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Motori Minarelli, prima licenziati e poi riassunti per le troppe commesse

Novità alla Motori Minarelli del gruppo Yamaha. Licenziati in 58 per la crisi di mercato e la mancanza di lavoro, 13 dipendenti vengono riassunti a tempo determinato: i sindacati non credono all’aumento degli ordini, giudicando la situazione “paradossale” e frutto di mala gestione e scarsa pianificazione
Licenziati e richiamati
Si torna a parlare della Motori Minarelli, di vicende sindacali e di lavoratori.  Una lunga storia, il cui ultimo capitilo sembrava essersi chiuso a fine 2017 con il licenziamento di 58 dipendenti. Una decisione motivata dalla controllata Yamaha con la crisi di mercato e la mancanza di ordini. Il licenziamento era inizialmente previsto per una settantina di persone e la vertenza era durata mesi; poi l’accordo con i sindacati: 58 licenziamenti e 75mila euro di incentivo economico per la perdita del posto.
Ora, la vicenda prende una piega “paradossale” per citare i sindacati, secondo i quali la realtà avrebbe questa volta superato la fantasia:  “L’azienda – dicono Fiom e Fim –  ha sempre dichiarato in tutte le sedi che il ridimensionamento del sito di Calderara e i conseguenti licenziamenti erano motivati dalla crisi del mercato degli scooter. E, invece, a soli 3 mesi dalla consegna delle lettere di licenziamento, sta richiamando una parte di quegli stessi lavoratori e lavoratrici, proponendo loro un contratto a tempo determinato per 4 mesi, perché non riesce ad evadere le commesse che ha nel portafoglio ordini”.
Complice forse l’arrivo della bella stagione, per l’azienda produttrice di moto e scooter c’è più lavoro e i 200 lavoratori attualmente impiegati presso la sede di Lippo di Caldera non bastano più: così, rispettando gli accordi firmati a fine 2017 che vincolavano l’azienda a riassumere gli ex-lavoratori in caso di aumento degli ordini,  s’è deciso di riassumerne 13 tra i 58 precedentemente licenziati.
L’assunzione è però a tempo determinato e la situazione, oltre che paradossale, secondo i sindacati - che non credono all’imprevisto aumento di ordini - frutto di una cattiva amministrazione: “oggi più che mai – concludono – alla Minarelli c’è bisogno di un sindacato serio e strutturato che eviti che la mala gestione e la scarsa pianificazione si scarichino lavoratrici e lavoratori”.
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