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Daytona da infarto, vince Josh Herrin

L’81ª edizione della 200 Miglia si è corsa sulla distanza reale di 217,62 miglia, cioè dieci giri: la corsa sprint è stata animata da sette piloti in lotta furibonda e ad avere la meglio è stato il californiano Herrin su Ducati

La 200 Miglia di Daytona è stata all’altezza della sua fama. Ha vinto Josh Herrin, il pilota che aveva ottenuto la pole position, ma il risultato più prevedibile è arrivato dopo una raffica di colpi di scena da infarto.

 

Tanti colpi di scena

Uno per tutti: a nove giri dalla fine sembrava che la lotta per il primo posto dovesse risolversi tra il californiano Herrin del team Warhorse HSBK Racing Ducati e Richie Escalante, in sella alla Suzuki GSX-R 750 di Mission M4 Ecstar; tutti gli altri erano staccati. Ma al passaggio successivo i due si sono toccati alla curva 1, Escalante è caduto ed Herrin è rimasto solo al comando. Invece al 52º dei 57 giri la gara è stata fermata a seguito della caduta di Teagg Hobbs e Jason Waters. In questi casi il regolamento prevede una nuova gara, sul numero di giri mancante a quello previsto in origine, con il minimo di 10. Dunque proprio 10, in questo caso, per cui l’81ª edizione della 200 Miglia si è corso sulla distanza reale di 217,62 miglia.

 

Lotta furibonda

La corsa sprint è stata animata da sette piloti in lotta furibonda. Herrin, che in griglia era stato retrocesso di sei posizioni per il contatto con Escalante, è comunque riuscito ad avere la meglio in una volata mozzafiato. Torna alla vittoria nella 200 Miglia per la seconda volta, 13 anni dopo la prima, e finalmente riesce ad avere in premio il Rolex che allora veniva dato in premio all’autore della pole position, ma non al vincitore, mentre in tempi successivi si è deciso di assegnarlo al vincitore mentre lui aveva incominciato a ottenere delle pole position ma non il successo… Questa è anche la seconda vittoria della Ducati nella grande classica della Florida dopo quella ottenuta nel 2011 da Jason Di Salvo con una 848 Evo.

 

Ducati e due Yamaha

Dietro la Panigale V2 di Herrin due Yamaha R6: per appena 7 centesimi di secondo Josh Hayes si è dovuto accontentare del secondo gradino del podio mentre Cameron Petersen è giunto terzo a 0”140 dal vincitore. Può ben dirsi miracolato, visto che nella prima tranche di gara era stato costretto a fermarsi tre volte ai box per problemi alla frizione, e senza la nuova partenza non avrebbe avuto nessuna chance.

Un po’ come Hayden Gillim, quarto, che era caduto al 20º giro e poi era risalito in sella, e come PJ Jacobsen, a sua volta a terra al 31º giro e poi ripartito. Dopo il concitato arrivo Gillim ha sporto reclamo contro Petersen ritenendo di averlo sopravanzato, ma la giuria ha rigettato il ricorso.

A Brandon Paasch, vincitore nelle due precedenti edizioni, questa volta è andata male. Ha lottato nel gruppo di testa ma nella prima gara aveva superato il limite di velocità nella pit lane e dopo l’arrivo, come da regolamento, si è visto comminare una penalizzazione di 15 secondi, per cui è stato classificato 12º; la stessa cosa e per lo stesso motivo è avvenuta a Blake Davis, precipitato all’11º posto della classifica finale.

 

La classifica finale

 

 1. Josh Herrin (Ducati)

 2. Josh Hayes (Yamaha)

 3. Cameron Petersen (Yamaha)

 4. Hayden Gillim (Suzuki)

 5. PJ Jacobsen (Yamaha)

 6. Teagg Hobbs (Suzuki)

 7. Geoff May (Suzuki)

 8. Danny Eslick (Triumph)

 9. Matt Truelove (Yamaha)

10. Jason Farell (Kawasaki)

 

(foto Brian J. Nelson)

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