I campioni dell'Enduro Vintage: "Qui si vince tutti insieme"
Intervista a Grasso, Tortoli e Pellegrinelli, che hanno vinto la Sei Giorni dedicata alle moto da regolarità di una volta. "Bisogna spingere senza esagerare per arrivare in fondo. L'ambiente è fantastico"
Quest'anno, a Camerino, si è tenuta la quinta edizione del del FIM Enduro Vintage Trophy. Il nome è forse di difficile comprensione, ma non si tratta altro che della Sei Giorni per moto d'epoca, una competizione che aveva debuttato nel 2019 in Portogallo, con la vittoria della Maglia Azzurra vestita da Giovanni Sala, Stefano Passeri e Mario Rinaldi. Dopo lo stop dovuto al Covid, nel 2021 era stata organizzata una manifestazione a sé stante, all'Isola d'Elba, che però era stata sfortunata per i nostri colori: Giorgio Grasso era stato tradito da un problema di accensione al suo KTM e già al primo giorno la possibile vittoria era sfumata. Dal 2022 in poi però sono arrivati solo successi per gli italiani: prima in Portogallo e Spagna, mentre quest'anno i nostri portacolori sono riusciti finalmente a imporsi davanti al proprio pubblico, a mezzo secolo esatto dalla storica Sei Giorni di Camerino del 1974.
Tutti per uno
La Maglia Azzurra si è affermata nel Vintage Veterans Trophy con Giorgio Grasso (Kramer 250, vincitore nella B3), Enrico Tortoli (KTM 250) e Tullio Pellegrinelli (Puch Frigerio 347, vincitore nella C3). La Francia si è classificata seconda a 5'10”, la Repubblica Ceca terza a 7'.
I nostri piloti si sono fatti valere ancora una volta, anche se non è il successo l'aspetto che ci tengono a sottolineare maggiormente. “Tra di noi si è creato un bellissimo clima – spiega Pellegrinelli-. Il segreto per vincere è quello, perché se si sta bene l'un con l'altro, si lavora uniti per lo stesso obiettivo. La nostra squadra è stupenda: piloti, manager, meccanici, giornalisti. Ognuno dà il proprio contributo”. “La cosa più importante è sempre pensare alla squadra – aggiunge Tortoli- perché lavorando in coro si ottengono i risultati, mentre gli individualismi esasperati portano solo a spremere troppo le moto e a perdere di vista l'obiettivo”.“Sono completamente d'accordo – chiude Grasso-. Siamo stati una squadra nel vero senso del termine e questo ha fatto la differenza”.
Una competizione particolare
A differenza dell'enduro moderno, dove i piloti pensano solo a dare il proprio massimo, anche nel contesto di gare a squadre come la Six Days, nel Vintage Trophy “cavallo e cavaliere” devono procedere di pari passo. “Quando sei in una gara come questa non puoi partire a testa bassa – racconta Tortoli-. Da un lato devi pensare a preservare la moto, dall'altra ti rendi conto degli avversari una prova alla volta. La moto va ascoltata e rispettata. Queste vecchiette vanno bene ma hanno i loro limiti a livello di resistenza”. “Sono moto che hanno i loro vantaggi e i loro svantaggi – spiega Grasso-. La prima volta che ci sono salito sopra dopo quindici anni che non le toccavo mi sono detto: ma chi me lo ha fatto fare (ride, ndr). Frenano quel che frenano, ti devi dimenticare le staccate all'ultimo metro. Il cambio è un vero cambio, devi trovare la marcia, stare attento a non prendere la folle. E poi bisogna cambiare spesso, non sono le moto di adesso, che vanno con qualsiasi marcia che gli metti dentro. Il range di utilizzo del motore è limitato. Però hanno i loro pregi: sono leggere, maneggevoli, le sospensioni forse non assorbono molto, ma non sono così faticose sulle braccia”. “A me piacciono le moto un po' grosse – spiega Pellegrinelli- o meglio, quelle che ti danno la possibilità di andare forte nell'assoluta. Bisogna comunque sempre tenere a mente che non ci sono i punti, ma chi vince prende zero penalità e gli altri hanno i distacchi misurati in base al tempo. Tutto quello che fai conta”.
Atmosfera magica
Il Vintage Trophy è anche un modo per rivedere vecchi amici e avversari. Racconta Grasso: “La settimana del Vintage c'è un clima incredibile. In gara la competizione un po' si sente, ma alla sera ci si parla. Vedi i tuoi rivali e gli chiedi come hanno fatto quel tratto dove sono stati più veloci di te, intanto si scherza e magari si brinda insieme ai tempi di una volta”. Un'edizione come quella di Camerino è stata speciale. “C'erano più di 400 moto – spiega Tortoli-. Il parco partenti è incredibile, anche solo per la varietà delle moto che si vedono, per la passione che si respira. Per me poi è speciale correre con due compagni come Giorgio e Tullio, più in generale con i grandi campioni di una volta. Io che vengo dal Gruppo 5 non ho il loro pedigree, ma ho la possibilità di confrontarmi con grandi nomi e farmi valere in una competizione che dà grande soddisfazione”.