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Al Museo Ducati la 916 personale di Tamburini

Venticinque anni fa, grazie al genio di Massimo Tamburini, nasceva la Ducati 916, una sportiva che ha rivoluzionato il mondo delle sportive. Fino a gennaio 2020 al Museo Ducati è possibile vedere uno dei tre prototipi sui quali Tamburini sviluppò la 916 fino all’industrializzazione
Un mito in mostra
Nasceva 25 anni fa la Ducati 916, una moto che ha tracciato un solco fra l’impostazione stilistica delle moto sportive “prima” e “dopo”, frutto del genio di Massimo Tamburini. Nell’ambito delle celebrazioni di questa importante ricorrenza è stata esposta al Museo Ducati una 916 diversa da tutte le altre, perché è la 916 personale dello scomparso designer riminese, quella che lui stesso aveva guidato. Quella protagonista di un famoso aneddoto che vide Tamburini uscire in sella in una giornata di pioggia, per verificare al rientro come giravano i flussi d’aria in base alle gocce lasciate sulla carena. Si tratta di uno dei tre prototipi sui quali Tamburini sviluppò la 916 fino all’industrializzazione, avvenuta nel 1994, ed è stato possibile metterla in mostra grazie alla collaborazione della figlia del designer, Simona.
La differenza rispetto al prodotto di serie appare in numerosi dettagli, diversi dei quali vennero poi ripresi sulle 916 SP. La carrozzeria della moto di Tamburini  è quasi completamente in vetroresina mentre i convogliatori dell’aria, così come il parafango anteriore, l’airbox, i terminali di scarico e il portatarga sono in fibra di carbonio. Su questo esemplare ci sono diversi componenti racing, in particolare i cerchi a cinque razze in magnesio e il forcellone monobraccio alleggerito. Trattandosi di un prototipo, mancano invece gli indicatori di direzione e il tachimetro/contachilometri, che vennero definiti in un secondo tempo, così che la strumentazione della moto è ridotta all’indicatore dei giri motore ed all’indicatore della temperatura dell’acqua. La moto resterà in esposizione fino al 15 gennaio 2020.
 
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