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Un giro in moto può costare il licenziamento

Se ci si assenta dal lavoro per malattia non si può fare un giro in motocicletta, anche se lo si ritiene “salutare”. In caso di controllo si rischia il licenziamento. È quanto ha deciso la Cassazione, che ha affermato che un giro in moto potrebbe ritardare la guarigione
Un medico, malato di artrosi all’anca, si era concesso come terapia un salutare giro in moto. Scoperto dalla clinica privata dove prestava servizio, era stato licenziato. Nella prima fase giudiziaria, i giudici d’appello avevano revocato il licenziamento, sostenendo che l’aver guidato la moto e l’essersi recato al mare per fare dei bagni, non risultavano attività in contrasto con gli obblighi di cure e riposo e che, quindi, potessero pregiudicare la guarigione. Di diverso avviso è stata la Cassazione, a cui si è rivolta la clinica privata, sostenendo che l’utilizzo della motocicletta durante l’assenza dal lavoro per malattia, al fine di recarsi al mare, non poteva considerarsi atteggiamento consono allo stato di malattia.
La Cassazione (Corte di Cassazione, Sezione Lavoro civile, Sentenza 21 aprile 2009, n. 9474), più in dettaglio, ha affermato che l’utilizzo della motocicletta denota scarsa attenzione alla propria salute, e ai doveri di cura, ritardando la guarigione. Gli stessi giudici, convinti che la moto non avesse arrecato beneficio alcuno al centauro, hanno quindi confermato il licenziamento. Si evidenzia, inoltre, che lo stesso giorno il centauro, dopo essersi fatto il bagno al mare, aveva raggiunto un’altra azienda in cui svolgeva la seconda attività in qualità di direttore sanitario. Ma in realtà il secondo lavoro non è risultato influente ai fini della decisione, poiché il primo impiego veniva svolto in orario part-time. Per la Cassazione, il fatto di mettersi in sella e di recarsi in spiaggia rappresentano indici di una scarsa attenzione, da parte del centauro, nei riguardi della propria salute e dei relativi doveri di cura e di guarigione. Ciò, tuttavia, appare in contrasto al pensiero di ogni motociclista, secondo il quale l’attività ludica del motociclismo rappresenta una buona medicina.
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