Alvaro Bautista, ecco chi è il campione che ha vinto nel motomondiale e in sbk
Lo spagnolo ha conquistato il titolo 16 anni dopo il suo successo in 125. Veloce ma spesso incostante, dopo la delusione del 2019 è riuscito a reinventarsi come pilota iper-affidabile e capace di gestire al meglio il grande potenziale della Panigale
Alvaro Bautista da oggi fa parte di un circolo davvero esclusivo: come Max Biaggi e John Kocinski, può vantare un titolo tanto nel motomondiale quanto nella superbike. È il giusto merito per un pilota non più giovanissimo – compirà 38 anni il prossimo 21 novembre- ma decisamente longevo e sempre veloce.
Ottimi risultati
Vincere in superbike non è semplice per chi viene dal motomondiale: vuoi perché spesso il passaggio viene fatto a fine carriera, vuoi perché i prototipi e le derivate di serie si guidano davvero in maniera differente. Bautista però è riuscito nell'impresa dove hanno fallito altri suoi colleghi più o meno famosi (vedi Melandri o Bradl, giusto per fare due nomi del recente passato). Rispetto a Biaggi che ha vinto 6 titoli o John Kocinski che ne ha conquistati 2, Bau Bau ha però vissuto un digiuno molto più lungo: ben 16 anni tra l'alloro nella 125 e quello nella superbike.
Una carriera altalenante
Figlio di un meccanico di Talavera de la Reina, Bautista si laurea campione nazionale della 125 nel 2003 e nello stesso anno corre anche la sua prima stagione completa nel mondiale, con un quarto posto come miglior risultato. L'anno successivo conquista i suoi primi 3 podi, quindi la battuta d'arresto del 2005, quando con la Honda fatica parecchio. Tornato all'Aprilia nel 2006, vince il titolo, e l'anno dopo passa in 250. Sono le stagioni di Lorenzo e Dovizioso, ma Alvaro non delude e anzi spesso riesce a inserirsi nella lotta. Nel suo anno da rookie conquista 2 vittorie e altri 5 podi. Gigi Dall'Igna inizia ad apprezzarne le sue qualità in quelle stagioni, ma il mondiale non arriva.
Nel 2010 Alvaro passa in MotoGP, con una discreta stagione da rookie e un secondo anno meno brillante, ma la Suzuki non è una moto facile. Nel 2012 Bautista si trasferisce al team Gresini, dove gli viene affidata una RC213V, e con la Honda conquista una pole e un paio di podi. Le moto clienti non sono il massimo per un pilota che punta in alto, tanto più se si guarda alle Honda di quegli anni.
Gresini lo porta con sé nell'avventura in Aprilia, ma la moto non è mai competitiva e Bautista vede la sua carriera compromettersi. Alvaro è comunque un pilota apprezzato e le sue due ultime stagioni le corre nel team Aspar, dove ottiene discreti piazzamenti. In occasione del gp d'Australia del 2018 sostituisce Jorge Lorenzo sulla Desmosedici ufficiale e conquista subito un quarto posto, arrivando vicino ad Andrea Dovizioso. In Ducati decidono così di puntare su di lui per la superbike.
L'incredibile accade
Il resto è storia recente: nel 2019 vince le prime 11 gare della stagione con la Panigale, ma poi crolla inspiegabilmente e perde un campionato che sembrava in cassaforte. L'amarezza per la disfatta lo porta a scegliere un ricco contratto con Honda, che ha pronta la nuova CBR1000RR-R. L'arma del riscatto si rivela però decisamente poco competitiva e dopo il biennio in HRC, Alvaro torna in Ducati. Quest'anno corre con giudizio, e pur senza strafare vince 14 gare, conquista altri 15 podi e si ritira solo due volte. Da pilota vincente ma incostante, Bautista si trasforma in un computer che non sbaglia mai.
Senza clamori
Bautista ha un look un tantino eccentrico, ma un carattere per niente aggressivo e anzi gentile. In pista qualche volta - soprattutto in passato- è andato sopra le righe, ma non è mai stato polemico e anche in questi ultimi anni di superbike non è mai stato l'origine di discussioni fuori luogo. Sposato con la meravigliosa modella Grace Barroso, è padre di due bambine. Dalla settimana prossima potrà godersi un inverno sereno: titolo in tasca e contratto per il 2023 con il team Aruba già in tasca da tempo. L'anno prossimo debutterà anche la nuova Panigale, e Alvaro ha tutte le carte in regola per un bis mondiale.