Spostamenti tra regioni, chi vuole aprire e chi no
Da decreto, a partire dal 3 giugno sarà nuovamente possibile spostarsi da una regione all’altra. Le cose però non sono così semplici. Il Governo dovrà mediare tra “aperturisti” e chi invece vuole quarantene e passaporti sanitari per i turisti del nord. Si deciderà durante il weekend
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Spostamenti tra regioni
A solo un (lungo) weekend prima dell’ora X - quando cioè, da Decreto, dovrebbe nuovamente essere possibile spostarsi liberamente da una regione all’atra - il governo si trova impegnato nella mediazione tra due posizioni apparentemente inconciliabili. Da una parte ci sono gli “aperturisti”, cioè i presidenti di regione che vogliono aprire, dall’atra quelli preoccupati dal possibile liberi tutti e dall’arrivo di cittadini potenzialmente contagiati. Alfieri del primo schieramento la Lombardia, il Veneto, la Liguria ed il Piemonte, cioè alcune delle regioni più colpite dalla pandemia. Benché tornati a crescere - specialmente in Lombardia - i numeri dei contagi lasciano però sperare in un netto miglioramento: Fontana s’è detto ottimista e “convinto che dal 3 giugno i lombardi saranno liberi di circolare in tutta Italia”, Zaia speranzoso che dalla stessa data “le regioni possano aprire e ci sia libera circolazione”, Toti pronto ad accogliere i lombardi e i piemontesi che hanno casa al mare. A “capeggiare” il secondo schieramento ci sono invece i governatori di Sardegna e Sicilia: Solinas, già aspramente criticato da buona parte del governo, persegue l’idea del passaporto sanitario, ovvero un certificato che garantisca la negatività al Covid. Ipotesi già criticata da molti governatori e sindaci (uno su tutti Giuseppe Sala) e tra l’latro bocciata dal ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia - “è incostituzionale”- e dal ministro della Salute Speranza. Ciò nonostante, il governatore sembrerebbe deciso a portare avanti l’idea, appoggiato dal collega siciliano Nello Musumeci che, per verificare i dati dei contagi, ha firmato una ordinanza per non riaprire i confini regionali prima del 7 giugno. Segue a ruota il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, secondo cui al momento “non ci sono le condizioni per consentire liberamente uno spostamento dalla Lombardia e dal Piemonte”. La Puglia, altra regione che “rischia” d’essere presa d’assalto dai turisti del nord, rimane invece in attesa di conoscere dal Governo l’esigenza o meno di disporre una quarantena per persone provenienti dalle regioni più a rischio. Mentre Calabria, Lazio, Umbria, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e, pur con qualche riserva anche la Toscana, vanno ad impolpare le schiere degli aperturisti convinti, rimangono più “caute” - cioè in attesa dei report sanitari - il Molise, la Basilicata, la Campania e l’Emilia-Romagna. In ogni caso, come accennato sopra, prima del weekend, “almeno fino a domenica” come ribadito dal governo, non verrà presa alcuna decisione: oggi, venerdì 29, saranno disponibili i dati del monitoraggio nazionale sulle regioni, ma gli esperti hanno chiesto ulteriori 24-36 ore per poter valutare anche i numeri relativi al weekend scorso. Se ne parlerà lunedì.
A solo un (lungo) weekend prima dell’ora X - quando cioè, da Decreto, dovrebbe nuovamente essere possibile spostarsi liberamente da una regione all’atra - il governo si trova impegnato nella mediazione tra due posizioni apparentemente inconciliabili. Da una parte ci sono gli “aperturisti”, cioè i presidenti di regione che vogliono aprire, dall’atra quelli preoccupati dal possibile liberi tutti e dall’arrivo di cittadini potenzialmente contagiati. Alfieri del primo schieramento la Lombardia, il Veneto, la Liguria ed il Piemonte, cioè alcune delle regioni più colpite dalla pandemia. Benché tornati a crescere - specialmente in Lombardia - i numeri dei contagi lasciano però sperare in un netto miglioramento: Fontana s’è detto ottimista e “convinto che dal 3 giugno i lombardi saranno liberi di circolare in tutta Italia”, Zaia speranzoso che dalla stessa data “le regioni possano aprire e ci sia libera circolazione”, Toti pronto ad accogliere i lombardi e i piemontesi che hanno casa al mare. A “capeggiare” il secondo schieramento ci sono invece i governatori di Sardegna e Sicilia: Solinas, già aspramente criticato da buona parte del governo, persegue l’idea del passaporto sanitario, ovvero un certificato che garantisca la negatività al Covid. Ipotesi già criticata da molti governatori e sindaci (uno su tutti Giuseppe Sala) e tra l’latro bocciata dal ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia - “è incostituzionale”- e dal ministro della Salute Speranza. Ciò nonostante, il governatore sembrerebbe deciso a portare avanti l’idea, appoggiato dal collega siciliano Nello Musumeci che, per verificare i dati dei contagi, ha firmato una ordinanza per non riaprire i confini regionali prima del 7 giugno. Segue a ruota il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, secondo cui al momento “non ci sono le condizioni per consentire liberamente uno spostamento dalla Lombardia e dal Piemonte”. La Puglia, altra regione che “rischia” d’essere presa d’assalto dai turisti del nord, rimane invece in attesa di conoscere dal Governo l’esigenza o meno di disporre una quarantena per persone provenienti dalle regioni più a rischio. Mentre Calabria, Lazio, Umbria, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e, pur con qualche riserva anche la Toscana, vanno ad impolpare le schiere degli aperturisti convinti, rimangono più “caute” - cioè in attesa dei report sanitari - il Molise, la Basilicata, la Campania e l’Emilia-Romagna. In ogni caso, come accennato sopra, prima del weekend, “almeno fino a domenica” come ribadito dal governo, non verrà presa alcuna decisione: oggi, venerdì 29, saranno disponibili i dati del monitoraggio nazionale sulle regioni, ma gli esperti hanno chiesto ulteriori 24-36 ore per poter valutare anche i numeri relativi al weekend scorso. Se ne parlerà lunedì.
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