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Chili ricorda i bei vecchi tempi e incoraggia Rinaldi: "Deve fare l'ultimo step"

L'ex pilota Ducati ricorda le proprie gare più belle e dice la sua sui nuovi campioni: "Con Fogarty ce le siamo date, ma non ci odiavamo". "Ruben è un pilota valido, ma nel team ufficiale dovrà gestire la pressione"
Pierfrancesco Chili è stato uno dei piloti più amati e discussi nella storia della superbike, e nonostante il passare degli anni, continua a essere molto legato al suo ambiente di origine. worldsbk.com ha intervistato il mitico Frankie, che ha ripercorso le tappe salienti della propria carriera ma ha detto la sua anche sul presente.

La gara più bella
Difficile indicarla da parte sua: “Me ne ricordo bene molte! Ho vinto a Monza, Brands Hatch, Donington Park e Assen. Nel 2000 ho vinto a Monza per l’ultima volta; in Gara 1 Colin Edwards ha iniziato a prendere un gran margine di vantaggio ma sono riuscito a riportarmi sotto. Ho vinto io e lui era molto arrabbiato. Gli ho spruzzato lo champagne, la sua bottiglia invece si è rotta e si è arrabbiato ancora di più. Per me è stato un momento molto divertente! In Gara 2 a mezzo giro dalla fine all’uscita dalla Lesmo 2 ho commesso un errore e sono andato largo. Nonostante fossi arrivato secondo, sono rientrato in pitlane senza vestiti con addosso solo le mutande e il paraschiena! Mi sono divertito davvero tanto in quel periodo nel WorldSBK! Per me è stato fantastico, in pista c’erano nomi molto importanti e inoltre amavo i tifosi!”.
Monza ha regalato a Chili grandi emozioni. “Nel 1996 mi ero rotto una mano e un piede nel campionato italiano, prima della tappa mondiale. Per combattere l’infiammazione utilizzavo una cassetta di kiwi, dopo le prove ci mettevo mano e piede dentro. In Gara 2 all’ultimo giro sapevo che Fogarty era migliore di me alla Roggia, quindi ho frenato tardi e sono finito sulla ghiaia. Fogarty e Slight mi hanno superato mentre dietro di me c’era Troy Corser. Dopo la seconda di Lesmo mi sono detto: Ok, ora andiamo a vincere! Nel frattempo ero già fuori dalla Parabolica. Al muretto il mio team non poteva vedermi dato che ero dietro a Slight. Il commentatore del circuito diceva “Slight! Slight! Slight!” e poi ha urlato “Chili”. Sono rimasti tutti sconvolti”.

I rivali
In carriera ha vinto 17 volte nel mondiale, battendo illustri avversari; Chili ha parlato anche della sua rivalità con Fogarty. “Nel 1998 entrambi eravamo sotto pressione dato che Ducati aveva due team ufficiali e nel 1999 ce ne sarebbe stato solo uno. Nel 1999 siamo tornati a rispettarci anche se la gente pensa ancora che ci stiamo antipatici. Abbiamo giocato su questa situazione e quando siamo stati invitati in Inghilterra per cenare insieme ci hanno regalato per scherzo dei guanti da box”.

La nuova vita
Franky non ha invece mai amato l'idea di fare il manager nelle corse. “Ora sto a casa e mi prendo cura di quello che ho a Misano. Ho comprato un hotel, poi ho costruito dei nuovi appartamenti: in tutto sono 14 e inoltre ho anche due stabilimenti balneari di cui occuparmi durante l’estate ma nel complesso sono impegnato per otto mesi all’anno”. Nel 2018 a Chili è stato diagnosticato il morbo di Parkinson. “All’inizio è stata dura da accettare ma ora provo a controllare questa malattia con le pillole e le medicine. Sento meno energia ma mentalmente sono ancora preso da tante cose, quindi questo mi permette di restare impegnato”.

Le nuove star
“Vedo che ci sono dei piloti italiani che stanno venendo su bene, soprattutto Michael Ruben Rinaldi. Lo conosco dai tempi del CIV in Moto3 e già allora era un pilota molto valido. Ora è chiamato a compiere l’ultimo step e a vincere delle altre gare. Nel team ufficiale può sentire tanta pressione e quindi avrà bisogno di un buon feeling con la squadra. Jonathan Rea è incredibile. Due anni fa contro Bautista ha dimostrato a tutti che ha ancora tanto da dare. Nel corso della mia carriera non ho mai visto nulla di simile. Per me solo Jonny può battere se stesso. Anche Scott Redding ha una mentalità forte ed è molto veloce ma se dovessi scommettere punterei su Johnny!”.
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