso nella fase di test. “Per la Dakar si scelse di contenere la potenza, ma comunque non eravamo scesi tanto con i cavalli”. Da un lato i tecnici si volevano tenere un margine di affidabilità per il motore, ma erano soprattutto le mousse che non erano predisposte a reggere tutta quella potenza messa a terra.
Dalle piste alla strada
Giovanni Sala e Fabrizio Meoni fecero letteralmente migliaia di chilometri per mettere a punto il prototipo della moto: “In Italia, in Austria, in Tunisia. Una volta guidammo per 1000 chilometri in un solo giorno dentro un chott, per vedere come si comportavano i materiali in quelle condizioni per un tempo così prolungato”. Lo sviluppo iniziò nel 2001, e fa impressione pensare che due piloti – più il meccanico Bruno Ferrari- si sobbarcarono praticamente tutto il lavoro. Fu uno sforzo che poi pagò – non solo in gara- ma anche sul mercato, perché la 950 venne poi commercializzata seguendo fedelmente la traccia segnata dalla sua progenitrice dakariana e adattando una volta tanto la moto da gara alla commercializzazione, e non viceversa.
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