Paul Smart morto in un incidente in moto. Vinse la prima 200 Miglia di Imola
Se ne va così un pezzo di storia della Ducati, un pilota che era apparso nel Motomondiale soltanto per sette anni e saltuariamente, sia pure con buoni risultati; ma quella vittoria di Imola nel 1972, davanti a Bruno Spaggiari, lo ha lanciato nella leggenda
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A causa di un incidente stradale in moto è scomparso Paul Smart, il pilota britannico reso famosissimo dalla vittoria in sella a una Ducati nella prima 200 Miglia di Imola. Il sinistro è avvenuto in Gran Bretagna ieri, 27 ottobre, fra l’East e il Kent: all’età di 78 anni Smart era ancora in ottima forma, girava regolarmente in moto ed è caduto violentemente a terra per cause che la polizia sta ancora indagando; non si sa se nell’incidente siano stati coinvolti altri veicoli.
200 Miglia da leggenda
Se ne va così un pezzo di storia della Ducati, un pilota che era apparso nel Motomondiale soltanto per sette anni – dal 1968 al 1974 – e saltuariamente, sia pure con buoni risultati; ma quella vittoria di Imola lo ha lanciato nella leggenda.
Era nato il 23 aprile 1943 nel paesino di Eynsford e aveva cominciato a correre a un’età che per quei tempi era piuttosto giovane, meno di vent’anni, in sella alle grosse bicilindriche inglesi. La grinta non gli mancava ma nemmeno le cadute… Il primo risultato internazionale di rilievo fu il secondo posto al Production TT 750 del 1967 alle spalle di un campione come John Hartle. Negli anni successivi esordì nel Mondiale ma il suo impegno fu nelle gare nazionali, mentre nella serie iridata si limitò a sporadiche apparizioni, salendo però numerose volte sul podio: terzo nei GP Finlandia e Ulster 250 1970, secondo nel GP Svezia 250 1971, mentre in 350 fu terzo al Tourist Trophy 1970, e nel 1971 ottenne due secondi posti in Germania Est e Svezia, e un terzo in Germania Ovest. Correva con delle Yamaha privatissime; alla classe 500 si dedicò un po’ di più prima con una Norton e poi con una Seeley, tra il 1969 e il 1970, collezionando molti più ritiri che risultati. Le cose migliori le fece nell’Endurance: corse con le BSA-Triumph, che allora facevano parte dello stesso Gruppo, e vinse il Bol d’Or nel 1970.
Mitico 1972
L’anno di gloria fu il 1972, quando venne chiamato a correre il campionato americano con le Kawasaki 750 e fu ingaggiato dalla Ducati per la 200 miglia di Imola. Lui e il compagno di squadra Bruno Spaggiari fecero tutta la gara insieme ma all’ultimo giro l’italiano dovette rallentare perché era rimasto senza benzina e Smart conquistò un successo epico. A seguito di quella vittoria venne schierato anche nel GP delle Nazioni con la Ducati 500 e conquistò un quarto posto.
Era cognato di Barry Sheene avendone sposato la sorella Maggie, e probabilmente fu grazie ai suoi buoni uffici che nel 1974 entrò nella squadra ufficiale della Suzuki che portava all’esordio la 500 4 cilindri in quadrato. Quel progetto avrebbe portato una pioggia di titoli iridati ma ai tempi di Smart era ancora molto acerbo e il pilota britannico collezionò soltanto sei ritiri. Alla fine dell’anno successivo, il 1975, si ritirò dalle corse; la tradizione di famiglia è stata portata avanti dal figlio Scott, a sua volta pilota di discreto livello, prima, e tuttora direttore tecnico del mondiale Superbike.
200 Miglia da leggenda
Se ne va così un pezzo di storia della Ducati, un pilota che era apparso nel Motomondiale soltanto per sette anni – dal 1968 al 1974 – e saltuariamente, sia pure con buoni risultati; ma quella vittoria di Imola lo ha lanciato nella leggenda.
Era nato il 23 aprile 1943 nel paesino di Eynsford e aveva cominciato a correre a un’età che per quei tempi era piuttosto giovane, meno di vent’anni, in sella alle grosse bicilindriche inglesi. La grinta non gli mancava ma nemmeno le cadute… Il primo risultato internazionale di rilievo fu il secondo posto al Production TT 750 del 1967 alle spalle di un campione come John Hartle. Negli anni successivi esordì nel Mondiale ma il suo impegno fu nelle gare nazionali, mentre nella serie iridata si limitò a sporadiche apparizioni, salendo però numerose volte sul podio: terzo nei GP Finlandia e Ulster 250 1970, secondo nel GP Svezia 250 1971, mentre in 350 fu terzo al Tourist Trophy 1970, e nel 1971 ottenne due secondi posti in Germania Est e Svezia, e un terzo in Germania Ovest. Correva con delle Yamaha privatissime; alla classe 500 si dedicò un po’ di più prima con una Norton e poi con una Seeley, tra il 1969 e il 1970, collezionando molti più ritiri che risultati. Le cose migliori le fece nell’Endurance: corse con le BSA-Triumph, che allora facevano parte dello stesso Gruppo, e vinse il Bol d’Or nel 1970.
Mitico 1972
L’anno di gloria fu il 1972, quando venne chiamato a correre il campionato americano con le Kawasaki 750 e fu ingaggiato dalla Ducati per la 200 miglia di Imola. Lui e il compagno di squadra Bruno Spaggiari fecero tutta la gara insieme ma all’ultimo giro l’italiano dovette rallentare perché era rimasto senza benzina e Smart conquistò un successo epico. A seguito di quella vittoria venne schierato anche nel GP delle Nazioni con la Ducati 500 e conquistò un quarto posto.
Era cognato di Barry Sheene avendone sposato la sorella Maggie, e probabilmente fu grazie ai suoi buoni uffici che nel 1974 entrò nella squadra ufficiale della Suzuki che portava all’esordio la 500 4 cilindri in quadrato. Quel progetto avrebbe portato una pioggia di titoli iridati ma ai tempi di Smart era ancora molto acerbo e il pilota britannico collezionò soltanto sei ritiri. Alla fine dell’anno successivo, il 1975, si ritirò dalle corse; la tradizione di famiglia è stata portata avanti dal figlio Scott, a sua volta pilota di discreto livello, prima, e tuttora direttore tecnico del mondiale Superbike.
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