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Senna 26 anni dopo: un campione con la Rossa (a due ruote) nel cuore

Il 1 maggio 1994 il campione brasiliano se ne andava con l'incidente al Tamburello di Imola. Il fenomeno della Formula 1 era un grande appassionato di moto: il matrimonio con la Ferrari non si concretizzò mai, ma l'amore con Ducati fu invece decisamente più fortunato
Da un quarto di secolo a questa parte il 1 maggio non è solo la festa dei lavoratori, ma anche la triste ricorrenza che si celebra dal 1995, il primo anno dalla scomparsa di Ayrton Senna. Il campione brasiliano impattò contro il muro del Tamburello di Imola alle 14.17 della domenica del Gran Premio di San Marino: la sua vita se ne andò pochi minuti dopo, lasciando agli appassionati di Formula 1 quel vuoto che i più grandi di ogni sport hanno impresso come negativo a lungo termine delle loro grandi imprese.

Un leader difficile
Senna oggi è celebrato giustamente come uno dei più grandi piloti di ogni epoca, anche se al tempo, almeno in Italia, era una figura che accendeva sentimenti contrapposti. La Ferrari aveva pochi anni prima ingaggiato Prost, polarizzando le simpatie (brevi, a dire il vero) dei tifosi sul transalpino. Inoltre i successivi tentativi dei manager di Maranello per portare a più riprese Ayrton in rosso non avevano avuto alcun successo. Ma Senna era uno di quei campioni che si guadagnano, se non l'affetto, almeno una stima proporzionata alla grandezza delle loro gare, corse al confine tra mito e realtà. Dopo il 1 maggio 1994 la Formula 1 cambiò e il suo leader divenne quasi istantaneamente Michael Schumacher, che invece la sfida Ferrari la abbracciò solo due anni più tardi. Ma un filo rosso che legava Ayrton al nostro Paese c'era, e riguardava proprio le due ruote.

Passione vera
L'amore di Senna per le moto era noto a molti già da tempo, ma divenne palese a tutti proprio nell'anno della sua scomparsa. Nel marzo del 1994, durante una sessione pre-stagionale di prove proprio sul circuito di Imola, Senna firmò il contratto che legava il suo nome a quello di Ducati per la commercializzazione di una versione della neonata 916 griffata con il proprio marchio. L'accordo era stato favorito dal rapporto di amicizia che già legava il pilota a Giovanni Castiglioni, presidente del gruppo Cagiva, di cui al tempo Ducati faceva parte. Venne annunciata la produzione di 300 esemplari esclusivi della versione SP, allestita con una grafica rosso e antracite scelta personalmente dal pilota brasiliano. La fondazione che portava il suo nome era stata costituita da Senna per raccogliere denaro e promuovere attività con l'obiettivo di appianare le diseguaglianze sociali. Ayrton veniva da una famiglia agiata ed era rimasto molto legato al Brasile, un Paese che incarnava profonde contraddizioni e intrappolato nel perenne contrasto tra ricchezza e povertà. Dopo la sua morte la sorella Viviane (di due anni maggiore) prese le redini dell'istituto che presiede tuttora.

Il mito nel tempo
Il successo della moto fu tale che furono prodotte anche altre due serie della speciale 916, nel 1997 e nel 1998 e sempre in 300 esemplari, con i colori scelti da Leonardo, fratello minore di Ayrton. Nel 2013, a poco meno di vent’anni dalla scomparsa di Ayrton, venne realizzata invece per il mercato brasiliano una Panigale 1199 S Senna, prodotta in 161 esemplari, tanti quante le gare a cui prese parte il campione nella sua carriera in F1.
Prima della 916, Senna inoltre era già possessore di una 851, celebre partner in alcuni scatti che la vedono amorevolmente lucidata da Ayrton. Inoltre gli venne consegnata la prima Ducati Monster 900 mai prodotta, l'esemplare con la matricola 000001. Nel 2002 fu realizzata una versione speciale dedicata proprio a Senna, con cerchi Marchesini rossi a 5 razze e nell’esclusiva colorazione grigio titanio. Nel 2003 la colorazione Senna fu resa disponibile su tutte le versioni: 620, 800, 1000 ed S4.

La velocità come marchio
Senna, che quest'anno avrebbe compiuto 60 anni, amava le moto nella loro essenza più profonda: la velocità. Ma Ayrton godeva le due ruote anche per la sensazione di libertà che regalano e non era raro vederlo in sella nella sua Monte Carlo (girano ancora scatti quotidiani e di una celebre premiazione). Senna era anche un grande appassionato di tecnica motoristica e si può ben capire perché, nonostante un rapporto anche professionale di molti anni con Honda, la sua passione finì per abbracciare Ducati e il sogno rosso italiano. Almeno a due ruote.
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