Omicidio stradale: dal ddl sparisce l'ergastolo della patente
Depositato ieri in commissione Giustizia, il disegno di legge sul reato di omicidio stradale non convince, tutt’altro: nel testo del relatore Cucca (PD) non è infatti previsto l’ergastolo della patente per chi, ubriaco o drogato, provoca un incidente mortale, ma solo la sospensione della licenza. Il ritiro a vita sarebbe, secondo Cucca, “incostituzionale”
Image
News
La soluzione al problema
Dopo anni di discussioni e, purtroppo, tante vittime sulla strada (si parla di 3mila morti e 250mila feriti ogni anno, un terzo dei quali riconducibili ad alcol e droga), è stato depositato ieri in commissione Giustizia a Palazzo Madama il testo del disegno di legge sul reato di omicidio stradale. Ciò che però fa discutere e, anzi, indignare cittadini e associazioni è che, sembrerebbe, è stato deciso un cambio di rotta circa il cosiddetto ergastolo della patente: niente ritiro a vita, neppure nei casi più gravi.
Stando a quanto scritto dal Corriere, che riporta la spiegazione data dal relatore del Partito Democratico Cucca, l’ergastolo della patente è improponibile poiché “un simile meccanismo sanzionatorio, per la definitività dei suoi effetti, non appare difendibile sul piano della legittimità costituzionale”. Dunque, chi ubriaco o drogato dovesse provocare un incidente mortale, potrebbe tornare alla guida dopo un periodo di fermo da cinque a dodici anni, pena certamente inferiore a quanto auspicato (e promesso) dai più. Sono innumerevoli le dichiarazioni rilasciate nel corso degli ultimi mesi dai rappresentanti della politica e del Governo italiano, tutti convinti della necessità di aumentare le pene previste per un simile reato: “tra i nostri obiettivi del Patto di Governo fino al 2018, la proposta di una legge per introdurre una nuova fattispecie di reato, il reato di omicidio stradale. Perché la licenza di guida non si può trasformare in licenza di uccidere!” diceva il ministro dell’Interno, Angelino Alfano in data 23 febbraio, ricordando, solo un mese fa, come fosse arrivato “il momento di costruire una fattispecie di reato nuova, che abbia maggiore capacità sanzionatoria e serva da deterrente per indurre chi guida ad avere timore delle sanzioni”. Il deterrente di cui il leader di Ncd parlava sembrerebbe però non rispettare gli impegni presi sull’argomento dalla politica italiana, che, con il disegno di legge depositato ieri, inverte la direzione auspicata e promessa, cioè la certezza di una pena adeguatamente pesante per chi commette un simile reato. Il 24 marzo diverse associazioni, Asap in prima linea, sono scese in piazza per chiedere l’introduzione del reato con conseguenti pene adeguate; questa la risposta data loro.
Dopo anni di discussioni e, purtroppo, tante vittime sulla strada (si parla di 3mila morti e 250mila feriti ogni anno, un terzo dei quali riconducibili ad alcol e droga), è stato depositato ieri in commissione Giustizia a Palazzo Madama il testo del disegno di legge sul reato di omicidio stradale. Ciò che però fa discutere e, anzi, indignare cittadini e associazioni è che, sembrerebbe, è stato deciso un cambio di rotta circa il cosiddetto ergastolo della patente: niente ritiro a vita, neppure nei casi più gravi.
Stando a quanto scritto dal Corriere, che riporta la spiegazione data dal relatore del Partito Democratico Cucca, l’ergastolo della patente è improponibile poiché “un simile meccanismo sanzionatorio, per la definitività dei suoi effetti, non appare difendibile sul piano della legittimità costituzionale”. Dunque, chi ubriaco o drogato dovesse provocare un incidente mortale, potrebbe tornare alla guida dopo un periodo di fermo da cinque a dodici anni, pena certamente inferiore a quanto auspicato (e promesso) dai più. Sono innumerevoli le dichiarazioni rilasciate nel corso degli ultimi mesi dai rappresentanti della politica e del Governo italiano, tutti convinti della necessità di aumentare le pene previste per un simile reato: “tra i nostri obiettivi del Patto di Governo fino al 2018, la proposta di una legge per introdurre una nuova fattispecie di reato, il reato di omicidio stradale. Perché la licenza di guida non si può trasformare in licenza di uccidere!” diceva il ministro dell’Interno, Angelino Alfano in data 23 febbraio, ricordando, solo un mese fa, come fosse arrivato “il momento di costruire una fattispecie di reato nuova, che abbia maggiore capacità sanzionatoria e serva da deterrente per indurre chi guida ad avere timore delle sanzioni”. Il deterrente di cui il leader di Ncd parlava sembrerebbe però non rispettare gli impegni presi sull’argomento dalla politica italiana, che, con il disegno di legge depositato ieri, inverte la direzione auspicata e promessa, cioè la certezza di una pena adeguatamente pesante per chi commette un simile reato. Il 24 marzo diverse associazioni, Asap in prima linea, sono scese in piazza per chiedere l’introduzione del reato con conseguenti pene adeguate; questa la risposta data loro.
Aggiungi un commento