Stop a diesel e benzina: per l'Italia è no, per la Germania forse. La partita rimane aperta
Necessaria per il via libera finale al regolamento europeo che prevede lo stop dei motori diesel e benzina entro il 2035, la discussione in parlamento slitta ulteriormente al 7 di marzo. Insieme all’Italia sul no ci sono la Polonia e, forse, anche la Germania, dubbiosa sul da farsi ma sempre più vicina alla posizione di Roma
Tutto congelato
Rimandato a venerdì 3 marzo a seguito del “no” già annunciato dal governo italiano, il Consiglio per l'adozione del regolamento sulle emissioni di Co2 per i auto e mezzi da lavoro è ulteriormente slittato al 7 del mese. Un mossa che serve a “prendere tempo” in una situazione ancora incerta, con Italia, Germania, Polonia e Bulgaria “dubbiose” sul da farsi. La questione è complicata: al no dell’Italia, che fino a poco fa aveva in realtà espresso parere positivo riguardo il bando dei motori diesel e benzina dal 2035 salvo pori ritrattare per una “transizione economicamente sostenibile e socialmente equa”, si è aggiunto, almeno in parte, quello espresso dalla Germania, ancora dubbiosa sul da farsi ma convinta anch’essa della necessità di trovare una soluzione intermedia o perlomeno più morbida, quale per esempio quella offerta dai cosiddetti e-fuel. Un fronte che è andato via via allargandosi fino a coinvolgere la Polonia, formalmente (e da sempre) contraria al bando e la Bulgaria, astenutasi durante la votazione ma ad oggi, spalleggiata da paesi ben più influenti, più vicina al no che al sì. Di fatto dunque la decisione definitiva riguardo allo stop della produzione dei motori termici al 2025 rimane congelata: “non è stata confermata alcuna data”, ha a tal proposito annunciato la Svezia, attualmente di turno nella presidenza del consiglio europeo.
La posizione italiana
Il nostro paese, lo ricordiamo, aveva in precedenza votato a favore della risoluzione, cioè dello stop ai motori termici, salvo poi ritrattare col cambio di Governo e, di fatto, spostarsi tra i paesi contrari.
“L’Italia - ha chiarito il ministro delle imprese e del made in Italy Urso - vota contro come segnale per quanto riguarda tutta l'attività che la Commissione, le istituzioni europee faranno, faremo insieme a loro, nei prossimi mesi che riguarderà gli altri dossier che sono ancora aperti, non soltanto quelli inerenti l'automotive ma anche quelli inerenti, per esempio, il packaging, piuttosto che l'ecotessile. Dossier nei quali noi chiediamo ragionevolezza”.
Germania in bilico
Meno “netta” la posizione della Germania, che - ago della bilancia - rimane ad oggi ancora in bilico tra l’una e l’altra opzione, cioè per il sì o per il no. Il partito liberale, che fa parte della coalizione di governo, ha frenato sulla decisione, aprendo un problema nella maggioranza, di cui fanno parte Spd e verdi, decisamente più propensi per un via libera allo stop del 2035.
La Francia è per il sì
Decisamente più convinta la Francia, che non ritratta ed anzi conferma (almeno per ora) la votazione dello scorso febbraio: “Stiamo lavorando sui dettagli per assicurarci che questo impegno comune sia in vigore quando dovrà essere in vigore”, ha detto l ministro francese dell’Industria Roland Lescure, che ha poi aggiunto: “l’industria si sta organizzando per trovare il giusto percorso, ma questo deve essere in linea con l’obiettivo che abbiamo deciso tutti insieme e che i consumatori e i nostri cittadini stanno aspettando”.
Polonia e Bulgaria rafforzano l’ala contraria
Meno “influenti” di Italia e Germania, Polonia e Bulgaria vanno comunque ad impolpare le fila dei no. Come accennato sopra, la Polonia rimane sulla posizione già più volte confermata, cioè per il no allo stop entro il 2035, mentre la Bulgaria, astenutasi durante la votazione, sembrerebbe aver trovato nell’Italia e, forse, anche nella Germania, solidi alleati per schierarsi anche lei tra i contrari.