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Omologazioni dei caschi da corsa ancora più severe

Già da qualche anno la Federazione Motociclistica Internazionale – FIM ha introdotto un nuovo standard di sicurezza per i caschi da usare in pista, ovviamente con l’obiettivo di elevare il livello di protezione. Nel giugno 2019 è stata concessa la prima omologazione FRHPhe-01 a un casco per la MotoGP e nel gennaio 2020 per tutte le altre competizioni.

Ancora più capillare

La serie dei collaudi prevede una valutazione della protezione contro gli impatti lineari a bassa, media e alta velocità, nonché gli impatti obliqui e la penetrazione. Sono 38 i caschi che hanno ottenuto l’omologazione FIM, presentati da 22 produttori diversi. Il lavoro ha dato risultati più che soddisfacenti: dopo quattro anni di corse è stato rilevato un drastico aumento del livello di sicurezza dei piloti. Ora si passa alla fase 2 che si estende anche ai caschi da fuoristrada, allargandosi a discipline come Motocross, Enduro, Speedway e Cross-Country. La normativa FRHPhe-02 definisce uno standard ancora più rigoroso di quelli già esistenti, superando il precedente FRHPhe-01 e gli UN ECE 22.06, Snell M2020, JIS T8133). Sono previsti limiti più severi, nuove prove di impatto e nuovi test: urti contro incudini oblique ed emisferiche per valutare le sollecitazioni rotazionali generata negli impatti, un test di rimozione rapida dei guanciali e l’introduzione di un criterio di frattura del cranio. Il nuovo livello di omologazione sarà semplicemente raccomandato a partire dal 2025 e diventerà obbligatorio per i piloti FIM a partire dal 2026, esclusi la specialità del Trial e i record di velocità con moto carenate; un’etichetta di omologazione FIM (TBD) cucita al cinturino indicherà la conformità alla nuova normativa, e conterrà un codice QR attraverso il quale sarà possibile ottenere informazioni relative alle caratteristiche del casco e alla validità dell’omologazione.

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