Africa Race 2019: oggi ci si imbarca per il Marocco
Questa sera la carovana dell’Africa Race si imbacherà alla volta del Marocco. La gara inizierà il primo gennaio, in Mauritania ci saranno le tappe che faranno la differenza, ma non bisognerà mai abbassare la guardia: nelle maratone africane basta una piccola distrazione per mandare in fumo mesi di dura preparazione
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Off-Road
Oggi si parte
Il parc fermé ieri ha accolto gli ultimi mezzi e oggi la partenza con la passerella di Montecarlo ha dato ufficialmente il via all'Africa Eco Race 2019. La lista partenti si è fatta definitiva: sono una cinquantina le moto registrate, mezzi che prima di sera saranno imbarcati sul traghetto per il Marocco. Tre le categorie di cilindrata: sotto 450cc, sopra 450cm3 e bicilindrici oltre i 700cm3. I piloti più quotati sono nella prima categoria, con KTM a farla da padrone (più un paio di Husqvarna), ma non mancano Honda (occhio a Simone Agazzi), Betamotor e anche tre Yamaha, con la tabella 103 di Alessandro Botturi da segnare sul taccuino. SWM e la Yamaha (portata a 480cc) di Franco Picco rendono la “oltre” una categoria molto italiana, mentre i pochi bicilindrici presenti sono ancora KTM e la Honda Africa Twin del coraggioso britannico Lee Salt.
Per vedere davvero i mezzi in gara però bisognerà aspettare l’1 gennaio, precisamente, quando la Nador/La Momie aprirà le danze di questo rally durissimo e affascinante. Dodici le tappe che attenderanno i concorrenti: 4mila chilometri di prove speciali, altri 2mila di trasferimenti, un solo giorno di riposo. La via per Dakar è decisamente lunga, il motto della gara recita sulle tracce di Thierry Sabine. Per seguire appieno la strada tracciata dal fondatore della Parigi-Dakar, piloti ed equipaggi dovranno superare le prime 6 tappe in Marocco, altre 5 in Mauritania e l'ultima in Senegal, con l'arrivo sulla mitica spiaggia del lago rosa. È opinione di molti che la gara si vinca in Mauritania, ma che la si possa perdere anche prima: un giorno da segnare sul taccuino è sicuramente l'8 gennaio: settima tappa, Chami/Gare du Nord. Saranno 500 chilometri di sabbia prima di mettere le moto in parco chiuso senza possibilità di assistenza. Ben 480km di speciale sul totale, il polso destro che dovrà giostrarsi tra la tentazione di dare gas e la necessità di portare la moto salva a fine giornata. Ma di tappe lunghe ce ne saranno parecchie, come la quinta, da Fort Chacal a Dakhla: i 638 chilometri con 419 di speciale faranno sospirare a tutti il successivo giorno di riposo. La speciale più lunga sarà invece nella quarta tappa: 493 km. I piloti correranno in parte su fondo di roccia lungo le rive dello Oued Draa fino ad uscire definitivamente dalle zone montuose dell'Alto Atlante, in parte su sabbia fino al bivacco di Fort Chacal. Come ci ha detto Picco ieri prima del briefing: «L'Africa Race è ancora una gara dove l'esperienza conta quanto e a volte più del polso». Un concetto da tenere bene a mente per arrivare a tagliare l'ambito traguardo di Dakar.
Il parc fermé ieri ha accolto gli ultimi mezzi e oggi la partenza con la passerella di Montecarlo ha dato ufficialmente il via all'Africa Eco Race 2019. La lista partenti si è fatta definitiva: sono una cinquantina le moto registrate, mezzi che prima di sera saranno imbarcati sul traghetto per il Marocco. Tre le categorie di cilindrata: sotto 450cc, sopra 450cm3 e bicilindrici oltre i 700cm3. I piloti più quotati sono nella prima categoria, con KTM a farla da padrone (più un paio di Husqvarna), ma non mancano Honda (occhio a Simone Agazzi), Betamotor e anche tre Yamaha, con la tabella 103 di Alessandro Botturi da segnare sul taccuino. SWM e la Yamaha (portata a 480cc) di Franco Picco rendono la “oltre” una categoria molto italiana, mentre i pochi bicilindrici presenti sono ancora KTM e la Honda Africa Twin del coraggioso britannico Lee Salt.
Per vedere davvero i mezzi in gara però bisognerà aspettare l’1 gennaio, precisamente, quando la Nador/La Momie aprirà le danze di questo rally durissimo e affascinante. Dodici le tappe che attenderanno i concorrenti: 4mila chilometri di prove speciali, altri 2mila di trasferimenti, un solo giorno di riposo. La via per Dakar è decisamente lunga, il motto della gara recita sulle tracce di Thierry Sabine. Per seguire appieno la strada tracciata dal fondatore della Parigi-Dakar, piloti ed equipaggi dovranno superare le prime 6 tappe in Marocco, altre 5 in Mauritania e l'ultima in Senegal, con l'arrivo sulla mitica spiaggia del lago rosa. È opinione di molti che la gara si vinca in Mauritania, ma che la si possa perdere anche prima: un giorno da segnare sul taccuino è sicuramente l'8 gennaio: settima tappa, Chami/Gare du Nord. Saranno 500 chilometri di sabbia prima di mettere le moto in parco chiuso senza possibilità di assistenza. Ben 480km di speciale sul totale, il polso destro che dovrà giostrarsi tra la tentazione di dare gas e la necessità di portare la moto salva a fine giornata. Ma di tappe lunghe ce ne saranno parecchie, come la quinta, da Fort Chacal a Dakhla: i 638 chilometri con 419 di speciale faranno sospirare a tutti il successivo giorno di riposo. La speciale più lunga sarà invece nella quarta tappa: 493 km. I piloti correranno in parte su fondo di roccia lungo le rive dello Oued Draa fino ad uscire definitivamente dalle zone montuose dell'Alto Atlante, in parte su sabbia fino al bivacco di Fort Chacal. Come ci ha detto Picco ieri prima del briefing: «L'Africa Race è ancora una gara dove l'esperienza conta quanto e a volte più del polso». Un concetto da tenere bene a mente per arrivare a tagliare l'ambito traguardo di Dakar.
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